Felice Terracciano, è un napoletano che terminati gli studi ha investito il suo piccolo gruzzoletto in un viaggio avventuroso a Londra. I primi tempi sono stati difficili per via della lingua, del tenore di vita troppo frenetico e per le tantissime spese da affrontare. Dopo un anno decise di tornare in Italia e ricominciare ma nel giro di pochi mesi capì che non era la vita che faceva per lui, quindi si trasferì in Olanda dove ha imparato a cucinare e fare le pizze, il tutto grazie al suo maestro napoletano che oggi vive ancora. Dopo l’Olanda sentiva che Londra aveva ancora qualcosa da dargli e quindi decise di tornarci e fu cosi che inizia ad intraprendere il percorso da pizzaiolo. Come Head Chef in una pizzeria a Garrick Street conobbe lo sceicco Nasser Alsabah, che appena dopo aver assaggiato la sua pizza lo invitò a cena in un ristorante lusso a Londra per raccontargli il suo progetto e la sua voglia di portare la pizza nel golfo. E così inizia la sua avventura nel mondo arabo…..conosciamolo meglio.
Ciao Felice, sei diventato pizzaiolo un po’ esigenze, ci racconti i tuoi primi passi?
Ero in Olanda e mi occupavo sia di primi piatti che di pizza, ma nel momento in cui mi trovavo sul bancone a stendere la pasta della pizza provavo dentro di me qualcosa di speciale, avevo come le farfalle nello stomaco. Ma volevo capire meglio perché mi succedeva quello, non volevo subito concentrarmi solo sulle pizze, l’unica persone che poteva farmelo capire era mio padre, pizzaiolo da più di 30 anni, e quindi decisi di farlo venire in Olanda e spiegarmi un pò il suo sistema, ogni mattina voleva che mi svegliassi presto anche nei miei giorni festivi e dovevo fare il suo impasto, dovevo dargli la stessa sua ‘puntata’, dovevo toccarlo con la sua stessa delicatezza, per non farla lunga capii che mio padre mi stava raccontando una poesia e realizzai che era la mia preferita e così decisi di diventare pizzaiolo. Ma non un semplice pizzaiolo, ho sempre avuto la voglia di eccellere, essere uno bravo in ogni cosa che faccio, ed è così che sto facendo. Ogni giorno voglio migliorare e rendere il tutto ancora più bello.
Poi conosci Nasser AlSabah, l’incontro che ti ha cambiato la vita?
Conobbi Nasser a Londra durante una normale giornata di lavoro, ad essere sincero ci siamo cambiati la vita, lui mi sta aiutando a diventare un business man a tutti gli effetti e io allo stesso tempo gli ho cambiato la vita perché l’ho aiutato a realizzare il suo sogno. Perché lui presentò il progetto come un sogno da realizzare.
Lo hai portato in visita a Napoli, qual è stata la sua reazione?
Ci siamo stati ben 3 volte nel giro di pochi mesi a Napoli, in quei mesi gestivo la pizzeria a Londra e allo stesso tempo lavoravo nei miei giorni liberi e nei giorni di vacanze per il progetto ‘Pinocchio’s pizza’. Lui è stato stregato dalla nostra città, se ne è innamorato, ama la nostra gente, ama la nostra cultura e soprattutto i nostri valori. Siamo stati un pò per vacanze e un pò per lavoro a Napoli, abbiamo comprato tutte le attrezzature da cucina, abbiamo preso contatti con i fornitori di mozzarella campana e pomodoro san Marzano, siamo stati in giro per le migliori pizzerie ad assaggiare i prodotti, gli impasti, abbiamo studiato il mercato, abbiamo studiato gli atteggiamenti dei pizzaioli, della gente quando mangiava, abbiamo assaggiato i migliori olii extra vergine del territorio campano. Abbiamo appreso delle strategie, creato visioni sul nostro progetto anche grazie al mercato napoletano.
Stai avviando con lui un marchio legato alla cucina napoletana, ci spieghi il Vostro obiettivo e cosa volete proporre?
Abbiamo avviato un concetto di street food napoletano in Kuwait, proponiamo in un contesto decisamente diverso, quello che a Napoli si mangia stando all’impiedi per strada durante un giro con la famiglia, noi qui stiamo cercando di creare un cultura dietro lo street food, offrendo al nostro cliente la possibilità di sedersi con un atmosfera decisamente italiana, con musica italiana, chef italiani ed un locale che sembra essere una piccola Napoli nel golfo, valorizzando i nostri piatti con prodotti e ricette italiane ed una presentazione di alta qualità.
Come ti approvvigioni delle materie prime, hai contatti con produttori italiani?
Dall’Italia esportiamo il pomodoro San Marzano, la mozzarella campana, bucatini De Cecco, la crema di pistacchio e tanti altri prodotti che ci aiutano a mantenere il nostro prodotto in uno dei migliori nel mercato del food in Kuwait. Quindi, si ovviamente collaboriamo periodicamente con produttori italiani ed organizziamo containers per i prodotti di lunga conservazione e settimanalmente ci arriva per via aerea la mozzarella campana.
Che riscontro ha la cucina napoletana a Kuwait City?
Un po difficile come situazione da spiegare perché il popolo arabo, viaggia molto e conosce per bene le diverse cucine nel mondo, ma questa dello street food napoletano gli è nuova, ma stanno apprezzando in un modo del tutto inaspettato i nostri piatti. Ovviamente c’è sempre qualcuno che ha qualcosa da ridire fortunatamente tra i nostri punti forti c’è quello di prendere ogni critica come punto di leva o un modo costruttivo per reinventarci e migliorare e cercare di soddisfare il nostro cliente.
Italia Vs Kuwait, che differenze hai riscontrato e come si trova un napoletano in questo paese?
Le differenze sono parecchie ed alcune sono abissali. Qui le tasse per esempio non si pagano come in Italia, il Kuwait è un territorio vergine dove investire e soprattutto sperare in profitti più alti rispetto a quelli italiani anche perché hanno una valuta alta rispetto all’euro. I cittadini sono sovvenzionati in alimenti primari, benzina, elettricità dallo Stato, prestiti ad interesse 0 per i matrimoni, per ogni nascituro le famiglie hanno diritto a 50kd al mese e tante altre cose importanti. Un napoletano ci mette un bel pò per integrarsi in società perché le culture sono estremamente diverse i modi di pensare e soprattutto di fare che ai nostri occhi sembrano un qualcosa di strano mentre per loro è all’ordine del giorno, ma parlo di quelle differenze che in Italia ci fanno credere cosi grandi che poi alla fine sono usanze semplicemente diverse dalle nostre, tutto qui.
I tuoi genitori sono venuti a trovarti, come hanno reagito in un paese così diverso dal nostro?
Mia madre è venuta a trovarmi insieme alla mia partner la quale mi sta regalando la gioia di diventare padre, entrambe entusiaste del mondo in cui vivo e dei progetti che ci sono dietro, ovviamente sul posto hanno ancora tanto da vedere e da conoscere prima di poter giudicare, perché non e l’Italia e nemmeno l’ Europa, quindi delle volte bisogna cambiare punti di vista e pensare sempre al lato positivo della situazione, si magari non è sicuramente bello come Napoli ma è un posto ricco di opportunità, che può rendere la mia vita e di conseguenza quella della mia famiglia più serena in termini economici e soprattutto ci aiuterebbe a sentirci realizzati.
Cosa ti manca di più della cucina partenopea?
Della cucina partenopea mi manca l’odore del mare nei piatti e i panorami dei ristoranti sul golfo partenopeo. Mi manca Napoli in tutto e per tutto, il sistema purtroppo ci ha strappato da nostra Mamma. MAMMA NAPOLI!
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno è quello di espandermi ancora di più in questo progetto ed aprire concetti diversi rispetto a quello che abbiamo appena aperto, integrare la cucina partenopea e la cultura napoletana attraverso le nostre pietanze, nei paesi arabi e dare un immagine diversa della mia città, aumentando di conseguenza il turismo enogastronomico a Napoli. Poi non vi nascondo che un giorno vorrei comprare casa a Napoli con la mia compagna perché voglio che mio figlio conosca Napoli e la società napoletana perché e lì che la poesia della vita nasce.