Hai controllato la luce?
Attento ai riflessi
Mi raccomando lo sfondo…
La fotografia è sempre stata parte integrante delle mie passioni dall’era della pellicola. Per un periodo mi sono dedicato alla fotografia ad uso strettamente personale. Poi la folgorazione 5 anni fa in vacanza a Braies (BZ) quando un turista austriaco si è messo al mio fianco con una reflex ad immortalare quello che stavo guardando io…. Lì è partita una scossa lungo la schiena. Mi sono girato verso mia moglie e le ho detto: “Quando torniamo a casa mi prendo la reflex”.
E lì poi tutto è partito. Prima con delle collaborazioni assieme ad uno studio della zona realizzando servizi vari (matrimoni-cerimonie-eventi), poi con la nascita dello studio Zero6Undici fino al marchio Italian Food PHotographer.
Importantissimo è il mondo dei social media per poter veicolare la mia professione e per comprendere quale sia il mercato su cui martellare di più.
Quando hai deciso di dedicarti al food?
Nel 2015. In concomitanza con il salone del Mobile a ridosso dell’EXPO 2015 di Milano mi è stato chiesto di fotografare un piatto che rievocasse una ns tradizione (Uova ed Asparagi). Un ristorante della zona lo ha rivisitato in chiave Gourmet ed io lo ho scattato.
Dopo una settimana la mia foto su un opuscolo in occasione dell’apertura del flagshipstore di Novamoli (www.novamobili.it). Non ho idea della tiratura di quell’opuscolo, ho però ancora in mente la soddisfazione provata nel vedere una mia foto stampata. Successivamente ho insistito sul campo food perché amo il mio paese e al mondo siamo riconosciuti per il made in Italy. La cucina italiana poi è una componente importante del nostro paese.
Fondamentale infine è stato il confronto con altri fotografi e da questo scambio ho avuto la consapevolezza che il percorso che sto facendo è quello che più mi si addice.
Quali sono le peculiarità della fotografia in questo settore? Quali i fattori critici di successo?
Come quasi in tutti i settori in cui c’è dell’interpretabilità non esiste un manuale che se fai in un modo è giusto se lo fai in un altro è sbagliato. Io dico sempre che c’è uno stile e che questo non è valutabile oggettivamente. Io ad esempio adoro soffermarmi sullo studio delle luci, della composizione, dell’apparenza in maniera a volte anche all’eccesso, tant’è che chi collabora con me tra uno scatto e l’altro dello stesso soggetto riesce quasi ad appisolarsi. Probabilmente se i soggetti delle mie foto non fossero statici dovrei lavorare diversamente. Resta il fatto che preferisco puntare molto sulla preparazione del set ed evitare il più possibile la post produzione. Quasi tutte le foto che compaiono sui social o sul mio sito sono scatti puri.
Non amo scattare il prodotto nella sua versione prettamente didascalica. Non mi piace far vedere un prodotto nel suo packging o nella versione da catalogo. La mia mission il più delle volte è quella di contestualizzare l’articolo o il piatto in modo da dare una mia interpretazione ma lasciando a chi guarda la libertà di immaginare un suo mood.
Il piatto più difficile e quello più semplice da fotografare?
Diciamo che ho avuto vari gradi di difficoltà:
Il primo piatto (quello che vi ho descritto prima) perché era il primo in ambito food e quindi ero privo di esperienza e di attrezzatura specificha.
Ogni volta che un brand mi chiede delle foto la tensione sale perché in qualche modo si affidano alla mia interpretazione per veicolare l’immagine dei loro prodotti. Mi ricordo che lo studio delle luci con gli scatti di Grana Padano non mi soddisfaceva in nessun modo… C’era un gioco di riflessi che mi appiattiva la foto. Fortunatamente con degli accorgimenti abbiamo risolto.
Con gli articoli del Gruppo Bauli invece ricordo che io ed il mio staff siamo stati perennemente in contrasto su come presentare ogni singola situazione.
Non posso classificare il grado di difficoltà perché ogni prodotto è a sè, ha una sua forma, una sua grandezza… una sua storia in poche parole.
Quello che però riesco a fare con la massima tranquillità sono le foto presso i ristoranti…. Ci avete creduto??? Lì sale il panico perché davanti a me ho un artista con la sua opera. L’ha pensata, l’ha studiata, l’ha preparata e me l’ha messa davanti perchè io gliela fotografi.
La tua miglior foto, ce la racconti?
Non ne ho una in particolare. Sono molto legato però allo shooting che ho fatto con la frutta e la verdura perché non sono scatti commissionati ma personali. Ho avuto la possibilità di sperimentare attrezzatura, techiche, ambientazioni.
Se dovessi fare un libro sicuramente pescherei da quella serie di scatti.
Questo è il progetto per il futuro… Non me lo hai chiesto ma io ho fatto alla Marzullo: mi son fatto una domanda e mi sono dato una risposta.
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Mauro Milan – 43 anni, Trevigiano. Fotografo per passione. Amante del cibo e della cucina della tradizione italiana.
Da anni mangio e penso fotografia assieme a mia mogie Francesca. La nostra Ludovica Maria, per dispetto invece, evita di farsi fotografare e quindi continuiamo ad occuparci di food photografy.
Dal 2015 le mie reflex immortalano solo ed esclusivamente fotografie “commestibili” spingendomi quindi ad attrezzarmi totalmente con strumenti per lo still life. A dicembre del 2016 nasce lo studio Zero6Undici a Conegliano, un vero e proprio magazzino di accessori per la cucina… tant’è che l’idea di creare lo studio in una cucina non sarebbe sbagliato.
Nel 2017 infine ecco il brand dedicato alla professione: Italian Food PHotographer.
Promotore dell’HASTAG #eccellenzaitaliana in tutti i social. La mia mission principale è valorizzare tutto quello che è il made in Italy legato alla cucina: dai produttori di materia prima ai ristoranti che propongono la cucina del nostro paese sia in chiave tradizionale che gourmet.
Tra le collaborazioni spiccano brand come Grana Padano – Bauli – Bistefani – Doria – Zizzona di Battipaglia – Mulino di Grangnano.