Alessandro Condurro è il pronipote di Michele Condurro, nonché creatore e Amministratore di Michele in the world, la startup che ha in concessione i diritti per l’impiego di nome e marchio de “L’Antica Pizzeria da Michele” nel resto del mondo.
Come si è svolta l’inaugurazione de “L’Antica Pizzeria da Michele” a Los Angeles?
L’inaugurazione della pizzeria è avvenuta il 22 febbraio, l’apertura al pubblico ci sarà il 12 aprile. L’agenzia di comunicazione americana ha attuato la politica delle “feste private”, per attirare l’attenzione del pubblico, fino all’apertura effettiva. In occasione del 24 febbraio della notte degli Oscar, il 23 organizzammo una festa dedicata alle celebrity, c’erano super star conosciute come Adrien Brody e Jeremy Renner, ma soprattutto molti sceneggiatori e registi.
Cosa mi puoi dire sulla location?
La location si trova a due minuti dall’Hollywood Boulevard. Le varie pizzerie di Michele In The World si differenziano in base al posto e alle esigenze degli abitanti. La pizzeria di Los Angeles è molto “cool”, l’arredamento è elegante con tanti pezzi d’arredo come camini pianoforti, divanetti. E’ la tipica location degna di ospitare una super star.
Cosa differenzia le varie pizzerie di Michele In The World?
Il prodotto trainante sono sempre la margherita e la marinara, uniche pizze che facciamo a Napoli. Per le esigenze della gente che vive fuori, abbiamo studiato un menù internazionale che prevede quattro, cinque tipi di pizza, a queste abbiamo aggiunto gli antipasti, la carta dei vini e delle birre brandizzate. A Tokyo, per esempio, offriamo molte verdure e piatti con la soia, cose tipiche giapponesi.
Dall’inaugurazione ad oggi, come stanno reagendo gli americani?
Dal 22 febbraio, giorno dell’inaugurazione, siamo stati sommersi da richieste di prenotazione, soprattutto da italiani che vivono a Los Angeles.
Qual è la sede in cui la pizzeria ha avuto più successo rispetto alle altre?
Tutto sta nel capire cosa si vuole intendere con la parola “successo”. A parte Napoli, se consideriamo il numero di pizze fatte nell’arco della giornata, direi che Roma e Milano sono quelle più forti. A Tokyo la cosa è ben diversa, i giapponesi considerano la pizza come accompagnamento, prendendo un’unica pizza da dividere per quattro persone, ciascuno accompagna il proprio trancio con un piatto di verdura. A Tokyo si fa una media di 200 pizze al giorno, per noi sono zero, ma per loro sono numeri allucinanti. La pizzeria ha successo ovunque, tutto dipende dalle attitudini alimentari del posto in cui si trova.
Raccontami qualche episodio simpatico accaduto a Los Angeles?
Il giorno dell’inaugurazione ci sono state le telecamere di Mediaset a registrare una puntata di “Italiani nel mondo”, la trasmissione era incentrata su di me e sull’apertura della pizzeria a Los Angeles. Arrivati sull’Hollywood Boulevard, con le telecamere che mi riprendevano, la gente, credendo che fossi un attore, iniziò a fermarmi e a chiedermi foto ed autografi. Sono stato anch’io una super star per un giorno.
Che progetti hai per il futuro?
Il mio obiettivo è quello di ingrandirci sempre di più, il 10 aprile apriremo una pizzeria a Dubai, al ritorno abbiamo altre due aperture in Italia, una a Bologna e l’altra a Verona.
Michele In The World è la prova concreta di come da una pizzeria del 1870, che ha puntato fin da subito sulla tradizione, si possa conquistare pian piano tutto il mondo. Servono soltanto gli ingredienti giusti.