La locatio della Mela Stregata è prestigiosa, un tiro di schioppo dal lungomare, nella storica ed evocativa Via Arcoleo, crocevia di uffici e redazioni nella Napoli che “fu”, snodi culturali, ricordi ed emozioni sul filo della memoria: il concept, la zuppa di cozze ed un dessert omonimo, a fare da viatico per la versione partenopea del locale La Mela Stregata della chef Santa di Mauro e di suo marito Antonio D’Ausilio, che raddoppiano la sede originaria di Lusciano – provincia di Caserta – che rimane tutt’ora operativa, anche come pizzeria d’autore.
La Mela Stregata mutua il proprio nome, immaginifico ed evocativo, dal passato della titolare, dalla rievocazione gastronomica di sensazioni mai sopite, profumi di mela e cannella che riempivano le nari in suadenti giornate d’infanzia: la metodologia di preparazione è assolutamente top-secret, ma gli ingredienti sono rigorosamente selezionati, non mancano pasta sfoglia, mela annurca igp, crema pasticciera ed amarene fresche, istinto e forma che convergono nel risultato finale, vera e propria delizia del palato.
Elegante e luminoso l’ingresso, con il bancone in risalto, l’impressione che se ne ricava, nel corso di questa serata di presentazione del locale curata dalla giornalista Laura Gambacorta, è di accoglienza e ospitalità, con la voglia di raccontare un retaggio gastronomico e culturale a fungere da fil rouge: affiatata e sinergica la brigata di sala, con la direzione della cucina, ad assecondare la creatività della titolare, affidata allo chef Salvatore Sacco, e la sala al maitre Mateusz “Matteo” Jan Chciuk.
Diamo inizio alla degustazione, e l’atro ingrediente in assoluto risalto è il baccalà, declinato sia in preparazioni tradizionali, che in altre più eterodosse, come il carpaccio agli agrumi e mela annurca caramellata, o mantecato con scarola liquida e crostone di pane cafone: gustosa ed originale l’entreè proposta, “tre b”, baccalà barbabietola e bacon, con una sapidità davvero grintosa che tuttavia evidenzia la corretta dissalatura dell’ingrediente principale, seguita dal primo – perfetta la cottura della pasta – ovverosia spaghetti con baccalà e panura saporita.
Arriva il momento del primo “signature dish”, ovverosia la zuppa di cozze “made in Campania” con ingredienti secondo la tradizione, cristallizzata senza tuttavia intransigenze, se è vero che a questa se ne affianca la versione “deluxe” con astice canadese – influenze cosmopolite – e che nel periodo invernale verrà sostituita, secondo disponibilità, con la zuppa di pesce: gustose le cozze flegree, dolci i pomodorini tondini gustarosso, croccante il polpo e gli scampi freschi, il peperoncino, i crostini freschi e lo straordinario olio evo monovarietale estratto a freddo della fattoria di proprietà familiare “L’Uliveto” rappresentano un reciso discrimine a favore dell’assoluta qualità e sapiente amalgama degli ingredienti impiegati.
Arriva il momento dell’iconico dessert, “la mela stregata”, una tentazione seducente verso una variegata fantasia gastronomica, adolescenziale ed insieme adulta, composta da crema mou, pasta sfoglia calda, ripieno cremoso alle mele ed un’amarena: davvero memorabile al palato, nonostante le dimensioni ragguardevoli, riesce a saziare senza tuttavia eccedere in dolcezza al palato, complici le raffinate stratificazioni di sapori concepite.
Interessante e funzionale, concludendo, il pairing proposto con i vini della cantina Telaro di Galluccio, provincia di Caserta, in sequenza progressiva, lo spumante brut da Falanghina “Tefrite 2019”, il Greco IGT “Le Cinque Pietre – Roccamonfina” del 2019, ed infine i due prodotti aziendali di punta: la Falanghina “Vendemmia tardiva Roccamonfina IGT 2018”, ed il passito da uve Falanghina “Cinque Pietre IGT”, ideale sul dessert “la mela stregata”, a sostituire i distillati usualmente impiegati, nell’abbinamento, dalla storica azienda Petrone, nella sede principale.