CampoAperto” è un impresa sociale di riscatto e sostegno per i detenuti di Secondigliano e per tutte le categorie svantaggiate. Fondata grazie all’impegno della cooperativa L’Uomo e il Legno, che da quasi trent’anni lavora per migliorare le periferie di Napoli, questa iniziativa si distingue per i suoi progetti concreti che mirano alla riabilitazione sociale e professionale dei soggetti.

Nel corso degli anni, la cooperativa ha avviato importanti collaborazioni con il carcere di Secondigliano, dando vita a percorsi di reinserimento per gli ex detenuti. Una delle principali iniziative in questo ambito è “CampoAperto : un’impresa sociale che si occupa della produzione agricola di eccellenza all’interno della struttura penitenziaria. Utilizzando gli spazi inutilizzati del penitenziario, concessi in comodato d’uso al Ministero di Garanzia e Giustizia. Sono circa due ettari e due serre coltivate da quattro detenuti assunti a tempo indeterminato grazie all’investimento della Cooperativa.

Per comprendere pienamente il valore e l’impegno che sta dietro a questo progetto abbiamo intervistato una socia della cooperativa Marialuisa Lopresto.

Come nasce il progetto campoAperto?

Il progetto è nato nel 2016, per volere del vecchio presidente Vincenzo Vanacore, scomparso recentemente. Campo aperto incarna i valori che abbiamo coltivato negli anni e nei quali crediamo fortemente. Ad occuparsi del progetto è la cooperativa L uomo e il Legno, che opera accanto all’istituito di Secondigliano a Scampia. Uno dei principali settori di nostro interesse è l’inclusione e il reinserimento delle persone svantaggiate. Negli ultimi anni ci siamo specializzati nell’ambito della detenzione, sia interna, come nel caso di campoAperto, sia penale esterna.

Quali sono i principali benefici che i detenuti possono trarre dal lavoro in serra sia dal punto di vista professionale che personale?

I detenuti dipendenti nel progetto sono principalmente ergastolani, che, seppur non destinati al reinserimento completo nella società, partecipano a percorsi di semilibertà.

Per questo ritengo che uno dei benefici di campoAperto sia il benessere psicologico. I detenuti trovano motivazione nell’impegnarsi nel progetto e nel vedere concretizzare i frutti del loro lavoro, sono consapevoli di contribuire a qualcosa di significativo. Tutto questo genera un senso di orgoglio che li aiuta a superare le difficoltà della loro condizione.  

Chi affianca i lavoratori nel loro percorso di formazione e supporto durante il lavoro nelle serre?

I detenuti vengono formati ed aggiornati sulle tecniche agricole grazie a continui corsi di formazione eseguiti da agricoltori del territorio ed agronomi. Tuttavia, nel corso degli anni si sono formati adeguatamente e ora sono autonomi nella gestione della attività e non hanno necessità di essere diretti.  

Come viene finanziato il progetto?  

Si tratta di un progetto autofinanziato, poiché il carcere non dispone di fondi. Ci sosteniamo tramite diverse iniziative, tra cui la vendita di prodotti e l’organizzazione di eventi a favore del progetto. Tra queste attività ci sono mercatini, vendite private e la creazione di pacchi festivi contenenti i prodotti delle serre. 

Qual è stata la risposta del mercato locale e dei consumatori alla vostra produzione?

I nostri prodotti sono a km zero e sebbene non siano competitivi dal punto di vista commerciale, il nostro obiettivo non è il guadagno economico, ma il valore sociale che rappresentano. Oltre a voler sensibilizzare il pubblico sulle tematiche della detenzione e dell’inclusione sociale, utilizzando prezzi solidali. Abbiamo notato un crescente interesse da parte delle persone, anche perché ci troviamo in un contesto complesso, in cui la tematica della detenzione è condivisa dalla comunità. Le persone che acquistano il nostro pacco non sono solo attente ad acquistare prodotti biologici, ma condividono i valori del progetto e tramite il loro acquisto ci sostengono attivamente. 

Quali sono i progetti futuri che la Cooperativa intende promuovere

Stiamo lavorando per incrementare le nostre attività, diversificando l’offerta. Tra i nostri progetti futuri, c’è la ristrutturazione delle serre e di altre aree verdi del carcere di Secondigliano, che saranno destinate a scopi diversi da quelli della coltivazione di prodotti.

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Alessia Acunzo

Mi chiamo Alessia Acunzo 29 anni, di Napoli. Laureata in Discipline dello spettacolo. Ogni giorno cerco di pormi un obbiettivo nuovo, anche semplice da raggiungere per essere stimolata. Le mie passioni...

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