Ciro Iovine, porta nel cuore della Grande Mela non solo un pezzo di Napoli e del Napoli con la sua “Song’ E Napule” la pizzeria che secondo il Gambero Rosso è la migliore pizzeria del mondo al di fuori dei confini nazionali.
Una strada lunga e difficile che però è divenuta nel corso degli anni un luogo cult a New york, per chi vuole provare i reali sapori della cucina partenopea.
Schietto, simpatico e con una capacita di mettere a proprio agio chiunque si presenta nel suo locale!!!!
Ciao Ciro, come ti sei avvicinato a questo mestiere?
Nella mia storia la pizza ha sempre avuto un ruolo chiave. Mio Fratello, era anche lui un pizzaiolo. Non arrivavo nemmeno al bancone quando entrai in pizzeria per la prima volta. Per me era come assistere a uno spettacolo di pura magia, lo ricordo ancora come se fosse ieri, avevo 13 anni, quel profumo mi fece capire da subito che la mia vita doveva essere li tra la mozzarella la farina e il pomodoro. Non mi rendevo conto ovviamente di quanta dedizione e di quanto amore occorressero per fare questo mestiere, questo l’ho capito piano piano, tanto da portarmi questa passione fino dentro nel mio cuore, per poi farle prendere un nome ed un aspetto, proprio quello del mio locale, ed il nome non poteva essere così lontano dalla mia relata’ “song’ e Napule”.
Da Fuorigrotta a New York, com’è stato questo passaggio?
Devo dire difficile, pieno di incertezze paure, ma nello stesso tempo affascinante. Ti devi ambientare ad una Città con caratteristiche ed idee diverse, la mia fortuna l’ha trovai al mio secondo giorno in America, riuscì subito a trovare lavoro, anche se il vero progetto è nato solamente 2/3 anni dopo.
Inoltre hai fatto diverse esperienze, ci racconti qualcosa della tua formazione?
Dalla prima pizza, la mia idea è sempre stata quella di portare questa tradizione nel mondo, e le esperienze che ho voluto fare sono state un tocco perfetto per migliorare il mio stile. Ho girato davvero parecchio da Fuorigrotta sono partito a 18 anni per Londra, poi Nizza, per poi ripassare al nord Italia fino alle Isole Cayman e raggiungere New York. Mi ispiro molto al Grande maestro Don Antonio Starita. Che ha fatto la tradizione napoletana il suo punto forte.
Song’ E Napule è una istituzione per gli italiani a New York, posizionato a confine tra Greenwich e SoHo, chi sono i tuoi clienti?
I miei clienti fortunatamente variano molto, non ci sono solo Italiani ma sopratutto gente del posto. Devo ringraziare molto gli americani, hanno subito creduto in me sin dalla prima pizza sfornata. C’e’ da dire oltre che gli ingredienti che uso sono solo di alta qualità dal pomodoro di Eccellenze Nolane fino al pecorino sardo grand cru. Song’ E Napule, non è solo pizzeria, ma proponi anche piatti della tradizione.
Quali sono i piatti tipici italiani che gli americani amano?
Oltre la pizza, gli americani vanno davvero pazzi per la classica cucina, come lo Scialatiello allo scarpariello, paccheri alla genovese e gnocchi alla sorrentina. Per non parlare poi del dolce finale, il mio amato PALLONE DI MARADONA, classica pizza fritta e al forno ripiena di nutella. Una bomba per ogni palato.
Secondo il Gambero Rosso, Song’ E Napule NYC è la migliore pizzeria del mondo al di fuori dei confini nazionali, cosa hai provato a ricevere questo riconoscimento?
Ancora oggi mi mancano le parole e mi emoziono pensando a quello che mi è successo. Un traguardo davvero importante, la mia è stata davvero una strada lunga e con tante difficoltà ed essere riconosciuto come miglior ristorante italiano all’estero è davvero un grande onore. Appena mi hanno chiamato mi sono commosso immediatamente ed ho pensato a tutti i sacrifici che ho fatto in questi ultimi anni, sacrifici resi facili da sorpassare grazie soprattutto a due persone che mi hanno sostenuto e aiutato in tutto questo percorso, mia moglie Austria e mio fratello Giovanni.
La location è piena di Napoli e di napoletanità, cos’è che ti manca di più?
Cosa manca, beh di certo manca il mare, manca il sole anche di inverno, ma nel mio ristorante ho ricreato una piccola Napoli, proprio per evitare grosse mancanze malinconiche. Mi sono circondato da collaboratori Italiani e stranieri che sostengono il mio progetto, sono ormai Napoletani anche loro, nulla mia manca, forse forse solo il Vesuvio.
Cosa potreste consigliare a chi volesse trasferirsi in USA?
La prima cosa che mi viene da dire è avere fiducia in se stessi, credere di potercela fare, almeno crederci, in America le possibilità’ ci sono basta avere un po di voglia e tutto è possibile. Ci vogliono sacrifici quello di certo non si può negare, ma questo paese offre ancora tante possibilità. Ci sono dei nuovi progetti in ballo? Ci sono sicuramente altri progetti, ma da buon Napoletano preferisco, almeno per adesso tenerli stretti stretti. Il mio ristorante come molti dicono è un angolo, ecco il prossimo obiettivo di certo sarà far diventare quell’angolo più grande.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Il sogno più grande l’ho realizzato, ma non voglio fermarmi qui, ho tanta voglia di crescere ancora e di tramandare ai miei figli la passione per la mia terra. Mia moglie è di Santo Domingo, io sono di Napoli. Unire il tutto in un unico concetto sarebbe stupendo. Mi piacerebbe poter aprire qualcosa a Santo Domingo e a Napoli. Cercare di poter condividere con tutti il mio grande amore per la Pizza.