La pizza che unisce, la pizza che divide, la pizza che si ama o si odia, la pizza che nasce in Italia ma ormai si mangia in tutto il mondo, classica, napoletana, romana, tonda, in pala, in teglia, gluten free e chi più ne ha più ne metta.
La pizza che parla un linguaggio trasversale e che si è imposta come fenomeno di mercato da una parte all’altra della penisola e non solo e che è diventata veicolo di usi e costumi tra la gente.
Che ha ormai conquistato palcoscenici ben lontani dal suo luogo di origine e altri aspira a conquistarne.
In nome di tutto questo nel weekend appena trascorso si è tenuta a Roma, con enorme successo di pubblico, “La città della pizza” una delle maggiori manifestazioni del settore degli ultimi anni, organizzata da Vinòforum.
L’idea vincente è quella di racchiudere all’interno di un unico spazio, quest’anno il Ragusa Off di Via Tuscolana, tutti i maggiori rappresentanti del cosiddetto “mondo pizza”, ognuno con una sua postazione dotata di forni e tutto il necessario, i quali, avvicendandosi nel corso dei 3 giorni della kermesse, sfornano ininterrottamente pizze da mattina a sera. Pizze e stili provenienti da tutta italia e per tutti i gusti.
Non si contano ormai le manifestazioni, i campionati, i trofei con conseguenti campioni, classifiche e ovvie lamentele ma la forza, a mio dire, di Citta della Pizza si coglie nell’essere riusciti ad andare oltre.
Niente gare e niente classifiche tra “maestri pizzaioli” ma tanti professionisti, l’uno di fianco all’altro, impegnati a dare dimostrazione delle loro competenze davanti ad un pubblico a dir poco entusiasta.
Giornali, radio e tv dedicati ai protagonisti di questa edizione, impegnati a sentire pareri e umori, a carpire segreti, riprendere e fotografare momenti.
Stand espositivi e sponsor da tutta Italia, con degustazioni e dimostrazioni.
La forza della manifestazione consiste nel porsi come una sorta di incubatore che, partendo da un filo conduttore che è la pizza, sviluppa al suo interno una serie di tematiche connesse al mondo del cibo.
Numerosi e molto seguiti i laboratori che hanno visto avvicendarsi altrettanti pizzaioli, ognuno con un tema diverso, dalle pizze vegetariane di Ciro Salvo e Pier Daniele Seu, alll’impasto di Francesco Martucci, passando per le pizze nel ruoto di Pasqualino Rossi, il pane di Renato Bosco, le pizze in teglia di Gabriele Bonci, anche con protagoniste femminili come Marzia Buzzanca con la “pizza di casa” e Roberta Esposito, solo per citarne alcuni.
All’interno degli spazi del Ragusa Off, oltre ad un “privè” allestito da Ferrarelle che ha ospitato “I maestri in cucina” pranzi e cene a 4 mani tra chef stellati e non e pizzaioli famosi, anche dei corner di estremo interesse che hanno visto avvicendarsi giovani promesse del mondo della gastronomia italiana.
Luigi Cremona ha instancabilmente guidato “Emergente Chef Italia”, concorso per giovani e talentuosi chef che si affacciano al mondo della ristorazione, la cui finale nazionale si terrà ad ottobre e che ha visto in questi giorni la sfida tra emergenti del centro sud.
Stesso format, ma per pizzaioli, per “Emergente pizza chef, presentato, a pochi metri di distanza dalla giornalista Lorenza Vitali.
Abbiamo assistito ad una delle selezioni di “Stand up pizza”, un palcoscenico per “nuove proposte”, nuovi talenti che aspirano ad avere un posto tutto loro nell’edizione del prossimo anno di Città della pizza, sfidandosi a suon di ingredienti del proprio territorio o di uso comune nella propria cucina, declinati in 3 modalità di cui una di recupero anche degli “scarti”.
Una manifestazione ben organizzata e ben gestita, un’ottima intuizione nello spostare lo scenario della pizza da Napoli alla capitale, sfruttando il momento positivo di cui gode la pizza e il food in generale per creare un evento di grande attrattiva per il pubblico.
Ci sarebbero da ricercare i motivi di questo grande successo della pizza, che da alimento quasi marginale nelle nostre abitudini e nella nostra alimentazione, è diventata protagonista della scena enogastronomica mondiale, creando un indotto di tutto rispetto che riesce, con la giusta supervisione a dar vita a situazioni come questa.
E viene quasi spontaneo chiedersi il perché manifestazioni come questa vengano organizzate sempre più spesso lontano da Napoli (benchè Napoli abbia le sue manifestazioni sulla pizza, ma di altro genere, come accennavamo prima).
Probabilmente a Napoli la pizza ha già un suo posto in prima fila mentre altrove bisogna ancora lavorare per raggiungere lo stesso risultato, probabilmente come spesso accade, lontano dal luogo di origine si vedono le cose con occhi più disincantati ed oggettivi.