Storie, profumi e sapori del re degli agrumi italiani.

Nei giardini di Babilonia ci dovevano essere degli splendidi alberi di limoni, portati, sembra, dalla lontana India, dai contrafforti dell’Himalaya, dove crescevano spontanei. Gli Ebrei lo citano nel Levitico dove viene chiamato albero della purezza o albero della vita per il suo essere sempre splendidamente verde e furono i primi che ne iniziarono la coltivazione sistematica.
Secondo le leggende greco-romane, i frutti degli agrumi rappresentavano la dote di Era (Giunone), sposa di Zeus (Giove), che, geloso del loro splendore, li custodì in un meraviglioso giardino, situato ai confini del mondo, ad occidente, dove il sole muore ogni giorno e dove vivevano le ninfe Esperidi.
I romani lo tenevano in grande considerazione sia per la bellezza (e lo coltivavano nei loro splendidi giardini), sia per le innumerevoli proprietà. Nella “Casa del Frutteto”, nella Pompei archeologica, sono raffigurate delle inequivocabili piante di limoni.

La scuola Salernitana poi, dette indicazioni terapeutiche e mediche sui limoni, rimedi che spaziavano dalla cura per le dissenterie a quella dello scorbuto. Nel Rinascimento la scorza, le foglie ed i fiori dei limoni e degli aranci fornirono la base per distillare profumi ed essenze.
Insomma, a studiare un pò la storia si scopre un #superfood a spreco zero con straordinarie virtù salutistiche e incuriosito da cotanta storia, qualità e bellezza ho chiesto a chi ne ha scritto un libro di sapere altri particolari.
Nasce così la mia intervista a Manuela Soressi, giornalista specializzata nel food&travel che mi ha “contaminato” con il suo libro “il Paese dei Limoni”, mostrandomi non solo le proprietà straordinarie di questo frutto, ma anche un viaggio nel nostro Paese tra le Regioni che ne detengono l’eccellenza.

L’Italia è il Paese dei limoni, ne ha per tutte le stagioni, ma pochi italiani lo sanno. Perché non hanno memoria storica, non ne conoscono profumi, sapori, proprietà nutrizionali. Oppure, più semplicemente, perché non sono informati.

Attualmente nel nostro Paese sono prodotte sette tipologie di questi agrumi che hanno ottenuto dall’Unione europea il riconoscimento di Indicazione geografica protetta (Igp): limoni legati al territorio di quattro regioni – Campania, Puglia, Calabria e Sicilia – che vengono coltivati da secoli con criteri artigianali ed elevati standard di qualità, in base a rigorosi disciplinari di produzione, ma in quantitativi limitati e con una scarsa diffusione sul piano commerciale.

Manuela, il limone, lo diamo per scontato, ed invece leggendo il tuo libro ho scoperto tantissime cose. Ma tu come ti sei appassionata al frutto del limone?
Ho sempre amato il limone, sia per il suo gusto, che per il suo aroma (tant’è che fin da ragazza ho sempre usato profumi agrumati!). E poi trovo che sia anche molto bello. Più di recente, grazie al mio lavoro, mi è capitato di approfondire la filiera dei limoni e mi sono così resa conto di quante belle storie e utili informazioni si potevano raccontare su questo frutto. E, incredibilmente, non c’era neppure un libro dedicato solo ai limoni italiani tipici. Così ho pensato di scriverlo.


Nel tuo libro vengono citate ben sette specie, vorrei sapere la tua preferita e perché?
Siccome amo mangiare il limone più che spremerlo, preferisco quello di Amalfi e quello di Rocca Imperiale. Ma poi, grazie al libro, ho scoperto “l’interdonato”: una bellissima sorpresa!


Si parla tanto di agricoltura sostenibile, di arte nata dal riuso degli scarti alimentari. Possiamo definire il limone un super frutto che va proprio in questa direzione?
Il limone ha tutte le caratteristiche richieste oggi a un prodotto alimentare: vegetale, ricco di composti benefici (dagli effetti comprovati), con una sinergia nutrizionale perfetta tra le varie parti che lo compongono. Per dipiù in Italia disponibile fresco 12 mesi l’anno e acquistabile a un prezzo abbordabile per tutti. Last but not least, veramente a spreco zero perché lo si può consumare interamente. E perfetto in un’ottica di economia circolare perché persino dagli scarti di lavorazione si possono estrarre composti utili per la produzione di cosmetici o integratori alimentari.


Occupandoti di food e scrivendo di limoni, avrai una super ricetta da dare ai nostri lettori. Puoi spoilerarla?
In realtà sono più brava a scrivere di food che a cucinarlo! Però ho iniziato a provare le ricette proposte da Ramona Pizzano nel libro. E tra le mie ricette preferite c’è il lemon curd: la crema di limoni, zucchero, uova e farina, squisita per farcire biscotti e torte. Una delizia!


Se esiste, dacci qualche anticipazione sul tuo prossimo libro. Verterà sempre sul food?
Ho tre idee che mi ronzano in testa, sempre sul food ma con un approccio diverso, e sto già lavorando alla prossima monografia che sarà dedicata a un altro amato prodotto ortofrutticolo italiano e uscirà nel giro di un anno. Per ora, non posso dire altro!!

Antonio D'amore

Sono nato a Napoli, una sera di luglio verso la fine degli anni settanta. Cresciuto a pane e motori, sono da sempre la mia grande passione. Prima le auto e poi le moto hanno occupato gran parte dei...

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