Il latte sintetico è già realtà in alcuni paesi, grazie all’impegno di numerose aziende del food tech.

L’azienda israeliana Remilk è la prima in Europa produrlo, decidendo di costruire una fabbrica in Danimarca. Fabbrica che mira a sostituire 50.000 mucche all’anno. 

Il loro slogan recita:

Abbiamo ricreato un prodotto caseario che rende il mondo un posto migliore.

Dal momento che tanti altri componenti vengono aggiunti alle proteine sintetizzate, non è corretto definirlo sintetico” al 100%. Si tratterebbe di latte non animale, prodotto artificialmente in laboratorio. Sfrutta i lieviti specializzati per la produzione delle proteine del latte, tramite processo di fermentazione. Il prodotto ottenuto non contiene lattosio e colesterolo o tracce di antibiotici ed ormoni.

Come si produce il latte “sintetico”

Come già anticipato, si sfrutta un processo di fermentazione da parte di lieviti, modificati geneticamente. Nel DNA del lievito vengono inserite le “istruzioni” su come si producono le proteine del latte. Questo è stato possibile in quanto è stato già identificato nel DNA delle mucche quale fosse il gene responsabile della produzione delle proteine.

Successivamente, questi lieviti crescono all’interno di “fermentatori” e i microrganismi che si formano si moltiplicano producendo le proteine del latte.

Vengono poi aggiunti vitamine, minerali, grassi non animali e zuccheri (quindi niente colesterolo o lattosio) per formare un latte “animal-free”, da cui sarà possibile ottenere qualsiasi prodotto lattiero-caseario.

Il latte “sintetico” è più ecosostenibile?

È una produzione ancora poco diffusa a livello mondiale quindi al momento non è possibile stabilire qual è il suo impatto.

Sicuramente la sua produzione avrà un impatto positivo in termini ambientali. Come la carne coltivata, potrebbe contribuire a mitigare l’impatto dell’allevamento di bovini e altri animali impiegati nella produzione di latte vaccino, più impattante.

 Produrre latte in laboratorio potrebbe potenzialmente ridurre la quantità di acqua utilizzata e soprattutto, non usando animali, limitare le emissioni di gas serra in atmosfera.

Prospettive future

La tendenza ha già messo in allarme i produttori tradizionali, ma va ribadito sia che per una produzione di massa ci vorranno anni di sviluppo e ricerca nel campo, sia che la nuova tecnologia potrebbe anche solo affiancare e non necessariamente sostituire la produzione lattiera casearia tradizionale.  La scoperta è, in ogni caso, di grande rilievo, perché cambierà il modo nel quale pensiamo ai prodotti latto-caseari. 

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Alessia Acunzo

Mi chiamo Alessia Acunzo 29 anni, di Napoli. Laureata in Discipline dello spettacolo. Ogni giorno cerco di pormi un obbiettivo nuovo, anche semplice da raggiungere per essere stimolata. Le mie passioni...

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