Mauro Avino è il responsabile della Condotta Slow Food Costiera Sorrentina e Capri e l’organizzatore del Mercato della Terra, a lui abbiamo rivolto qualche domanda per conoscere meglio il progetto:
Come nasce il tuo amore per Slow Food ?
Nasce nel 2007 nelle Langhe, a Pollenzo, durante il corso di laurea in scienze gastronomiche,nell’università creata da Carlo Petrini.
Lo scopo di questo uomo visionario, fondatore di Slow Food,era quello di creare una nuova figura professionale con un approccio diverso al mondo del cibo, il gastronomo, attento ai bisogni dell’uomo e dell’ambiente. Prima di allora non avevo ancora chiaro quanto fosse importante per la società la professione dell’agricoltore, né quanto alto fosse il costo della produzione di cibo in termini di impatto ambientale. Lì ho conosciuto Terra Madre ed ho iniziatole prime esperienze con Slow Food Internazionale.
Come nasce l’idea del Mercato della Terra?
I farmers market come fenomeno diffuso nascono nel paese icona dei disordini alimentari per eccellenza, gli Stati Uniti. Una ricerca degli studenti di Pollenzo (Cn), David Santo, Gigi Frassanito e Linda Kay nel 2006 gettano le basi dei primi Mercati della Terra. Nel 2007 Paolo De Castro, accogliendo il messaggio dei farmers market di oltreoceano, regolarizza in Italia con decreto ministeriale i mercati contadini, facendo nascere da noi il fenomeno guidato fino ad oggi in primis da Coldiretti. I Mercati della Terra di Slow Food, ad oggi presenti in 15 paesi nel mondo, con i loro disciplinari riguardanti i prodotti e gli stessi produttori, nascono però per essere qualcosa di più.
Oltre a stimolare la conoscenza e la vendita diretta tra azienda e consumatore, sono un progetto politico teso a creare comunità tra gli stessi produttori e mobilizzare i temi del cibo buono, pulito e giusto, accessibile ai più e ad un prezzo giusto. Sono ammessi ad esempio unicamente i formaggi di chi è allevatore e nello stesso tempo trasformatore, oppure si favoriscono gli agricoltori che si autoriproducono i propri semi, ancora la forte attenzione alle ingiuste forme di sfruttamento della manodopera e così via.
Quando mi sono ristabilito in Campania, non essendo ancora nati mercati della terra in sud Italia, chiesi a Slow Food Campania quattro anni fa or sono di potermene occupare. Ho incontrato persone appassionate e capaci sulla mia strada, è nato così il primo Mercato della Terra con il patrocinio del Comune di Piano di Sorrento. Ormai è una realtà, un appuntamento fisso ogni seconda domenica del mese nel mercato ortofrutticolo cittadino e presto, spero, ne attiveremo anche altri in Campania.
Il prox evento ci sarà domenica 8 Maggio
Quali sono i numeri (n° produttori, n° vendite…etc n° visitatori)?
Il Mercato della Terra ‘Costiera Sorrentina’ vede ruotare ad oggi una quarantina di aziende, sia locali che di tutta la Campania. Il limite è quello dei 40 chilometri, ma sono sempre graditissimi ospiti i produttori dei Presidi Slow Food e della Comunità del cibo provenienti da tutt’Italia.
Le aziende partecipanti, tutte soci Slow Food, si candidano tramite un modulo online, dichiarando di volta in volta i prodotti stagionali che porteranno alla vendita.
Questo ci permette, con un gruppo di agronomi volontari, di visitare a campione le aziende prima del giorno di mercato, garantendo così
che i prodotti siano solo quelli presenti in campo. Dalle ore 9 fino alle 13, con un paniere che va dall’ortofrutta di stagione, alle farine di grani antichi, al pane di lievito madre, ai mieli, ai formaggi, ai salumi, alle birre artigianali, le 24 postazioni dei produttori soddisfano la spesa di 2.000 o più visitatori provenienti da tutta la Campania, ma è un numero in crescita.
L’obiettivo è il ‘prezzo giusto’, per questo abbiamo creato l’osservatorio dei prezzi; questi ad ogni appuntamento vengono rilevati dai volontari, il cui lavoro è determinante per tutta l’organizzazione.
Un momento molto atteso dai cittadini sono i Laboratori del gusto e della terra, nei quali si ha modo di conoscere le aziende ed assaggiare i loro prodotti di stagione; quest’anno il tema principale sono i legumi, così come la FAO ha voluto decretare nel suo calendario internazionale.
Dopo la globalizzazione c’è un forte ritorno al glocal ed alla tipicità, qual è il tuo punto di vista?
Oggi una manciata di multinazionali, con economie superiori a quelle di molte paesi, controllano le sementi in agricoltura ed il cibo di tutto il mondo, determinando così l’erosione delle biodiversità locali; basti pensare, un esempio per tutti, alle pesanti deforestazioni che fanno spazio ai nuovi impianti di palma da olio. Attraverso i canali della grande distribuzione solo poche decine di varietà vegetali e animali arrivano infine sulle nostre tavole, determinando l’abbandono da parte degli agricoltori di innumerevoli bontà meno adatte alla filiera industriale, vuoi per le rese inferiori o perché più delicate.
L’attuale attenzione alla dimensione locale, al proprio cibo, al nostro ambiente, forse è un tentativo antropologico di difesa; l’uomo cerca di riprendersi un ruolo centrale, una sua identità, «sono ciò che mangio».
I Mercati di Slow Food sono buoni e divertenti, soprattutto contribuiscono a restituire dignità ai produttori, loro sono i veri custodi della biodiversità e i primi ambasciatori di questi temi. Noi diciamo sempre:
«Dietro ogni grande piatto, c’è il lavoro della terra»
ciò vuol dire che dobbiamo rivolgere lo sguardo, non solo a dove si potrebbe arrivare, bensì anche a da dove veniamo.
L’idea di un consumismo senza limiti è fortemente in discussione, e personalmente penso che ognuno di noi dovrebbe favorire un modello alternativo di alimentazione, più attento ai bisogni del proprio territorio, piuttosto che assecondare le esigenze di un’entità immateriale che molti chiamano ‘libero mercato’, ma che di umano ha poco o nulla. Con i nostri acquisti quotidiani abbiamo questa possibilità, possiamo esercitare una scelta.
Cosa manca secondo te a questo settore e cosa dovrebbe fare la politica per migliorare la situazione?
In questo settore manca a mio avviso il cuore, la centralità dell’uomo cioè, intendendo tutto, dall’agricoltura, all’allevamento, alla pesca, al paesaggio, al diritto per tutti di un cibo di qualità. La politica in questo è centrale, ha il dovere di proiettarci nel futuro, ha la possibilità di scegliere nel presente.
Ultima domanda, il tuo piatto preferito e se cucini anche una tua ricetta
Non ho un piatto in particolare, ma difficilmente riuscirei a dire di no ad un piatto di spaghetti di Gragnano conditi con basilico, pomodorini del piennolo del Vesuvio saltati con un filo d’olio extravergine sorrentino e con delle scaglie di cacioricotta cilentano. Già mi è venuta l’acquolina.
La mia sfida personale in cucina invece sono la voluttuosità del babà nella sua nuvola di aromi e la musica della sfogliatella riccia. Il segreto è che non mi accontento mai, così ho un passatempo che durerà tutta la vita.
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Mauro Avino – Dopo gli studi scientifici in fisica in giovane età, occupatosi di animazione digitale di mondi virtuali, successivamente di sicurezza nel settore bancario, incontra per la prima volta un contadino a Bra, la città quartier generale di Slow Food. Non avendo resistito a laurearsi in scienze gastronomiche in Piemonte, oggi è impegnato nei mercati di Slow Food e sogna di allevare galline felici.