Non è vero, ma ci credo! Nell’intento di voler alleggerire il pianeta dai troppi “packaging” e ridurre l’effetto gas serra, i ricercatori della CARNEGIE MELLON UNIVERSITY a Pittsburg, in Pennsylvania, hanno realizzato un prototipo di pasta, piatto, con delle scanalature nell’impasto, che durante la cottura assume forme tridimensionali.
Addio fusilli, penne e rigatoni? Chi può dirlo! Dopo i “cazzetti” e le “fichette” più nulla ci spaventa. Vi spiego come funziona per realizzare la MORPHING PASTA, nome proveniente dal Morphing Matter Lab dell’università.
Certo, l’imballaggio di un comune pacco di pasta oltre ad essere ingombrante, è difficile da smaltire. Così, questi ricercatori, ispirandosi ai pacchetti di noodle, piatti, compatti e salva spazio, hanno realizzato un prototipo di pasta 3D, che nell’acqua bollente si trasforma, assumendo forme diverse prestabilite.
Nessun segreto riguardo alla ricetta: farina di semola ed acqua, come vuole la tradizione. Uno stampo speciale imprime dei solchi sull’impasto, in punti specifici, studiati per dargli la forma desiderata in cottura ed il gioco è fatto. Quanto al gusto, sembra sia abbastanza equivalente, risultato di anni di studio e di ricerca, coadiuvati da uno chef di cucina.
Fonte di ispirazione, per gli imballaggi piatti, tipo quelli dei mobili di Ikea, che hanno invaso il nostro quotidiano per facilità di trasporto e di stoccaggio.
Grande vantaggio riscontrato, oltre alla riduzione della plastica da imballaggio, altamente inquinante, anche la riduzione dell’impronta di carbonio, dato che questo tipo di pasta cuoce più rapidamente di quella classica, essendo meno rigata.
Immagino il beneficio per il pianeta, visto l’enorme consumo di pasta al mondo. Basta pensare che in Italia l’1% delle emissioni di gas serra dipende, proprio, dalla cottura della pasta.
Resta da capire se, nel vortice della tradizione/innovazione odierna, soprattutto noi italiani, saremo pronti ad accettare un eventuale cambio “look” cosi radicale. A me, l’idea piace e non vedo l’ora di provarla.