La cucina per Kaba Corapi è un modo per comunicare e per prendersi cura degli altri.
Ciao Kaba, come nasce la tua passione per la cucina?
Nasce sin da piccola, manifestandosi principalmente come piacere per la tavola, amore per il cibo cucinato con cura. Sono sempre stata una buona forchetta ed ho sempre amato conoscere cibi e sapori anche lontani dalla nostre tradizioni, cosa poco consueta per una bimba, poi il passaggio dalla tavola ai fornelli è stato breve.
Qual è la tua filosofia di cucina?
La mia cucina si fonde sulla convinzione che anche il modo in cui ci alimentiamo sia espressione di cultura, della tradizione, ed è importante, soprattutto in questo momento, confrontarsi con le altre tradizioni e le altre culture. Partendo da un profondo rispetto per quelle che sono le radici di ciascuna cultura, mi piace far dialogare le diverse queste diverse tradizioni che porta a conoscere prodotti, tecniche ed abitudini alimentari che ci possono tornare utili
Nei tuoi piatti più tradizione o innovazione?
Sono fermamente convinta che è importantissimo conoscere le basi della tradizione italiana, regionale ed anche internazionale. Trovo, nell’ambito della mia cucina, interessante declinare quelle che sono i sapori a cui siamo più affezionati con regole leggermente diverse, in taluni casi introducendo un ingrediente che, secondo il mio punto di vista, arricchisce un certo piatto, altre volte proponendolo con una consistenza diversa da quella normalmente conosciuta, altre volte creare in base ad un ispirazione, ti faccio un esempio, nel ciclo di cene che organizzo insieme a Boris Sollazzo, cene che sono gemellate con il cinema, mi capita che prendendo spunto da un certo tema, creo dei piatti dove tradizione ed innovazione vengono contemperati.
Da settembre del 2018 fai parte, in pianta stabile, de ”La prova del cuoco”, ci racconti che esperienza è stata?
È stata un’esperienza divertente ed interessante prendere parte ad uno show che è un caposaldo della televisione italiana da circa 20 anni. Inoltre ti permette di metterti in gioco, visto che è un programma in diretta. Il grande arricchimento di tale programma è stata l’opportunità di venire a contatto con tanti colleghi e maestri della cucina italiana. Devo dire che non dimenticherò mai gli insegnamenti ed i suggerimenti dello chef Marco Sacco.
Tra le tue attività svolgi corsi di cucina, chef a domicilio, consulenza per la ristorazione e team building, ci racconti qualcosa in più?
Io ho iniziato facendo la cuoca a domicilio, ho iniziato attraverso il meccanismo del passaparola cucinando per eventi privati e di volta in volta sono nate nuove connessioni e nuove opportunità. Poi ho iniziato a fare corsi e lezioni di cucina in diverse location, inoltre ho fatto dei team building che rappresentano una modalità molto interessante ed efficace nel creare affiatamento all’interno nei team di lavoro, il cibo ha il “potere magico” di agevolare la comunicazione tra le persone anche in contesti dove spesso la comunicazione è intralciata da altre dinamiche. Ad oggi si è aggiunta anche la consulenza per la ristorazione che può andare dall’avviamento di un nuovo progetto alla revisione del menù, in tal caso la mia consulenza consiste non solo nello studio ed analisi del menù ma anche nell’affiancamento dello staff in fase di lancio. MA ci sono anche attività come la gestione di eventi o show cooking.
Definisci la cucina con tre aggettivi: appetitosa, curiosa e “teporosa”, ci spieghi meglio?
Principalmente appetitosa perchè la cucina deve appagare il gusto, anche se è vero che l’occhio vuole la sua parte, perché siamo più invogliati ad assaggiare un piatto che è esteticamente bello.
Curiosa perché sono convinta che non si finisce mai di imparare. Ho delle certezze che possono essere messe in discussione grazie a stimoli nuovi, credo che proprio la curiosità sia ciò che ci porta approfondire e imparare cose nuove, inoltre sono sempre aperta a confrontarmi con gli altri, che siano persone o colleghi dai quali poter avere degli input su ingredienti o quant’altro da proporre poi nei miei piatti. Il termine “teporosa” non l’ho coniato io ma racchiudo proprio quello che voglio fare io con la cucina, cioè trasmettere il senso di accudimento, di prendersi cura di chi sta alla tua tavola.
Facciamo il gioco della prova del cuoco, ci inviti a cena, cosa ci prepari?
Per farlo dovrei fare un chiacchierata con voi , capire chi è il mio interlocutore. Spesso mi chiedono qual’è il mio cavallo di battaglia, ma credo che il lavoro dello chef privato si avvicini a quello del sarto in quanto io devo proporre qualcosa che intuisco, parlando con il cliente che possa appagare il suo desiderio. Posso dirti però io amo cucinare tutto ciò che viene dal mare unitamente con le erbe di stagione.
Sei di origini calabre, qual è il piatto a cui sei maggiormente legata?
Io sono per metà calabrese e metà siciliana, ma un piatto che per me rappresenta la famiglia è la pasta al forno che a casa mia viene preparato come una pasta secca ripiena di sugo di pomodoro, polpettine, formaggio ed uova sode.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Mi chiedono spesso se ho il desiderio di aprire un ristorante, ad oggi non è nelle mie idee, ma posso dire che mi piacerebbe poter creare un spazio multifunzionale dove poter ospitare diversi progetti, che stanno già iniziando a definirsi, che metto al centro il cibo come elemento di coesione e comunicazione. Questo progetto ancora sta prendendo forma nella mia testa ma posso dirti che mi piacerebbe coinvolgere alcune persone che già ad oggi fanno parte della mia vita lavorativa con le quali condivido la stessa visione del lavoro e del cibo, che rappresenta un o strumento prezioso attraverso il quale possiamo far comunicare le persone per ottenere dei risultati che vanno oltre il semplice piacere di condividere la tavola.