La minestra maritata, piatto partenopeo tipico delle feste, probabilmente  trae origine dall’antica Roma.
Una antenata di questa zuppa risalirebbe addirittura a Marco Gavio Apicio essendo riportata nel ” De re coquinaria”.
In ultimo però sarebbero stati gli spagnoli a portare la “podrida”, minestra di verdure e carne, nel regno di Napoli durante la loro dominazione.
L’attuale nome di ” minestra maritata” deriverebbe semplicemente dal fatto che in questo piatto, carne e verdura si uniscono, si “sposano” perfettamente insieme.
Si narra che gli ingredienti principali della ricetta originale siano cicoria, scarulelle,  verza, carne e scagliuozzi.
Ingredienti poveri, della tradizione popolare ma ricca e nutriente.
Piatto delle feste per eccellenza tanto da comparire sulle tavole napoletane sia a Natale che a Pasqua. La ricetta però prevede delle leggere differenze a seconda del periodo dell’anno in cui viene preparata.
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Peppe Maiorano, chef patron di una delle trattorie tipiche napoletane l’Osteria la Chitarra, più conosciute e apprezzate degli ultimi 20 anni ci racconta la sua ricetta e ci spiega la differenza tra la minestra “di Natale” e quella “di Pasqua”.
“Secondo la tradizione della mia famiglia la minestra maritata di Natale si prepara con la seguente ricetta.
Per il brodo di carne:
800 gr di corazza di manzo;
1 kg di traccie di maiale o gallinella;
1 gallina;
200 gr di “annoglia”;
1 osso di prosciutto da tenere da parte.
“Le verdure”:
400 Gr di broccoletti;
300 gr di cicoria;
300 gr di borragine;
400 gr di torzelle;
2 scarole lisce;
1 verza di grandezza media;
300 di bietole.
Procedimento
Lessare le verdure separatamente, in modo da rispettare le diverse consistenze, lasciandole “al dente”. A cotture ultimate “mischiarle” tutte insieme.
Preparare il brodo di carne. Potete anche cuocere insieme le diverse carni ma ricordando di controllare le diverse consistenze del manzo, maiale e gallina.
In acqua fredda, aggiungere in pentola, insieme alle carni, due belle coste di sedano, una cipolla e tre carote e far andare 4/5 ore, schiumando ogni tanto.
Contemporaneamente, a parte, preparare un altro brodo con l’osso di prosciutto, facendo cuocere un paio di ore.
Una raccomandazione per il brodo di prosciutto, a cottura ultimata, controllare il sapore in quanto l’osso potrebbe, in qualche caso, rilasciare un sapore rancido. In quel caso ovviamente buttarlo via.
A questo punto tagliate tutte le carni a pezzetti e aggiungetele alle verdure.
La minestra va servita calda con una spolverata di pecorino romano o parmigiano, in base al gusto.
La “maritata” a Napoli si prepara anche a Pasqua ma, sempre secondo le tradizioni della mia famiglia, la ricetta cambia leggermente in base alla stagionalità delle verdure e alla stagione diversa, più calda, che necessita di pietanze un po’ meno caloriche.
Ecco allora che il brodo diventa solo di gallina o cappone e le verdure utilizzate sono soltanto scarolelle, cicoria e borragine.”
Grazie a Peppe Maiorano per la preziosa testimonianza.
La minestra maritata,  con le sue differenze “stagionali”, è l’esempio perfetto di quanto la cucina del passato si adeguasse allo scorrere naturale delle stagioni.
Forse oggi è più facile fare confusione tra ingredienti, stagioni e ricette ma in casi come questi la tradizione deve farci riflettere sul tema della stagionalità e su quanto sia necessaria per conoscere davvero le fondamenta della cucina.

Anna Orlando

Maturità classica, laurea in giurisprudenza, avvocato da oltre 15 anni. L'interesse per la cucina e per il cibo nasce dall'aver osservato in silenzio prima una nonna e poi una mamma ai fornelli. L'essere...

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