Si è conclusa da poco la V edizione di Eruzioni del Gusto, Borsa Internazionale dell’Enoturismo, con la collaborazione strategica di Gesac la società che gestisce l’aeroporto internazionale di Napoli Capodichino e Salerno. Patrocinato dalla Regione Campania e dai Ministeri del Turismo, della Cultura e dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste.
Nel pomeriggio di venerdì 27 ottobre nello spazio Golfo del Gusto si è svolto il convegno, Sviluppo e valorizzazione della filiera del pomodorino giallo Giagiù: pomodorino giallo del Vesuvio. Presentazione dei risultati del progetto “Sostegno ai Progetti Operativi di Innovazione. Con l’obbiettivo di divulgare a tutti la conoscenza del prodotto.
Storia
Giagiù nasce quando un contadino, il nonno di Giulia, notò che una delle piante durante la raccolta del piennolo rosso aveva i frutti di colore giallo oro. La varietà fu chiamata GiaGiù, il giallo di Giulia.
Ma notizie più precise e benefici del pomodoro giallo sono stati resi noti a seguito della raccolta dei semi e a un progetto di ricerca dell’agronoma Patrizia Spigno e della docente Amalia Barone del Dipartimento di Agraria di Portici responsabile scientifica del progetto, entrambe presenti a Eruzioni del Gusto insieme a Emilio Di Stasio, Fabiana Pizzolongo, Gianni Cicia, Francesco Castelluccio.
Il progetto
Il progetto nasce 15 anni fa quando ancora non esisteva questa varietà.
I ricercatori che si sono occupati di diverse fasi del progetto hanno dichiarato di essere partiti da un GiàGiù ed un ibrido coltivati in diverse condizioni e diverse condizioni di apporto idrico e con o senza bio stimolante.
Considerati alcuni parametri come residuo secco, acidità totale, Ph, rapporto acidità zuccheri ed indice analitico, l’unica differenza notata è stata la maggiore acidità del GiàGiù che dava maggior sapore e maggiore presenza di pectina.
In seguito hanno delineato le condizioni in cui coltivarlo a basso impatto ambientale, adottando misure mirate al miglioramento della performance produttiva anche in condizioni di ridotta disponibilità idrica e mirate al contenimento di patogeni.
Amalia Barone ha poi spiegato come si riconosce e in cosa è diverso da quelli presenti sul mercato. Per capirlo hanno effettuato analisi comparative con altri pomodori simili, effettuando una caratterizzazione morfologica relativa al color e forma sia del frutto che della foglia, una caratterizzazione qualitativa del frutto fresco e molecolare mediante un marcatore del DNA. È proprio tale marcatore che può dirci che un pomodoro è GiàGiù.
Da qui i ricercatori elaboreranno sistemi sempre più precisi per tracciare la filiera e tutelare chi lo coltiva e il consumatore.
A seguire la degustazione nell’ambito del laboratorio del gusto a cura del gastronomo Fofò Ferriere, che ha spiegato le differenze organolettiche tra il pomodorino rosso del Piennolo del Vesuvio Dop e quello giallo.