Un affare di famiglia, quello della Cantina dell’Abbazia, non solo dei Di Bonito ma anche della mia. In tanti mi avete chiesto dove mi piace mangiare, dove ho festeggiato le più belle ricorrenze, il mio ristorante del cuore: eccovi svelato l’arcano. I miei 40anni, le promesse di matrimonio dei miei fratelli, comunioni, i 50anni di matrimonio dei miei genitori, serate tra amici od una semplice cena a due, li ho trascorsi tutti qui, avvolta dal calore, l’affetto, la professionalità e la buona cucina, dai sapori di un tempo, dello chef Felice Di Bonito e la sua splendida famiglia. Conosco Felice, Sabrina, sua moglie e Lino, suo fratello, da circa 15 anni, praticamente dall’inizio della loro avventura in quel di Pozzuoli, ed ho avuto l’onore di ricevere Felice e sua moglie anche nel mio ristorante parigino. La Cantina dell’Abbazia nasce nel 2004, immersa nel verde dei Campi Flegrei, nell’antico borgo dell’Abbazia di San Martino, ex residenza estiva dei monaci dell’omonimo, oggi famoso, museo napoletano. La storia di Felice, lo chef, è quella di un ragazzo puteolano, discendente da una famiglia di macellai. Sin da ragazzino mostra autonomia, intraprendenza e curiosità, impostando, poi, la sua vita e la sua carriera su una frase che gli diceva suo nonno: ” e mena’ cient’ rezz’ pe piglia’ nu ciciniello”, incoraggiandolo, cosi, ad intraprendere tutte le strade che si sarebbero offerte a lui, senza scoraggiarsi, prima di trovare quella giusta. Cosi, Felice, diventa una sorta di “multitask”, passando attraverso vari percorsi di vita, professionali e personali, forgendo un carattere deciso e costruendo una reputazione di operaio serio e volenteroso. Completamente autodidatta, amante della buona tavola, fatta di pescato fresco, di carni eccezionali e di piatti della tradizione, aiutato dal fratello, dalla moglie e dalla mamma, decide di rilevare il ristorante dello zio, per dare vita ad un luogo caloroso ed accogliente, dove sono messi all’onore i prodotti, di terra e di mare, del territorio flegreo, con un colpo d’occhio alle nuove tendenze culinarie. Una scommessa, personale e famigliare, che ha mantenuto tutte le promesse. La Cantina è composta da due sale, capaci di ospitare un centinaio di convivi, luogo ideale per celebrare occasioni speciali od offrirsi un’intima cenetta a due. Se siete amanti del “vintage”, sarete serviti perché la famiglia Di Bonito è collezionista di vecchie apparecchiature, tutte esposte nel locale, spaziando tra vecchi sifoni colorati, caffettiere ed utensili di rame, senza dimenticare vecchie radio e casse. L’arredo è rigorosamente in legno pregiato ed un frigo, con l’esposizione dei migliori tagli di carne, completa calorosamente il decoro. Dal passo, possiamo ammirare la splendida cucina, iperequipaggiata, pulita e ben organizzata. Non è escluso incontrare tra i clienti qualche VIP o giocatori del calcio Napoli, habitué del posto.
Le pietanze sono rigorosamente di tradizione campana, dai sapori genuini di una volta, taluni innovati e contaminati con accostamenti di sapori sorprendenti. Nel tempo, ho scoperto tanti menù degustazione, più vari gli uni dagli altri, sempre rispettando la stagionalità delle materie prime, pasta fresca fatta in casa, zuppe “dimenticate”, egregiamente riportate ai giorni nostri, pescato di giornata e tagli di carni pregiate come le irlandesi, le argentine e le scozzesi, con nota di merito per la Black Angus Made in USA. Notevoli anche la degustazione di formaggi ed i dolci fatti in casa. Ma, il BEST SELLER più gettonato e per il quale si viene alla Cantina, anche da lontano, è la GENOVESE. Eseguita nel pieno rispetto della tradizione, spiegare il gusto, non le renderebbe sufficiente omaggio, ma quello che posso dire con certezza è che non si evita un BIS con STANDING OVATION. Noi, in famiglia, fatto nel 99% dei casi. Il mese scorso, ho ripetuto l’esperienza, sapendo che, in tempo di Porcini, una tagliatella di Felice, non poteva mancare e chiaramente pure i paccheri alla genovese. Tutto sublime, come al solito, con una qualità di funghi dalla consistenza e dal profumo extra. Per terminare in bellezza, ho preferito un piatto di formaggi misti, campani e non, accompagnati da confetture e mostarda fatte in casa. Abbastanza varia la carta dei vini con le varie etichette campane e nazionali, egregiamente consigliate da Lino, anche per la scelta di liquori e distillati delle marche più pregiate. Ottimo il rapporto qualità/prezzo. Alla Cantina dell’Abbazia mi son sempre sentita come a casa ed è uno di quei rari luoghi a me cari e dove con fiducia posso dire: “Felice fai tu”, senza essere delusa, perché, da cuoca, conosco bene l’importanza di questa frase ed è un onore concesso a pochi, purtroppo. Felice e’ la perfetta incarnazione dell’oste di un tempo, per vecchi o nuovi clienti, trova sempre un minuto per venire al tavolo a salutare, perfettamente coadiuvato da Lino, Sabrina e tutta la squadra, sempre attenti a tutte le nostre esigenze e molto presenti, assicurando un ottimo servizio e, soprattutto, ben organizzato. Come Felice, condivido lo stare lontano dai falsi riflettori, inutili da rincorrere, quando si è “stelle” che brillano di luce propria. Il passaparola, la buona cucina, la professionalità ed il “savoir-faire”, restano sempre il mezzo più efficace per raggiungere quella “qualità” che ti contraddistingue dall’effimero successo dei “brand” alla moda. Una certezza destinata a durare nel tempo ed al quale io associo i ricordi più belli di famiglia. In questo assurdo tempo di pandemia, la famiglia Di Bonito ha, coraggiosamente, scelto di chiudere. Impossibile mantenere un certo standing di qualità in tempi cosi ridotti di apertura. Vi aspettiamo ragazzi….. Non mollate.