…Ma non sa che si perde.
In questo periodo, nella campagna sarda, ricca di una gran varietà di piante spontanee commestibili, fanno la loro comparsa delle delicate campanelline bianche dal profumo inconfondibile. Si tratta dell’aglio selvatico o Allu’e Carroga.
L’aglio selvatico è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Liliaceae che comprende tra le altre, l’asparago, l’aglio coltivato, la cipolla, il porro, lo scalogno e l’erba cipollina.
Si sviluppa da un bulbo composto da alcuni spicchi, avvolti da una membrana comune. Le foglie sono lunghe, dritte e morbide al tatto. I piccoli fiori a forma di campanula, sono riuniti a ombrello e possono assumere diverse sfumature di colore. Dal bianco candido, al rosa più o meno intenso sino al verde chiaro.
G. Dodero, medico igienista, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, segnala che in Sardegna, sono molteplici le varietà di aglio spontaneo. Risultano tutte edibili e prendono nomi diversi a seconda del dialetto locale. In campidanese Allu’e Carroga o All’e coga.
Varietà
Una varietà molto diffusa è l’Allium Triquetrum o Aglio Triquetro, che infesta le zone umide e ombrose della campagna. Fin dall’antichità si utilizza in cucina per insaporire le pietanze. Il suo odore ricorda la cipolla e il gusto è molto delicato, risulta infatti, meno aggressivo rispetto all’aglio comune.
È totalmente edibile e può essere consumato crudo o usato per altre preparazioni. Come accompagnamento di piatti di carne o inserito in minestre e frittate, insieme ad altre erbe per dar loro più sapore.
Si possono usare le foglie per preparare delle salse, delle emulsioni e un ottimo pesto. I fiori fritti in pastella risultano buonissimi, mentre crudi sono perfetti, aggiunti ad insalate e misticanze.
Generalmente non si coltiva, ma di solito ci si limita alla raccolta dei germogli primaverili o dei bulbi che maturano nei mesi estivi.
Si conserva facilmente anche a lungo. Può essere essiccato e utilizzato in cucina nelle stagioni successive
Viste le sue proprietà e la capacità di insaporire qualsiasi cibo, è consigliato mangiarne almeno uno o due spicchi inseriti nell’alimentazione giornaliera. Per purificare l’alito pesante, dovuto ai numerosi composti organici di zolfo che contiene, (tra cui l’alliina) possono essere usati degli efficaci rimedi naturali. L’ideale è masticare foglie di menta o di sedano oppure qualche chicco di caffè.
Ha un uso terapeutico molto simile a quello dell’aglio coltivato l’Allium Sativum. Il nome Allium deriva dalla parola celtica “All” che significa caldo, bruciante.
Erba Officinale
L’aglio è un vero e proprio laboratorio chimico naturale. Da sempre, non viene considerato solo un semplice alimento ma una vera e propria pianta medicinale.
Ben conosciuto e apprezzato nella medicina tradizionale, è largamente usato anche dall’industria farmaceutica moderna.
I suoi poteri farmacologici sono ampi. È un antisettico e un batteriostatico, un vermifugo e un espettorante. Abbassa glicemia e colesterolo e fluidifica il sangue. Ha infatti delle proprietà simili a quelle dell’aspirina, riducendo il rischio di trombosi e quindi di infarto.
È uno stimolante dell’appetito e della digestione. Largamente usato anche in antichità nella medicina popolare, era noto per le innumerevoli qualità fitoterapiche. Considerato eccellente per eliminare la renella e i calcoli urinari, se ne faceva un decotto, lasciando bollire il succo nel latte.
Le radici e gli spicchi d’aglio, mischiati a dell’olio d’oliva, si riducevano in purea e si usavano per curare i calli e far cadere le verruche.
Macerato nel vino era considerato un antimalarico, infatti i contadini sardi abbondavano nel suo utilizzo.
Era diffusa l’abitudine di strofinare l’aglio fresco sulle punture di insetti, per disinfettare e togliere l’infiammazione. Veniva inoltre usato come cataplasma per lenire i dolori reumatici.
Antiche Tradizioni
Seguendo gli usi pagani, l’aglio raccolto il 24 Giugno, la notte di San Giovanni, si impiegava per dei riti esoterici.
Per i nostri avi, la data vicina a quella del solstizio d’estate, rappresentava un momento ideale per utilizzarlo, credendo che gli astri influenzassero le piante, nelle diverse fasi vegetative.
Si presume che il suo nome derivi proprio da queste tradizioni. Carroga e Coga rispettivamente cornacchia e maga, nel dialetto sardo, erano usati come sinonimi di fattucchiera o guaritrice. Si trattava di donne dedite all’attività di raccolta di erbe, con le quali realizzavano preparazioni fitoterapiche, praticando attività in equilibrio tra il sacro e il profano.
Possedevano un legame spontaneo e istintivo con la natura, che veniva ascoltata, capita e usata. Le Janas, le streghe sarde erano in origine guardiane, protettrici e espressioni della Dea Madre, venerata fin dai tempi dei nuraghi.
In caso di dolori, una preparazione farmaceutica a base d’olio, aglio e altre erbe, veniva applicata sulla zona sofferente massaggiando la parte e segnando una croce con le mani. Nel contempo, si recitavano delle preghiere e delle formule antiche che venivano trasmesse oralmente. Le guarigioni ottenute in questo modo, erano il frutto di antiche pratiche magico-pagane, rivisitate in chiave cristiana.
La sua storia
L’Aglio una storia molto antica. Nella tradizione i suoi bulbi pieni di virtù, erano usati per dare forza agli schiavi egizi, costruttori di piramidi e agli atleti greci durante i giochi olimpici. I romani lo dedicarono a Marte, dio della guerra. Insieme alla cipolla, era considerato un cibo perfetto per sopportare le grandi fatiche e per conservarsi sani e vigorosi.
Nerone lo assumeva mischiato al miele per migliorare le prestazioni canore, mentre Enrico IV lo utilizzava come afrodisiaco, mettendo i bulbi in infusione nell’Armagnac.
I primi studi scientifici che dimostrano le sue proprietà curative, si devono a Luigi Pasteur, che già nel 1858, scoprì che conteneva una gran varietà di sostanze benefiche. Tesi confermata dalla ricerca moderna con più di 100 elementi farmacologicamente attivi riscontrati in tutta la pianta.
Nella mia famiglia, si usava raccoglierlo e prepararlo in grandi quantità. Mariella, la sorella di mio padre, ne faceva ottime frittate e lo conservava sotto sale per poterlo usare nei mesi invernali.
Vi propongo una ricetta che lo vede protagonista “Linguine con cozze, crema di ceci e aglio selvatico.“
INGREDIENTI PER 2 PERSONE
160 gr. di linguine
300 gr. di cozze sgusciate
200 gr, di ceci precotti
4 spicchi d’aglio
Pomodorini ben maturi
Olio evo
Sale q.b.
Aglio selvatico o erba cipollina
PROCEDIMENTO
Far rosolare l’aglio in camicia con abbondante olio, aggiungere i pomodorini e i ceci precotti lasciando insaporire per qualche minuto.
Far aprire le cozze, raccogliere la loro acqua, filtrarla e metterla da parte.
Frullare una piccola parte dei ceci e dei pomodori, aggiungendo l’erba cipollina e un filo d’olio.
Scolare la pasta al dente e farla saltare in padella con la salsa ottenuta e le cozze sgusciate, allungando con la loro acqua.
Servire, decorando con i fiori dell’aglio selvatico e i gambi sminuzzati.