La siccità rappresenta orami un rischio concreto e una minaccia grave per la nostra agricoltura, a cui si aggiunge la drammatica realtà dello spreco idrico dell’agricoltura pesante. Soluzioni immediate possono venire dal basso dall’invenzione dei cosiddetti Orti auto irriganti.
Questi sistemi rappresentano un modo per raggiungere la autosufficienza alimentare, attraverso l’autoproduzione. Obbiettivo è affrancarsi dalle multinazionali dell’agro business e dei combustibili fossili, offrendo possibilità di coltivare ed autoprodurre senza fatica e con poca acqua.
Come nasce
Questo tipo di orto si inserisce in un quadro di rivisitazione dell’Agricoltura denominata leggera, in opposizione a quella pesante, basata sui pilastri della auto produzione per autoconsumo, scambio di eccedenze, vendita, divieto di utilizzo di pesticidi chimici che uccidono la terra.
L’idea è nata dall’osservazione della capacità delle piante di approvvigionarsi dell’acqua necessaria per capillarità attraverso il sistema ingegnoso quanto semplice che si può applicare sia in vasi di varie dimensioni sia in bancali.
Questa invenzione grazie a un sistema efficace permette di utilizzare pochissima acqua e garantisce ottimi abbondanti raccolti può essere usato indifferentemente in campagna e in città sui balconi e perfino sui tetti, in ogni paese e città in cui ci siano terreni privati o pubblici abbandonati che possono essere affittati o richiesti in comodato d’uso.
Ogni famiglia ha così a disposizione la sua produzione orticola con la quale ridurre i costi aumentare la qualità il controllo e la salubrità del cibo che mangia, che invece le multinazionali non possono garantire, poiché puntano su poche varietà di alimenti contaminati e modificati.
Gli orti auto irriganti, dunque, stimolano la realizzazione di Orti collettivi in un’ottica comunitaria e di aggregazione intorno ad un’attività arricchente stimolante e che coinvolge tutte le generazioni.
Questa tecnica, inoltre, rende possibile una coltivazione semplice e alla portata di tutti in molte aree del mondo, in cui approvvigionamento idrico e alimentare è un problema ancora più drammatico che da noi.