Si inaugura la collaborazione fra Umberto Ventriglia e il Borgo Contessa Iolanda – divenendo il primo resident chef dell’osteria dell’elegante bed and breakfast nel cuore di Casertavecchia.

In periodi professionalmente così difficili e perigliosi, come questi conseguenti all’emergenza sanitaria pandemica da Covid-19, diventano sempre più incisive e dirimenti le partnership, intese come profusioni di sinergie professionali e operative, nel settore eno-gastronomico.

Si carica di particolare, valenza, ciò premesso, l’evento di inaugurazione per stampa e operatori del settore – cena e relativo pairing dei vini – tenutosi presso una location unica al mondo per fascino storico e suggestioni culturali, ovverosia il borgo di Casertavecchia.

I piatti di Umberto Ventriglia, chef ed owner della Terrazza del Gusto in Portico di Caserta, informale e dinamico home restaurant, si sono caricati di ulteriori pregnanze simboliche e sfumature gustative, anche grazie ai sapienti vini in abbinamento della Fattoria Pagano di Carinola, fortemente identitari e di grande struttura.

Alla presenza di pochi selezionati ospiti, tra cui il vigneron Angelo Pagano e l’infaticabile talento della sommelierie Giuseppe Ventriglia, in forze all’Agristor Due Torri di Presenzano – per inciso, fratello dello chef – ci siamo accomodati nell’elegante cortile patrizio del bed and breakfast “Borgo Contessa Iolanda”, dove è stato servito un cocktail d’accoglienza, prima di raggiungere la terrazza, il profilo arcaico del Duomo, di origine longobarda, a stagliarsi imponente alla nostre spalle in una fresca serata estiva.

Un “concept menù” quello ideato e messo a punto dalla chef Ventriglia, icasticamente denominato “amore e psiche”, in cui ogni piatto seguiva una progressione ideale con un comune denominatore, alla scoperta delle radici ataviche del gusto.

Si parte dall’originalità dell’amous-bouche “gambero caprese”, con battuto di gamberi e pomodoro dry in sfera di bufala, passando per le suggestioni cromatiche dell’antipasto “futurismo di polpo e patate”, con polpo cotto a bassa temperatura, su crema di patate allo zafferano e piennolo confit.  

Si prosegue con “terremoto 1693”, bottoni alla ricotta di Bufala con zest di limone e spada scottato, fonduta di pecorino laticauda, seguito dal “brutto ma buono”, scorfano in crosta di tarallo napoletano, chips di lardo di Nero casertano, davvero sfilettato alla perfezione e dalle eleganti stratificazioni di sapori. Una menzione assoluta, infine, per il dessert conclusivo, “lemon Pollock”, bavarese al limone, croccante alle mandorle, lemon curd, gelee al te nero e fave tonka.

Incisivi e dalla radicata tradizione territoriale i vini in abbinamento, come dicevamo, della realtà enologica – in continua ascesa – Fattoria Pagano, con delle viti ubicate esattamente alle spalle del vulcano spento di Roccamonfina, il mare nelle immediate prossimità, a caricarli di note variegate al palato e all’olfatto.

In assaggio – come non notare la bellezza intrinseca delle etichette, pregne di riferimenti mitologici e arcaismi figurativi – il Fabula – Falerno del Massico Doc 2020, seguito dal Rosè “Roccamonfina Rosato IGT 2020, l’imponenza e struttura del successivo “Pectus – Falerno del Massimo bianco DOC 2020”, ed infine una vera e propria chicca, la Falanghina Vendemmia tardiva IGT Roccamonfina 2016, straordinaria longevità per un’incredibile persistenza di sorso.

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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