La famiglia Varchetta è impegnata da oltre cento anni nella tutela e valorizzazione di un patrimonio ampelografico unico al mondo, a ridosso del cratere degli Astroni.
Il rapporto fra la nostra regione e il vino è antico e stratificato, ma se probabilmente dovesse designarsi un luogo simulacro, dove retaggi e pratiche ataviche di coltivazione della vite riescono ancora oggi a mantenere inalterato il proprio fascino, quelli sono i Campi Flegrei.
La produttività fine a se stessa non è mai stata per Cantine Astroni un mantra, la medesima ubicazione dell’Azienda, gestita da quattro generazioni dalla famiglia Varchetta, proprio sulle pendici esterne del cratere degli Astroni, tra Napoli e Pozzuoli, impone la riflessività dell’epos, di un tempo trascorso eppure mai perduto, che i titolari hanno imparato ad assecondare.
In questo angolo di terra in cui mare, terra e fuoco si incontrano nei propri cicli vitali, un tempo riserva di caccia borbonica ed oggi oasi naturale WWF in Italia, Cantine Astroni è impegnata, dall’anno della fondazione della moderna struttura, come dicevamo, nella salvaguardia, valorizzazione e promozione di un grande patrimonio enoico.
Abbiamo incontrato Cristina Varchetta, dell’asset proprietario nonché responsabile comunicazioni esterne dell’azienda, per due chiacchiere informali ed un’estesa degustazione, in una soleggiata mattina di piena estate, la tenuta rappresenta davvero, con la sua accoglienza ed estensione, il luogo d’elezione ove rifugiarsi dalla canicola urbana, pur rientrandone esattamente nel perimetro geografico – tale qualificandosi come vigna metropolitana.
Colpisce, anzitutto, il lavoro di intarsio e recupero della memoria storica, e contestualmente di valorizzazione dell’ospitalità – una parte della tenuta è infatti devoluta ad eventi eno-gastronomici e culturali tout-court, mostre e lezioni tematiche di approfondimento – oltre alla nuovissima sala degustazione, approntata proprio a ridosso dell’abitazione dei proprietari.
Straordinaria e panoramica la vigna con il cru Vigna Astroni, un’esposizione unica al mondo, con Capri e Punta Campanella a delimitare il profilo dell’orizzonte; prodotti che mutuano uno stile inconfondibile, grazie sia al clima mediterraneo, che alla composizione del terreno, formato da lapilli, cenere e sabbia.
Il focus è incentrato principalmente sui vitigni autoctoni pre-filosserici, a piede franco: Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegrei, che nelle interpretazioni dell’enologo Gerardo Vernezzano si rinnovano nella tradizione, con i propri stilemi di lavorazione come sovesci con leguminose per arricchire il terreno, ossigenazioni continue, ed un uso non ossessivo di legni tipici della zona, il ciliegio per la fermentazione ed il castagno per l’affinamento.
Ed infine, doveroso menzionare i vini in degustazione – per inciso, pluripremiati dalle guide di settore, e dalla splendida grafica delle etichette – si va dal versatile esordio del metodo charmat “Astro”, bollicine da varietà autoctona Falanghina, criomacerazione ed affinamento in acciaio, profumi agrumati e freschezza al palato, proseguendo con la Falanghina “Colle Imperatrice Campi Flegrei D.O.P. 2020” armonico, sapido e di lunga persistenza, raccolta manuale e bassa resa per ettaro.
È il turno del superbo cru “Vigna Astroni Falanghina Campi Flegrei D.o.p. 2017”, ottenuta da un vigneto ubicato sulle pendici esterne del cratere degli Astroni, allevato con doppio guyot a circa 220 metri, note minerali in evidenza legate alla territorialità, olfatto connotato da frutta croccante a polpa bianca e glicine.
Concludiamo con il degno epilogo del “Piedirosso Campi Flegrei D.O.P. Colle Rotondella 2019”, note di ribes e piccoli frutti rossi, seguiti da sentori tostati, al palato un tannino fine e mai invadente, caldo e armonico: Cantine Astroni, un luogo in cui il toponimo “terra ardente” è quanto mai pregnante, di magma, poesia, storia, bellezze naturali, archeologia e passione enologica.