E’ risaputo che la Campania sia una terra meravigliosa che per posizione, terreni, biodiversità animale, ricerca agro-alimentare “sforna” prodotti unici nel suo genere.
Resta un problema fondamentale, la poco “riconoscibilità” del territorio e dei suoi prodotti tipici.
Di questi temi, e non solo, si parlerà in una due giorni organizzata il 23 e 24 marzo 2019 a Bagnoli Irpino sull’Altopiano del Laceno (AV).
L’iniziativa è promossa dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno diretto dal Direttore Antonio Limone e dalla Federazione Regionale Ordini dei Medici Veterinari, guidata dal dott. Vincenzo D’Amato.
A tal proposito, il Direttore Antonio Limone, da sempre promotore della valorizzazione delle produzioni locali dichiara: è possibile, grazie alla Zootecnia e alle produzioni agricole locali, creare un valore economico e sociale essenziale per la competitività e la crescita del territorio campano. Il Patrimonio Agroalimentare, Vitivinicolo ed Enogastronomico della Campania, è unico per varietà e pregio e per questo va tutelato ed utilizzato per accendere un “volano” economico, locale, nazionale e internazionale.
La mia idea è riportare la valorizzazione e la promozione dei prodotti tipici e tradizionali al centro di una “rete strategica” di sviluppo locale che prevede anche la salvaguardia delle tradizioni produttive.
Una doppia via per l’agroalimentare “made in Campania”:
– valorizzazione e promozione dei prodotti agricoli di qualità e del territorio grazie al miglioramento del settore zootecnico;
– espansione verso i mercati nazionali ed internazionali, tramite la riconoscibilità delle piccole imprese locali e dei loro prodotti.
Tanti i prestigiosi relatori previsti, tra cui il Professore Giuseppe Campanile dell’Università Federico II di Napoli, recentemente nominato membro del Consiglio Superiore di Sanità.
Professore, le caratteristiche del cibo, le tecnologie e, di conseguenza, l’innovazione possono essere delle frontiere nel settore agroalimentare?
Sicuramente. Sono inoltre convinto che l’informazione che verrà somministrata al consumatore permetterà di valorizzare le aziende del settore zootecnico.
Si fa un gran parlare di “novel food”, ovvero quei prodotti molto usati nel Paesi Orientali e che, dal 1° dicembre 2018, possono essere commercializzati anche in Europa. Cosa ne pensa? Potrebbero essere questi gli alimenti che ci salveranno?
Il problema è che ogni Paese ha una cultura gastronomica. Gli insetti, in altri Paesi, vengono già consumati da tempo. Da noi, questa moda potrebbe favorirne il consumo, ma dubito che con la nostra gastronomia, copiata ed apprezzata in tutto il mondo, ci sarà un forte sviluppo. A livello globale, la crescita della popolazione potrebbe, invece, portare questi alimenti ad essere una importante fonte proteica. Il nostro problema è lo spreco. Commettiamo due grossi errori: da una parte acquistiamo più di quello che ci serve, dall’altra aumentiamo in maniera esponenziale la quantità dei rifiuti.
Il 23 e 24 marzo 2019 si terrà, sull’altopiano Laceno (AV), il convegno “Territorio e piccole produzioni locali”. Lei e tanti illustri ospiti vi confronterete su una tematica fondamentale per la Campania, ovvero la conoscenza delle piccole imprese locali. Mi racconta qualcosa in più?
Fondamentalmente esiste un problema. L’urbanizzazione ha distrutto le nostre aree interne più belle, rendendole sconosciute. Si potrebbe rivalutare il settore zootecnico con il turismo; gli stranieri si fermano solo ed esclusivamente sulle coste della nostra regione. Basterebbe chiedere ai tour operator di portare i turisti, anche solo per un giorno, nell’entroterra, dando loro la possibilità di consumare i famosi PAT direttamente in loco. Bisognerebbe fare un’accomodation direttamente in azienda, così da poter raccontare la storia e la cultura gastronomica del posto.