C’è un lavoro enorme dietro al successo globale di Franco Pepe. Si, proprio globale, come sancisce l’ultima serie di Chef’s Table, trasmessa in tutto il mondo da Netflix e che ha scelto solo due italiani (Pepe e il romano Gabriele Bonci) per rappresentare il cibo che più identifica l’Italia nel mondo.

Ma come già la scorsa edizione Chef’s Table ci aveva abituato, anche questa volta la narrazione di Netflix va ben oltre il cibo, umanizzando i protagonisti in un racconto che si spinge oltre la pizza.
Si parla di scelte, di determinazione, di cambiamenti, di vittorie ma anche di sconfitte. Di donne e di uomini che cadono e si rialzano motivati da una forza interiore che non li abbandona, e li porta dritti verso il raggiungimento dei loro obiettivi.
E così i protagonisti si mettono a nudo davanti alla telecamera raccontandoci le loro vite e il loro lavoro.
Avvincenti le storie e interessante vedere come nel mondo tanti professionisti si esprimano attraverso il “prodotto pizza”. Ben ci rappresentano i due italiani e nel caso specifico il casertano Franco Pepe.

Nel Dna di Franco Pepe e della sua famiglia, la pizza c’è sempre stata. Il suo papà, Stefano, era il titolare e pizzaiolo della storica pizzeria Pepe nella piazzetta di Caiazzo, e i tre fratelli Pepe, seppur tutti professionisti specializzati in altri campi, ad un certo punto delle loro vite si ritrovano dietro al banco.
È nel 2012 però, che Franco, spinto dal desiderio di fare qualcosa di unico per il suo territorio e per il mestiere del pizzaiolo, intraprende l’avventura di Pepe in Grani così come lo conosciamo oggi.

Un antico palazzetto nei vicoli della sua Caiazzo viene completamente stravolto e ristrutturato per dare vita a un sogno. Nasce un locale moderno nella sua classicità che porta avanti un discorso tutto incentrato sulla rinascita.
Tre piani di pizzeria, terrazze e giardini con una vista splendida sulla vallata antistante, più forni, camere per gli ospiti e infine la creazione di Authentica.

In Authentica si riassume al meglio l’idea di Franco di mettere il pizzaiolo e il suo prodotto in una posizione nodale. Un unico tavolo da 8/10 posti disposto a semicerchio davanti al forno, e con il pizzaiolo al centro.

Sicuramente la realizzazione del sogno, la trasformazione della professione di pizzaiolo, la rivalutazione di un mestiere che non è più qualcosa di svilente, di modesto, di secondario ma può essere, e in qualche caso lo diventa davvero, protagonista assoluto, capace, insieme al suo prodotto, di affermarsi in tutto il mondo.

E infatti Franco Pepe comincia a viaggiare in tutto in tutti i continenti, inaugura filiali della sua pizzeria nelle quali riproduce il “modello Caiazzo”, insomma continua ad andare avanti per la sua strada.
Ma non si limita a portare sotto i riflettori la sua persona o la sua pizzeria, lui sposa un territorio, lo identifica sulle sue pizze e lo sostiene.

Affianca i piccoli produttori caiatini, li supporta, li fa crescere insieme a lui, usando la sua pizza come veicolo per portare e far conoscere anche loro nel mondo. Dà vita a studi e progetti sviluppati con esperti del settore, attraverso i quali mette a punto la ricetta di una pizza “funzionale” perfettamente integrata con i dettami della dieta mediterranea di cui, nel frattempo, è ambasciatore.

E grazie anche al sostegno della comunità caiatina riesce ancora in un altro progetto, che è quello di portare il mondo a Caiazzo.
In questo piccolo borgo dell’alto casertano nascono strutture di accoglienza, B&B, locali, tutti pronti ad accogliere i turisti che da ogni parte del mondo arrivano in paese per mangiare la pizza di Pepe in Grani.

Un fenomeno, insomma, che lo innalza ai vertici delle guide gastronomiche mondiali, che gli fa vincere premi e che appunto, lo mostra nelle televisioni di tutto il mondo, senza perdere di vista il suo obiettivo iniziale né il legame con le sue radici e la sua famiglia.

Di questo e non solo si parlerà nel talk che si terrà il giorno 8 Ottobre alle ore 13 durante la IV Edizione di Eruzioni del Gusto al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.

Anna Orlando

Maturità classica, laurea in giurisprudenza, avvocato da oltre 15 anni. L'interesse per la cucina e per il cibo nasce dall'aver osservato in silenzio prima una nonna e poi una mamma ai fornelli. L'essere...

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