Marco Pellone è un ragazzo giovane che però di pizze ne ha fatte già tantissime insieme al fratello Antonio ed al papà Ciro nella loro pizzeria alla Loggetta, un piccolo quartiere vicino lo Stadio San Paolo.
“Questo lavoro è molto sacrificato, ti obbliga a correre e ad andare controcorrente rispetto al normale scorrere del mondo moderno; mentre i ragazzi della mia età il venerdì ed il sabato uscivano io e mio fratello lavoravamo in pizzeria.”
Sacrificio, tradizione, qualità sono queste le tre caratteristiche che subito mi hanno colpito durante la nostra intervista.
Qual è la storia della vostra Pizzeria?
Siamo pizzaioli da generazioni, il nostro cognome Pellone è famoso nel mondo delle pizze, il nostro legame familiare con il passare del tempo si va via via diluendo…mio padre Ciro è figlio di un cugino …cosi come anche mia nonna veniva da una famiglia di pizzaioli quindi buon sangue non mente
Papà ha aperto l’attività qui alla Loggetta nel 1984, all’inizio solo asporto, poi con l’aiuto di noi figli (Marco e Antonio), che ci alterniamo al forno e in sala, ci siamo allargati.
Nel 2008 abbiamo aperto la sala e da quel momento gestiamo io e mio fratello la pizzeria e nostro padre fa da supervisore.
Quanti sacrifici fanno i pizzaioli?
Sia io che mio fratello fin da piccoli venivamo in pizzeria a giocare con i panetti, mio fratello più di me io in realtà cercavo quando potevo di svignarmela. Mio fratello ha 40 anni e io 34, tutti e due sposati io ho tre bambine l’ultima di 8 mesi. Ci siamo sposati presto; diciamo che questo lavoro è molto sacrificato, ti obbliga a correre, ad andare controcorrente rispetto al normale scorrere del mondo moderno, mentre i ragazzi della mia età il venerdì ed il sabato uscivano io e mio fratello lavoravamo in pizzeria.
Se vuoi fare il pizzaiolo, non ci sono altre possibilità, devi stare in Pizzeria altrimenti meglio prendere un’altra strada.
Tradizione o Innovazione?
Negli ultimi tre anni c’è stato un cambio forte verso la qualità, una virata verso la ricerca di prodotti e materie prime speciali che potessero regalare ai nostri clienti un’emozione da ricordare.
Bisogna differenziarsi dagli altri, abbiamo capito che ormai siamo troppi ed è necessario oltre che giusto valorizzare il prodotto pizza.
Noi siamo tradizionalisti, la nostra è una pizza tradizionale pura, a impasto diretto con lievitazione di dodici ore, ma allo stesso tempo crediamo che si possa dare più attenzione ai prodotti agli impasti al topping da usare. La nostra è una ricerca continua e costante di prodotti sempre migliori da mettere sulle nostre pizze.
Ci divertiamo a fare pizze diverse, ma sempre partendo dalla tradizione….ad esempio l’ultima novità è pizza con il soffritto, pizza con zucca e noci , la pizza pastore con pomodori gialli, salsiccia e provolone del monaco….giusto per citarne alcune.
Cerchiamo inoltre di curare anche il resto dell’esperienza del nostro cliente motivo per il quale ad esempio abbiamo inserito la carta dei vini e scelto tre birrifici artigianali campani (serrocroce, karma,aspide) per offrire più scelta a chi consuma le nostre pizze oltre che di curare al meglio il servizio nella piccola ma curata sala, dove, su tutto, spiccano le bellissime Ceramiche Massimino di Vietri sul mare.
Cosa pensi delle pizze Gourmet?
A me non piace il termine gourmet, piuttosto parlerei di ricerca della qualità la pizza è e deve restare un prodotto popolare, da noi la pizza più particolare non supera mai gli 8 euro, lasciando alle famiglie meno indigenti la possibilità di poter gustare la pizza, nonostante la crisi che ha colpito negli ultimi anni la nostra città.
Ognuno deve avere la propria identità oggi purtroppo si corre dietro alla novità molti fanno il canotto….qualcuno ha avuto successo…in effetti la pizza è buona e tutti vogliono provarlo ad imitarlo. Si può essere tradizionalisti o innovatori, ognuno ha la sua dignità…bisogna seguire una strada e portarla avanti senza cadere nel ridicolo e nell’esagerazione degli impasti di 48/96 ore…noi non seguiamo queste mode.
Inoltre evidenzio che le classiche margherita e marinara, ripieno rappresentano ancora il 60 % delle vendite.
Quanto contano i social oggi?
La nostra clientela sta aumentando grazie alla presenza su internet e sui social e grazie alle recensioni…seguo personalmente quest’attività e sono oltre che pizzaiolo anche un social media manager…J
Mi piace mostrare il prodotto che facciamo in quanto sono convinto della bontà…vogliamo far vedere a tutti come lavoriamo…siamo in un quartiere isolato e corriamo il rischio di rimanere confinati. Devi venire apposta qui non essendo una zona turistica o di passaggio.
Noi cerchiamo di non farci i selfie mentre lavoriamo, preferiamo valorizzare il prodotto il pizzaiolo è un artigiano non certo una star e come dice Alessandro Condurro “essere famosi sui social è un po’ come essere ricco a Monopoli”
Alla fine chi decide è il cliente che oggi più che mai è informato e sa scegliere!