Monia Di Liello classe 1988, trascorre tutta la sua infanzia a Procida, circondata dai profumi tipici dell’isola.
Tra le sue tante passioni emerge quella per la cucina, grazie alla madre, che le faceva mettere le mani in pasta sin da bambina. Si trasferisce a Roma all’età di 19 anni dove inizia a studiare comunicazione e marketing, la vocazione per la pasticceria però la convince a tornare sui suoi passi. Inizia così, da autodidatta, la collaborazione con varie pasticcerie e ristoranti nella capitale, corsi di formazione con maestri pasticceri italiani tra cui Luigi Biasetto, e uno stage presso il ristorante Metamorfosi di Roy Caceres.
Approda nei ristoranti e caffetterie Angelina nel 2015, dove oggi è chef pasticcere executive di tutta la catena.
Non ama gli artefizi moderni e la pasticceria che definisce di plastica.
Le sue preparazioni sono ispirate alla tradizione italiana, ai sapori autentici e alle materie prime di altissima qualità
Ciao Monia, come nasce la tua passione per la pasticceria?
Ho sempre amato i dolci, ero una bimba golosa e adoravo preparare le torte con la mia mamma. Crescendo ho poi intrapreso un percorso di studi sbagliato e ho creduto, come molti della mia generazione, che la società ci stesse spingendo verso occupazioni da “colletto bianco” ;
noi figli di operai e artigiani abbiamo avuto il timore di imbatterci in un futuro precario e pieno di incertezze, abbiamo purtroppo trascurato le professioni che hanno reso celebre il nostro paese in tutto il mondo.
L’artigiano è depositario di antiche tradizioni e tecniche professionali, una vera e propria ricchezza, spesso sottovalutata e ignorata per chi vive in preda al consumismo.
Sei la pastry chef di Angelina, qual è la Vostra filosofia?
Angelina è il posto che ho nel cuore, mi ha accolto in fasce e creduto in me.
Adesso sento il bisogno di alzare la posta in gioco, vado verso una nuova ed entusiasmante esperienza, presto ve ne parlerò, incrocio le dita!!
Dopo la cucina, anche la Pasticceria sta invadendo la TV, cosa ne pensi?
La tv da intrattenimento è spesso grottesca e volgare, quindi preferisco di gran lunga programmi che raccontano la cucina e la pasticceria, perché no! Sono sempre stata convinta che gli chef avessero proprietà ipnotiche, la pasticceria si compone di belle immagini, forme suadenti e colori invitanti e questo appaga il grande pubblico e lo avvicina sicuramente ai dolci artigianali e alle materie prime di qualità. L’unica cosa che mi fa arricciare il naso è la tracotanza di alcuni dei miei colleghi, non siamo tutti così!
Come definiresti la tua idea di pasticceria?
Non amo la pasticceria di “plastica”, quelle forme perfette e geometriche al limite del possibile, che si compongono di coloranti chimici e non hanno sapore. La mia pasticceria è ricca di sapore, i profumi che vengono fuori durante le lavorazioni sono inebrianti e il mio obiettivo principale è rendere indimenticabile anche il più piccolo pezzettino di frolla.
Qual è la differenza tra la pasticceria laziale e quella campana?
Nel Lazio la pasticceria segue la tradizione ed è legata ai prodotti del territorio. Adorano le crostate, le visciole e le nonne sono tutte brave biscottaie. Le ricette, spesso tramandate di madre in figlia, appartengono al patrimonio culturale del mondo contadino o sono legate alle ricorrenze religiose. La pasticceria campana vanta una tradizione dalle origini antiche e una ricchezza di proposte dolciarie conosciuta in tutto il mondo. Molti dolci campani sono nati nelle cucine dei conventi, come le zeppole e le famose sfogliatelle, ricette a lungo tenute segrete, sconfinate successivamente nelle case delle famiglie nobili. Ogni dolce è comunque legato ad una antica leggenda in Campania e questo è meraviglioso per me!
Hai partecipato al road show Sweet Days, che esperienza è stata e quale dolce hai presentato?
L’esperienza con Identità Golose e Coin, per le giornate dello sweet Days, è stata meravigliosa.
Mi sono divertita e messa alla prova.
Paolo Marchi è un mentore per me ed è stato un onore vedere il mio nome associato ai grandi nomi della pasticceria Italiana!
Il dolce che ho presentato al pubblico romano è molto affine alle mie corde: “cubi di babà con lemon curd, mousse agli agrumi e timo limonato”. Ha riscosso molto successo!
Ora puoi dircelo quale è il tuo dolce preferito?
In realtà, ogni volta che sperimento un nuovo dolce, diventa un po’ “figlio prediletto” che scavalca quello precedente e che appaga la voglia che sto nutrendo in quel momento!
Dovendo scegliere, posso incoronare il babà, fatto con grande maestria, il dolce che in assoluto non mi stanca mai, che cerco nelle altre pasticcerie e che tra le mie preparazioni non manca mai.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Ho un’altra grande passione, la lettura.
Mi piacerebbe un giorno unire in questo strambo matrimonio la pasticceria e il mondo della letteratura;
Ho un torrente in piena di idee legate a questo progetto, chissà cosa ne pensa a riguardo il destino!