Cade quest’anno il 150esimo della nascita di Grazia Deledda, avvenuta a Nuoro il 27 settembre del 1871. Non tutti la conoscono, nonostante nel 1926 abbia vinto il Premio Nobel per la letteratura. La seconda scrittrice a livello mondiale, la prima e l’ultima in Italia.

L’essere donna non ha aiutato il diffondersi della sua fama. Nonostante in tanti abbiano apprezzato il suo stile basato sull’osservazione e la descrizione profonda dell’animo umano. La Sardegna più vera è in lei. Non quella folcloristica, vista da chi la guarda superficialmente. Bensì quella dura, dei servi pastori, dei contadini, che sopravvivevano ad una natura bella ma crudele, fatta di ultimi. Uomini e donne sempre alle prese con il destino, con il peccato e con il mistero della vita e della morte. Che venivano in qualche modo risolti solo affidandosi alla religione e al perdono.

Grazia Deledda è la scrittrice della mia infanzia, quando poco più che bambina, leggevo Canne al Vento seduta sul grembo di mia nonna. Ed oggi da adulta, continuo a leggerla per rivivere quei momenti malinconici e velati di nostalgia. Che mi fanno sentire nuovamente i suoi abbracci, mentre attenta mi ascoltava e arricchiva il racconto di suoi ricordi personali.

Per commemorarla, l’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico), ha organizzato un ricco ciclo di Convegni Internazionali.

L’Istituto etnografico ha nominato una Consulta per le celebrazioni deleddiane, di alto spessore scientifico. Coordinata da Dino Manca, professore di Filologia della letteratura italiana e di Letteratura e filologia in Sardegna nel Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell’Università degli Studi di Sassari, vede tra i suoi componenti Duilio Caocci, docente di Letteratura italiana e Letteratura sarda e letterature regionali presso la Facoltà di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Cagliari, e le saggiste Neria De Giovanni e Maria Elvira Ciusa.

Il titolo scelto è “Sento tutta la modernità della vita“. Attualità di Grazia Deledda a 150 anni dalla nascita. Nove giornate intense divise in tre cicli. I Convegni sono partiti da Cagliari (20-21-22 ottobre) e seguiranno a Sassari (25-26-27 novembre) e a Nuoro (9-10-11 dicembre).

Nell’ambito degli eventi, ho avuto il piacere di ricevere l’invito a partecipare alla Conferenza spettacolo a cura dell’antropologa culturale Alessandra Guigoni sul tema: “Grazia Deledda e la cultura gastronomica sarda” tenutasi lo scorso 22 ottobre nei locali dell’Ex Manifattura Tabacchi di Cagliari. La conferenza è stata introdotta dal Commissario dell’ISRE Stefania Masala. Grande estimatrice della scrittrice e impegnata in prima persona nella conduzione e coordinamento delle giornate deleddiane in corso.

Alessandra Guigoni ha messo l’accento sui racconti della Deledda, ricchi di descrizioni e spunti legati al cibo e ai dolci tradizionali. In particolare quelli delle feste, preparati con ingredienti semplici ma che magistralmente lavorati diventavano dei veri capolavori. Le mandorle, il miele, gli agrumi, la frutta secca, mescolati insieme esprimevano quella dolcezza che difficilmente si trovava nella vita di tutti i giorni. E rappresentavano, con il vino e il frumento, simboli di abbondanza e doni da dispensare con generosità.

Tra un racconto e l’altro, declamato da Valentina Sulas, attrice sarda, il pubblico in sala si è beato dei profumi di mandorle e zucchero caramellato, emanati dalla preparazione del Gattò, tipico dolce autunnale.

Nelle mani di Maria Grazia Spada, pasticcera da generazioni, questi ingredienti sono diventati non solo un dolce goloso ma delle spettacolari sculture modellate e arricchite di momperiglia e foglia d’oro, tipiche della tradizione, realizzate in occasione di grandi feste e matrimoni.

Le mandorle tritate, mescolate al caramello sono versate in degli stampi di legno o metallo e lavorate con foglie di limone che contribuiscono ad infondere un sapore inconfondibile. Non appena il composto risulta omogeneo e compatto, si procede al taglio, dandogli una forma romboidale e decorandolo con zuccherini colorati. Proprio di questo dolce, ma non solo, si parla in tanti racconti della Deledda. Pabassinas, Candelaus, Aranzada, Amaretti, tutti contenenti questo prezioso frutto che la natura donava generosamente.

Alla fine del convegno, i presenti sono stati invitati ad assaggiare il buonissimo gattò preparato in tempo reale. Ed omaggiati di un delizioso amaretto dello storico Panificio Porta di Cagliari.

Tra i partecipanti all’evento, la Delegazione Donne del Vino Sardegna e una rappresentanza delle Lady Chef guidate dalla Presidentessa regionale, Cinzia Contu. Erano presenti anche le socie degli Inner Wheel Club di Cagliari e Quartu Sant’Elena, e il dirigente AGRIS Martino Muntoni che è intervenuto con una interessante relazione sulla mandorlicoltura sarda.

Sara Sanna

Ho 49 anni e abito in Sardegna. Ho lavorato come tecnico del restauro archeologico prima, poi, come guida turistica e operatrice museale presso la "Fondazione Barumini Sistema Cultura" che si occupa della...

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