Cucina gourmet e realtà nipponica si incontrano in un gioco di contrasti e di fusioni verso una prospettiva aperta, apparentemente distaccata ed elegantemente ambiziosa.
Abbiamo intervistato il proprietario, Giuseppe Ferrara:
Ciao Giuseppe, come nasce 1Q84?
Lei conosce qualcuno che non mai sognato di fare questo lavoro? L’idea nasce da un intuito imprenditoriale di mio figlio Raffaele con cui collaboro nel ristorante. E’ stata una scommessa, un azzardo, per il posto in cui lo abbiamo creato, che ci ha appassionato per tempo …a cui non abbiamo saputo resistere, e siamo qua.
1Q84 è nel cuore della cittadina, incastrato nel Palazzo Baronale, abbracciato da piazza Maione, come avete scelto la location?
Come le dicevo prima, una scommessa è stata anche e soprattutto, il fatto di non aver voluto individuare strutture o location più a la page per il nostro desiderio di voler dare risalto ad uno dei centri storici più carini della provincia di Napoli. Andrebbe certamente valorizzato un pò di più. Noi abbiamo iniziato, speriamo che altri ci seguano. Il palazzo che ci ospita ha una storia che parte dal 1400 ed ha ospitato, baroni, duca e marchesi, ha una storia di tutto rispetto.
Le vetrine e le pareti dell’1Q84 sono spazi dedicati all’espressione, all’arte, all’immaginazione, come mai questa scelta?
La cucina è un’esperienza, che per quanto sia avvolgente ed intensa, non può essere considerata totalizzante, completa. Un esempio : Se mangia un buon piatto, in un posto in cui ci siano intorno a Lei delle belle opere d’arte, ascoltando contemporaneamente della buona musica, converrà con me che quel piatto lo percepirà in maniera più completa, più intensa, le rimarrà anche più impresso. Le sembrerà ancor più bello e buono, fatto salvo, ovviamente, per un piatto che non vale, in quel caso nè un quadro di Raffaello nè una musica di Ludovico Enaudi potrà farvi cambiare idea.
Questo spunto da subito ci ha incoraggiati a dare ospitalità ad artisti locali ed internazionali per esporre in maniera permanente o temporanea le loro opere. Abbiamo ospitato lo scultore Andrea di Girolamo, il fotografo Francesco D’aniello, di cui conserviamo ancora l’intera esposizione, l’artista Lello Esposito con i suoi busti di San Gennaro e le maschere di pulcinella, lo street artist Jorit ( con la famosa rappresentazione del maestro Sergio Bruni). La stessa filosofia ci ha spinto ad organizzare varie rassegne jazz, con Condorelli, Zamuner, de Tilla, Dean Bowan e tantissimi altri artisti famosi del panorama jazzistico nazionale ed internazionale.
Il nome del locale è quello del romanzo 1Q84 di Haruki Murakami cosa ti ha lasciato questo libro tanto da farti scegliere il nome del locale?
Se gli ho dedicato l’insegna di un locale, credo proprio che mi abbia lasciato molto. Un gran bel libro. Mi sono avvicinato alla letteratura giapponese con Banana Yoshimoto e scopro Murakami molto dopo. Di entrambi mi ha colpito il racconto “emozionale” del rapporto con il cibo, una costante di sottofondo dei loro scritti, in verità di più in Banana Hoshimoto.
1Q84 racconta narra di una storia di femminicidi e si intreccia con una storia d’amore , che si svolge tra due mondi paralleli, i due protagonisti, Tengo e Aomame, si amano, si cercano ma non si incontrano.
Il dualismo dei due mondi, delle due lune, che si legge nel libro, mi sembrava adatto ad interpretare l’idea imprenditoriale che volevamo mettere in piedi : due cucine, Italiana e nipponica, che si “amano” a distanza ma non si incontrano.
Inoltre anche il locale, nella sua struttura architettonica, richiama questa dualità perché è strutturato su due piani diversi quasi a volere richiamare i due mondi paralleli del romanzo di Murakami : Al piano terra il sushi ed oyster bar, gestito dal sushi master ed al primo piano, in una sorta di elegante privè, la Murakami Room, in cui si esprime lo chef Eduardo Estatico con la sua cucina.
Una volta varcata la soglia d’ingresso troviamo una raffigurazione di Sergio Bruni, realizzata per la serata inaugurale dallo street artist internazionale Jorit Agoch, cosa rappresenta per te questo cantautore, chitarrista e compositore napoletano?
E soprattutto un discorso identitario, Sergio Bruni è di Villaricca, ed è stato uno dei maggiori chansonnier del secolo scorso. Ai miei figli ho cantato le sue canzoni ed anche loro hanno imparato ad amarlo. Mi sembrava doveroso creare un link con il territorio, cosi come facciamo in cucina con la proposta dei prodotti del territorio ( vedi Fagiolo tondino di Villaricca che coltiviamo noi direttamente nel nostro orto) anche con la cultura. Può sembrare un paradosso, che in un locale dove nella playlist musicale si trova Cesaria Evora, Amalia Rodrigues o Etta Jones, poi ci sia l’immagine del re della melodia napoletana, ma credetemi non lo è affatto. Sergio Bruni è di quel livello. Tutti i maggiori artisti jazz che sono venuti a suonare nel nostro locale non sono mai andati via prima di essersi fatto un selfie davanti al suo quadro. Anche cantanti di musica rap come Gue Peque
no, molto distanti dalla melodia napoletana, non hanno resistito e si sono selfati davanti al quadro.
Come nasce il tuo connubio con Eduardo Estatico?
Eduardo, era sotto controllo per dire, abbiamo aspettato solo il momento opportuno per coinvolgerlo nel nostro progetto. Il suo stile e la sua idea di cucina sono in perfetta sintonia con quello che è la nostra idea di ristorazione.
Con Henrique invece è stato diverso. Dopo una prima fase, in cui abbiamo avuto uno chef giapponese, ci siamo convertiti ad una idea piu fusion. Il Brasile ed il Perù sono i due posti al mondo in cui meglio è stata contaminata la cucina giapponese. Noi abbiamo scelto il Brasile. Abbiamo sbagliato?
Per Eduardo, affermi che la tua cucina ha uno ” stile neoclassico che va sempre alla ricerca del contemporaneo”, ci racconti come?
La mia cucina parte da una base classica, viaggia attraverso un percorso emozionale, accompagnato dalla memoria del gusto, dalle mie esperienze in giro per lavoro e viaggi di piacere. Cerco la pulizia, l’essenzialità, un gusto verace, autentico, l’italianità nel piatto e il minimalismo Marchesiano. La creatività mi aiuta a leggere la tradizione in chiave contemporanea : da qui che nasce la mia cucina Neo-classica.
Troviamo per la tua sezione di menu, tre percorsi ce li descrivi?
I tre percorsi degustazione nascono da un’idea nata su misura per il locale, il territorio, la tradizione e la veracità napoletana, i piatti di casa, infine la fusione orto e mare.
il primo degustazione 4 portate intitolato Sabato, domenica e lunedi’ nome mutuato dalla commedia di Eduardo, dove il ragù napoletano e il convivio domenicale erano alla base, per cui primo, secondo e terzo atto sono antipasto, primo e secondo a base di carne e le varie declinazioni del ragù, completa l’opera un dolce di tradizione.
Il secondo degustazione 5 portate intitolato Palcoscenico napoletano omaggio a Sergio Bruni,
Villaricca è il paese nativo del grande artista napoletano da qui l’idea di dedicare un menù di terra e di tradizioni in suo onore.
Il terzo degustazione 7 portate intitolato Com’è profondo il mare
Un percorso dedicato per intero alla bellezza del mare, ispirato alla canzone di Lucio Dalla.
Il mare è una mia passione, fin da piccolo sono stato attratto dalla bellezza dei suoi frutti. Ho avuto la fortuna di lavorare in ristoranti dove il pesce la faceva da padrone e da li ho tratto uno stile personale : la fusione tra orto e mare
Un locale che rappresenta un unicum nella provincia napoletana, ti aspettavi l’ottimo riscontro da parte della clientela?
In verità essendo la nostra proposta un po’ complessa rispetto al panorama che ci circonda, pensavamo che, forse, avremmo potuto avere problemi a farci identificare. Per fortuna per noi non è successo, ed i nostri clienti ci hanno interpretato bene fin da subito.
Oggi tutti sanno che il nostro quid pluris è che da noi si possono vivere esperienze diverse, dalla cucina italiana d’autore, alla cucina sushi, o anche un semplice aperitivo o un dopo cena al nostro Oyster bar.