Foodiestrip è una piattaforma nata dall’idea di due giovani marchigiani, Fabrizio Doremi e Alessio Poliandri che lavoravano per una delle più importanti guide gastronomiche a livello mondiale, quando si sono accorti che c’era un problema da risolvere; finte recensioni, siti con commenti «costruiti», classifiche truccate. Così hanno sviluppato il loro progetto.
Abbiamo intevristato il CEO Fabrizio Doremi:
Ciao Fabrizio, avete lanciato FoodiesTrip per combattere il dilagare delle “fake reviews” come nasce quest’idea?
L’idea di creare un’app che combattesse le false recensioni è nata anni fa, quando curavamo l’ambito digitale di una delle maggiori guide culinarie italiane e del mondo. Ci chiedemmo perché le piattaforme di review non avessero ancora implementato un sistema per combattere il fake, e proponemmo alla proprietà della guida di cui eravamo collaboratori di supportare un progetto digitale, che potenziasse l’autorevolezza della pubblicazione cartacea con le possibilità di internet (enorme bacino d’utenza e strumenti smart disponibili per chiunque). Da qui è nata FOODIESTRIP, che ha apportato due novità decisive: un check-in brevettato e una forma di recensione del tutto nuova.
Per un progetto così ambizioso avete cominciato a prendere parte a pitch e subire due diligence, come sono andati?
Abbiamo iniziato nel 2016, prendendo parte a pitch newyorkesi ed europei (Bruxelles e Amsterdam). Poi abbiamo trovate il nostro “Angel” in Italia. Il progetto è partito praticamente il 25 giugno 2016, giorno del mio compleanno (regalo migliore non potevo avere!) quando ho incontrato il finanziatore. Chiaramente il periodo di diligence è durato più a lungo, e alla fine la fondazione della startup è giunta nel gennaio 2017. Naturalmente continuiamo a partecipare a pitch. Sul tavolo ci sono contatti importanti e ci sono importanti possibilità di entrare in qualche acceleratore. Premi e competizioni (siamo giunti in finale nel Premio Cambiamenti ed eravamo tra le 20 selezionate per lo Startup Contest 2018 del Web Marketing Festival di Rimini) servono proprio per conoscere possibili investitori.
Ci racconti come funziona?
Siamo un’app scaricabile per IOS e Android. Inoltre abbiamo un blog e una web app. L’app si apre su una mappa che contiene locali vicini all’utente. Quando il “foodie” entra in un posto può far partire il check-in. Quest’ultimo nega la possibilità di recensire senza essere stato fisicamente e a lungo nel locale. Il cliente viene geolocalizzato e attiva il check-in, la cui durata è basata sulla categoria del locale (in un bar si rimane 2 minuti per un caffè, in un ristorante anche ore). Ecco, le categorie. Nelle altre piattaforme, i bar di quartiere concorrono con i ristoranti gourmet per laurearsi “migliori ristoranti della città di…”. Ciò dà vita a un meccanismo che crea false recensioni (sono il 35% secondo una ricerca del Governo francese) e attiva una compravendita di review. FOODIESTRIP non ha classifiche, ma attraverso il machine learning l’app impara dalle risposte che l’utente dà ai questionari. L’utente ha poco spazio per scrivere, e deve invece rispondere a un percorso recensorio a risposta chiusa, che valuta l’attività nel merito (servizio, menu, location, qualità/prezzo). I ristoratori, quindi, non dovranno subire l’arbitrarietà di chi commenta tutto tranne che l’esperienza vissuta, e anzi potranno usufruire di tutti i dati che l’app accumula tramite gli spostamenti fisici della community (in linea con il GDPR) e le risposte alle recensioni.
Come funziona il Vostro Team?
Il team è composto da 13 persone, tra cui i 3 co-founder, il CEO Fabrizio Doremi, il COO Alessio Poliandri e il Senior Developer Alessandro Capretti. Con loro collaborano altre 10 persone, di cui 4 programmatori e un webmaster. Tony Ciarrocchi, Claudio Saluti e Alessandro Leoni, tutti tra i 24 e i 25 anni, sono informatici laureati all’UNICAM, Università di Camerino, con la quale FOODIESTRIP ha stretto un cordiale rapporto di collaborazione. Al settore sviluppo appartiene anche Giuliano Alberti (oltre ad Alessandro Capretti, responsabile del gruppo), webmaster della web app e del blog di FOODIESTRIP.
L’ufficio marketing, invece, è composto da Ambra del Moro, laureata in Lingue Straniere e responsabile del prodotto e della Community Foodie, nonché ex marketing officer in Disney; Lucia Napoleone, linguista ed esperta in localizzazione (processo che adatta e rende maggiormente fruibile un prodotto nel paese estero di destinazione); Barbara Ficetola, web designer laureata in Storia dell’Arte; Pierluigi Capriotti, architetto, pubblicista e content strategist. Nell’amministrazione e nelle PR, invece, operano Daniela Sebastiani e Nikita Giobbi. Infine, WeDo, agenzia milanese di PR e ufficio stampa.
Tu sei un matematico, quindi ti sei potuto sbizzarrire nel creare algoritmi robusti.
Sì, è vero. Diciamo però che supervisiono sia i ragazzi dello sviluppo che quelli della comunicazione. Alla fine, sono due ambiti che mi appassionano dai tempi dell’università. L’algoritmo di base c’è ed è solido. Sai cosa ci mancano? Dati maggiori per valorizzare il machine learning. Essendo all’inizio, abbiamo ancora poche recensioni, ma la crescita che stiamo avendo ci rinfranca (siamo sul 20% di crescita giornaliera in check-in). Con il crescere dei dati, potremo sviluppare al meglio il machine learning, migliorare l’offerta utente e quella per i ristoratori.
Come fate a certificare i profili reali ed isolare quelli fasulli?
Il machine learning riesce a scremare i profili reali in base all’utilizzo che l’utente fa dell’app, e dunque dei check-in e delle recensioni. Posto che in base al device possiamo sempre risalire alla persona, è chiaro che i profili parlano da sé. Quelli che si sono meno descritti o si contraddicono all’interno dei percorsi sono sospetti. Detto questo, già il check-in è una soglia di sbarramento altissima. E’ molto difficile che una persona passi del tempo in un locale per poi recensirlo malamente. Si deve armare di pazienza. In più, le agenzie di “ottimizzazione”, quelle che vendono recensioni positive o eliminano le negative nelle altre piattaforme, non hanno nessun modo per falsare l’app. Infine, per la parte social richiederemo a breve nome e cognomi reali, semplicemente per fare in modo che gli amici possano ritrovarsi all’interno dell’app.
Su quali piattaforme è sviluppata e quali difficoltà avete trovato?
Stiamo utilizzando lo stesso stack delle app più recenti (MERN stack: Node.js, Express, React, Redux and MongoDB…).
Questa scelta ci ha permesso di restare al passo con i tempi e utilizzare le tecnologie più all’avanguardia. La principale difficoltà incontrata in fase di sviluppo è stata mantenere performance alte gestendo mole di dati considerevoli, e in questo la scelta delle tecnologie sopra elencate ci ha favorito. Per l’aspetto sistemistico utilizziamo un’architettura in cloud (Amazon Web Services) che ci garantisce scalabilità e ridondanza, oltre che ad una maggiore sicurezza. Internamente abbiamo sviluppato un sistema di machine learning per la gestione dei questionari recensivi.
Qual è il riscontro che avete ricevuto?
Finora i riscontri sono ottimi. Oltre all’interessamento degli investitori, i media si stanno muovendo, e grandi testate hanno parlato di noi. Oltre che su Startupitalia, siamo comparsi sul Corriere della Sera, Repubblica, Vanity Fair, GamberoRosso, Cosmopolitan, GQ e il Sole 24 ORE (solo per citare le maggiori rivisti e i maggiori quotidiani). Per quanto riguarda la crescita della community, considerando che siamo in fase di lancio, la crescita è quella del 20% giornaliera, con una media di 200 download quotidiani. Anche le attività stanno crescendo, e molti ristoratori hanno rivendicato la gestione della loro pagina sulla piattaforma. Il loro aiuto sarà fondamentale. Il 21 giugno, infatti, abbiamo concluso un roadshow che ha toccato Emilia, Toscana, Marche, Abruzzo e Umbria in 12 tappe, nel quale abbiamo illustrato l’app e alfabetizzato i ristoratori all’uso del digitale. I riscontri sono stati positivi, poichè molti percepiscono la necessità di sbarrare il passo al fake e a coloro che recensiscono senza costrutto. D’altronde siamo l’unica app che non è solo dalla parte dell’utente, ma vuole costruire un dialogo costruttivo tra clienti e imprenditori del fuori casa, fondato sulla cultura culinaria che emerge dai questionari. Da questi ultimi si potranno ricavare informazioni che potranno essere sfruttate dai ristoratori per migliorare e far crescere la loro attività.