La famiglia Pata è arrivata alla quarta generazione di una azienda olearia fondata nel 1910.
Coltiviamo, trasformiamo e imbottigliamo le pregiate varietà di olive ottobratica, leccino e ciciarello.
Una realtà giovane che continua a crescere ogni giorno.
Abbiamo intervistato il manager Renato Pata:
Qual è la storia della vostra azienda?
è una domanda alla quale faccio sempre un pò di fatica a dare una risposta esaustiva in quanto, sul punto, sono un semplice porta voce di fatti e situazioni vissute da chi mi ha preceduto. Posso dirLe che ero orientato verso altre strade, ho studiato discipline che prevedevano il mio futuro altrove eppure, dopo una breve parentesi lavorativa all’estero, mi sono reso conto che il mio posto era nell’azienda di famiglia. Sono stato richiamato dalla mia terra e dalle tradizioni della mia famiglia.
L’azienda è radicata nel settore oleario da 4 generazioni ed opera in biologico già prima che sorgesse la rispettiva certificazione. Pertanto è stata una naturale conseguenza identificare i nostri oli con il marchio Famiglia Pata. Con questa scelta abbiamo voluto veicolare nei nostri prodotti tutti i saperi ed i sapori identitarii della nostra famiglia.
I nostri oli sono declinati con quattro linee di prodotto, linea family, linea gourmet, olio da agricoltura eroica, le Opere e i giorni. Ognuna di queste ripercorre un fatto di famiglia, un aneddoto, una intuizione, o la semplice passione per Esiodo di mia nonna che ha dato i natali alla nostra linea Le opere e i giorni. E’ una citazione di Esiodo con la quale abbiamo voluto evidenziare il naturale rapporto tra l’uomo e la terra che tanto gli dona.
GLI OLI AROMATIZZATI
Le racconto come la mia famiglia ha sviluppato gli oli aromatizzati. I primi appunti sulla ricetta dell’olio al bergamotto sono risalenti al 1934. Premesso che nel periodo di riferimento in famiglia nessuno possedeva la macchina, il fornitore dei bergamotti era a 90 km dall’azienda e che il giusto equilibrio della ricetta è stato trovato dopo innumerevoli tentativi.
Operazioni rese ancora più complicate dal fatto che la nostra ricetta prevede la macinazione di olive con il frutto pertanto le prove possono essere effettuate solo durante la produzione olearie, nel resto dell’anno no.
Capisce bene che ogni fallimento delle prove rimandava l’esperimento all’anno successivo. Bene moltiplicando questo sforzo per tutti gli aromatizzati che oggi sono nella nostra disponibilità si evince che è servita una generazione per affinare la ricetta di tutti i nostri condimenti fruttati al naturale. Oggi i nostri fruttati sono disponibili a scaffale come se produrli fosse l’azione piu semplice del mondo ma in realtà, a trovare la giusta ricetta c’è stato qualcuno che ha operato per passione e per molti anni trascurando completamente il rapporto costi benefici.
Oggi che produzione avete (numeri e qualità)?
La nostra produzione annuale ammonta a circa 300.000 bottiglie suddivise in 10 referenze. Le più rappresentative della nostra famiglia sono l’Allegro, Le Radici IGP di Calabria, Il Deciso, Il Soave, l’olio da Agricoltura Eroica e Le opere e i giorni ed in fine la linea PATA TO GO. Sono tutte referenze, per noi molto importanti, ognuna delle quali con una precisa identità e collocazione sul mercato. Oggi strutturati in Germania, l’Inghilterra, la Danimerca, la Svezia, il Canada, e l’Italia. In questi paesi collaboriamo con distributori e direttamente con la GDO e con la DO.
PATA TO GO
Tra le referenze con la quale stiamo crescendo meglio, anche in questa congiuntura negativa, mi piace ricordare la linea PATA TO GO. Sono bottiglie monodose di olio extravergine e di aceto balsamico di modena igp da 10 o 15 ml. To Go è la linea di condimenti in bottiglia monodose destinata al consumatore moderno che si aspetta qualità e gusto senza rinunciare alla comodità per i pasti fuori casa.
Su questo canale abbiamo innovato continuamente: dal giorno del lancio del prodotto, risalente a circa 4 anni fa, abbiamo innovato il packaging con cadenza quasi semestrale fino a giungere all’ultima evoluzione in cui proponiamo tutto il kit di condimenti con prodotti compostabili. Per l’industria della quarta gamma, con orgoglio Le dico che siamo gli unici a produrlo, abbiamo inventato un flow pack con fazzoletto forchetta e sale da inserire nelle ciotole di insalata pronta al consumo.
Utilizzate il canale online per la vendita? Quali sono i risultati?
Si è un ambiente che ci piace molto frequentare. Collaboriamo con molti blogger dell’enogastronomia e questi ci danno una mano a diffondere il nostro metodo di lavoro. Abbiamo un ufficio marketing che si occupa di posizionamento e di promozione del marchio. I risultati sono molto incoraggianti in quanto i numeri crescono due cifre. Siamo soddisfatti ma soprattutto consapevoli che è un canale con potenzialità ancora da valorizzare. Per questo canale abbiamo sviluppato un progetto specifico: un cofanetto con 6 referenze di altissima gamma.
Sono bottiglie da 100 ml con una battuta bassa ma che da la possibilità al nostro cliente di farsi recapitare una degustazione di oli di pregio. Ormai sono tanti i clienti fidelizzati che si servono del nostro shop online. Qualcuno di questi è talmente galvanizzato che durante la raccolta delle olive sceglie di venire in vacanza da noi per dare una mano e portarsi a casa una l’olio del suo raccolto.
L’olio è l’oro del Sud Italia eppure non si fa abbastanza per tutelarlo cosa ne pensi?
Questo era più vero nel passato. Oggi la consapevolezza degli operatori del settore è cambiata moltissimo. Nel sud sono tanti i colleghi che fanno un buon lavoro e che hanno capito che non possono aspettare che sia la regione o enti preposti in genere per fare promozione ma sono loro stessi in prima battuta che se ne devono occupare. Certo poi ci sono anche le istituzioni che devono e che posso fare tanto. Anche qui ci sono a macchia di leopardo alcune realtà che hanno capito e che si stanno attivando per promuovere l’enogastronomia, il territorio ed il turismo. Altri territori lo fanno da 50 anni e chi opera in quei territori è evidentemente avvantaggiato.
Avete lanciato un progetto di filiera, mi racconti di cosa si tratta?
Mi permetta di dire che il nostro progetto è un unicum. E’ una realtà coerente con la nostra essenza. Da sempre facciamo filiera virtuosa solo che adesso l’abbiamo certificata. E’ un progetto molto strutturato ma provo a sintetizzarlo cosi: abbiamo coinvolto 8 aziende agricole (in totale di 450 ettari) e 2 frantoi oleari delle province di Catanzaro e Crotone che si sommano ai 2 di nostra proprietà di Vibo Valentia e Cosenza.
Nel progetto sono coinvolti la Coldiretti Calabria e la consociata Filiera Agricola Italiana spa con sede in Roma. Queste, a livello nazionale, sono impegnate ad organizzare e garantire la Tracciabilità, la Sostenibilità ambientale e l’Equa distribuzione del valore tra gli attori della filiera. Noi della PATA s.r.l. siamo la capofila concessionaria del marchio Coldiretti F.D.A.I. – acronimo di Firmato Dagli Agricoltori Italiani.
IL CONTRATTO
Il contratto è stato sottoscritto a quattro mani: dalle aziende agricole sopra indicate, dalla Coldiretti, da Filiera Agricola SPA e dalla nostra azienda. Il progetto si fonda su due direttrici:
– la prima è la “profondità” della filiera. Rispetto ad ogni agricoltore la nostra certificazione iso 22005 determina la quantità e varietà di olive che potrà trasformare presso uno dei 4 frantoi in filiera. La nostra, è questo il valore aggiunto, è una filiera delle olive non dell’olio.
– la seconda è la giusta retribuzione di tutti gli attori, in particolare delle aziende agricole. Sul punto, per 5 anni, con i contadini abbiamo contrattualizzato un prezzo minimo garantito più un ulteriore premio di filiera. La ricaduta di questo progetto è trasversale: dal produttore delle olive, che ha la certezza di produrre a condizioni economiche vantaggiose, al consumatore finale che ha la certezza dell’origine del prodotto e soprattutto ha la possibilità di partecipare ad un progetto posto a tutela del Patrimonio Contadino Italiano.
Quando si parla di Olio, vengono in mente subito Puglia e Toscana, cosa bisogna fare per recuperare il terreno perso?
Al suo elenco aggiungerei anche Sicilia e Lago di Garda. E’ vero noi operatori calabresi in passato non abbiamo lavorato con lungimiranza. Ma oggi le dinamiche del settore sono in forte cambiamento. In regione, per fortuna, si contano tante aziende, forse più di dieci aziende con buone capacità produttive e buoni prodotti i quali percorrono tutte le strade del mondo per ampliare la platea dei loro consumatori.
Inoltre abbiamo la fortuna che è consolidato un turismo che viene a trovarci con regolarità tutti gli anni al quale possiamo presentare i nostri prodotti ed indurli al loro rientro di comprarci.
LA CALABRIA
La Calabria è il secondo produttore italiano di olio extravergine di olive, vanta un centinaio di monocultivar e milioni di piante di ulivo. L’olio in Calabria è un fatto culturale. Tutte le famiglia, nessuna esclusa, produce o in passato ha prodotto olio di oliva.
Questo fenomeno, in parte, è stato il limite della valorizzazione in quanto veniva sminuito a prodotto facilmente reperibile ma oggi, con le nuove tecniche agronomiche e con il forte aumento dei costi di produzione anche da noi l’olio è diventato un prodotto da centellinare con cura. Oggi sono tanti i calabresi, in particolar modo quelli che vivono fuori regione, parliamo di quasi un milione solo nel Lazio che regalano ai loro amici un prodotto della loro terra.
Da addetto ai lavori come giudichi, cosa sta accadendo nel mondo del food?
A causa delle note motivazioni negli ultimi mesi il settore alimentare ha subito profondi cambiamenti. Secondo il mio punto di vista i cambiamenti più sostanziali hanno riguardato sia la produzione che l’intera filiera di approvvigionamento.
Con il passare dei giorni, con l’evolversi della situazione e con la necessità di affrontare un cambiamento così grande in un periodo così ristretto, si sono modificate profondamente le abitudini alimentari delle persone e dunque le aspettative in termini di mercato. Da un lato le preoccupazioni legate all’igiene e alla sicurezza dei prodotti, dall’altro il distanziamento sociale e le nuove regolamentazioni hanno stravolto tutto il panorama della filiera produttiva.
Assieme al forte aumento dei consumi dei beni di prima necessita è cresciuta l’attenzione all’igiene, alla sicurezza ed alla qualità dei prodotti. Pertanto, al netto della corsa allo scaffale che abbiamo visto nei primi mesi della pandemia, io credo la ricerca della qualità declinata in termini di sicurezza potrebbe essere destinata a strutturarsi come precondizione di acquisto negli anni.