Mentre in queste ore il governatore della Campania si accinge a restringere ancora di più le misure di sicurezza dettate fino ad ora per cercare di contenere, nella città metropolitana più densamente popolata d’Europa, il rischio di un contagio incontrollato del virus Covid-19, il mondo del food campano, seppur messo in ginocchio da questa emergenza, non resta fermo a guardare e cerca, nei limiti del possibile, di rimboccarsi le maniche dando il suo contributo, abbiamo sentito a tal proposito Franco Pepe, uno degli esponenti del mondo pizza più conosciuti anche al di fuori dei confini nazionali.

Franco, che come tutti i suoi colleghi campani ha fermato la sua attività, già da un paio di giorni è tornato a far parlare di sè, in questo momento di stasi, grazie a delle iniziative di solidarietà di cui si è reso artefice e portavoce.

Insieme al dott. Del Sorbo, sindaco di Castel Campagnano, nonché titolare di una ditta che produce questi dispositivi, ha già donato all’ospedale di Caserta un ventilatore polmonare e 10 maschere per ventilazione.

Franco innanzitutto dicci come stai affrontando questo periodo.

È un periodo molto difficile per tutti, è innegabile. Una situazione del tutto imprevista che ci è piombata addosso quasi senza preavviso e che sicuramente avrà conseguenze gravi per il nostro paese e per la nostra economia.

Siamo arrivati del tutto impreparati a questa prova e in questo forse il Governo non ci è stato d’aiuto, minimizzando fino all’ultimo la portata del fenomeno.

Ci hanno lasciato lavorare forse per troppo tempo anche se noi abbiamo adottato tutte le misure richieste dalle autorità fino a quel momento e forse anche di più.

Non so quando sarà possibile riaprire le nostre attività in considerazione del fatto che l’Italia è un paese che vive anche di turismo e fino a quando non ci sarà un allineamento delle altre nazioni sul fronte Corona Virus, sarà molto difficile anche per noi ripartire.

Come ti stai organizzando con la tua azienda che conta oltre quaranta collaboratori?

Insieme al mio commercialista stiamo cercando di capire quale sia la soluzione più idonea.

Al momento, secondo le direttive del governo, i dipendenti dovrebbero andare in ferie e poi probabilmente in cassa integrazione ma restiamo in attesa di nuovi sviluppi.

Franco parlaci di questa tua iniziativa solidale.

Io e il mio staff abbiamo riflettuto molto sull’opportunità di comunicare questa iniziativa, è stata una decisione difficile ma riteniamo che in questo momento si debba dare l’esempio per spronare gli altri a collaborare.

In questi giorni ho rifiutato tante proposte di “cooking show” in diretta sul web ma ho deciso comunque di rispondere all’emergenza con quello che so fare.

Vivendo in pizzeria, vivendo di pizza, mettiamo quotidianamente a disposizione dei più bisognosi i nostri prodotti (pane, pizza, biscotti), ovviamente nel rispetto delle misure di sicurezza.

Non so bene se esiste un programma di assistenza ai più bisognosi in questa emergenza e credo che il mio piccolo contributo possa aiutare in tal senso.

In qualche modo mi sembra di rivivere i racconti di mio nonno che durante la seconda guerra mondiale distribuiva il pane ai tesserati.

Già da giorni ho deciso insieme al dott. Del Sorbo di donare un ventilatore polmonare e delle maschere di ventilazione all’ospedale di Caserta ma da ieri, insieme alla mia rete di produttori tra i quali c’è una associazione, mi sono attivato per una raccolta fondi per comprare materiale per l’ospedale di Caserta.

In due giorni insieme a i ragazzi dell’associazione è partita la campagna di raccolta per l’acquisto di presidi sanitari (mascherine, camici, etc). sono in contatto giornaliero con il personale medico del presidio ospedaliero casertano e sento cose agghiaccianti. Sono costretti a lavorare in terapia intensiva in condizioni precarie e senza mascherine omologate.

Non voglio pensare ora ai responsabili della precarietà del sistema sanitario nazionale, ora è il momento di lavorare per la solidarietà, dopo verrà quello della resa dei conti con i colpevoli della attuale situazione sanitaria in Italia.

Oggi da cittadini possiamo solo fare le nostre donazioni per aiutare nell’emergenza, non è il momento di recriminare, non serve a nulla.

Inoltre ho girato un video nel quale invito a donare anche per aiutare il professore Ascierto, responsabile del reparto di Oncologia Medica, Melanoma e Immunoterapia dell’Istituto nazionale dei tumori Pascale di Napoli, alla ribalta delle cronache in questi giorni per l’uso sperimentale di un farmaco,  che si sta attivando per creare un centro di sperimentazione per le cure per il Covid-19.

In realtà noi collaboriamo ad un progetto con il professor Ascierto già da un anno. Si tratta di uno studio legato alla mia idea di menù funzionale del quale speriamo di poter parlare presto quando questa emergenza sarà finita.

Franco come si uscirà secondo te da questa esperienza?

Ho letto con grande piacere un pezzo di Petrini il quale dice che tutto ciò ci renderà più forti, migliori e con una consapevolezza diversa. Sarà necessario un riavvicinamento dei giovani alle vecchie botteghe, ai negozietti di una volta, così come un recupero del rapporto tra la ristorazione e la filiera agricola.

Lui continua dicendo che ci aspettano anni difficili dai quali usciremo grazie alla solidarietà, che questo virus ci obbliga a migliorare il nostro mondo, a cambiare il rapporto con il cibo e la sua produzione. Torneremo a produrre il cibo che ci è necessario e a dare spazio alla comunità.

Ritengo molto importante questo discorso, perché questo periodo ci ha trasformati e sicuramente cambierà il modo di concepire il food.

Si tornerà ad avere un rapporto diretto con la terra e cambierà il nostro approccio verso il cibo e verso i consumi smodati degli ultimi anni. Devo dire che questo è un po’ il senso del progetto a cui lavoro da anni con la rete di produttori del territorio caiatino al quale abbiamo aggiunto il menù funzionale proprio per la riduzione dei consumi e la rivalutazione della qualità passando per il benessere.

Come vedi Il dopo Covid-19 in Italia?

Ho una mia idea. Non mi interessa in questo momento pensare alla provenienza politica dei messaggi e delle proposte. Sarò d’accordo con chi lavorerà per non farci mai più trovare impreparati ad una emergenza simile. Oggi non abbiamo associazioni, gruppi, sostegni reali per superare l’emergenza. Questa volta non eravamo preparati ma non possiamo più permetterci di farci trovare così vulnerabili.

E per il tuo settore?

Credo che si potrà ripartire attirando, con il nostro saper fare e con una offerta completa di accoglienza del cliente. Il primo passo dovrà essere mettere il cliente in sicurezza, farlo sentire sicuro e questo si può fare solo attraverso una accoglienza a 360 gradi che non è solo la presentazione di un piatto finito ma parte da molto prima.

Insomma si ripartirà ponendo alla base del nostro lavoro un concetto più ampio che mira ad una offerta globale nei confronti del cliente.

Anna Orlando

Maturità classica, laurea in giurisprudenza, avvocato da oltre 15 anni. L'interesse per la cucina e per il cibo nasce dall'aver osservato in silenzio prima una nonna e poi una mamma ai fornelli. L'essere...

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