La Birra del Borgo, uno dei più noti birrifici artigianali italiani, da parte della più grande multinazionale del settore AB InBev. Dopo l’acquisizione di Peroni da parte dell’Asahi, continua cosi lo shopping delle grandi aziende straniere, la notizia è stata confermata dallo stesso proprietario Leonardo Di Vincenzo, che sottolinea mai nessun microbirrificio nostrano era entrato in un gruppo “industriale” internazionale, essendo i due mondi ancora in una certa antitesi, sia come percezione da parte dei consumatori sia come organizzazione produttiva e logiche distributive. Inoltre ha rassicurato affermando che: “Birra del Borgo non cambierà, state tranquilli. Anzi avremo più serenità, più libertà, più know how, maggiori investimenti in ricerca e sviluppo. Anche da un punto di vista dimensionale, i nostri piani non cambieranno, abbiamo appena effettuato un ingrandimento che ci permette di raggiungere quota 50.000 hl annui in 5 anni.”
Per Ab Inbev non è una prima assoluto nel mondo della birra artigianale, anzi: negli Stati Uniti ha già acquisito una serie di produttori di nicchia, ultimo dei quali Devils Backbone Brewing in Virginia, e prima ancora Breckenridge Brewery nel Colorado, Goose Island a Chicago nell’Illinois, Elysian a Seattle nello stato di Washington, tra gli altri, ma anche l’inglese Camden Town Brewery.
Negli Usa le birre artigianli valgono già 22 miliardi di dollari e sono crescite del 16% a valore nel 2015, a fronte di una sostanziale stabilità dei marchi industriali. Ab Inbev avrà così la capacità di sfruttare tutta la sperimentazione tipica dei microbirrifici, dove la possibilità di testare formule e ricette talora decisamente particolari che possano fornire opportunità interessanti da trasferire nelle logiche industriali.
Si vocifera, infatti, che anche il produttore piemontese Baladin sia disponibile a cedere la società, speriamo di non perdere un’altra eccellenza.