Fin dalle sue origini, la razionalizzazione del settore della pesca e l’impegno ambientale sono stati pilastri strategici del Gruppo Nueva Pescanova nata nel 2015, che lavora in modo etico rispettando i principi della pesca responsabile della Fao. Si impegna nella certificazione della propria attività di pesca e nell’approvvigionamento responsabile delle sue materie prime – sia pescate che di acquacoltura e contribuisce a ripristinare le riserve ittiche con programmi per la riforestazione delle mangrovie, attraverso il programma di sostenibilità “Pescanova Blue”.
Eppure nonostante gli standard etici che dichiara di perseguire, l’azienda approfittando dell’attuale legge sul benessere degli animali da allevamento, che si applica solo ai vertebrati, per produrre in maniera non sostenibile, ha annunciato l’apertura del primo allevamento di polpi al mondo entro l’anno prossimo con l’obbiettivo di ridurre il numero di polpi pescati, che sta diventando sempre più insostenibile. Etici, zoologi e ambientalisti non sono per nulla convinti. In passato molti studi hanno dibattuto sulla questione, sottolineando che non fosse né etico né funzionale allevare dei polpi. Il motivo è semplice: questi cefalopodi possono diventare aggressivi quando vengono rinchiusi l’uno con l’altro.
Inoltre negli ultimi anni sono stati rivalutati e considerati una specie complessa, molto intelligente, con un sistema nervoso diverso dal nostro, capaci di provare emozioni come la sofferenza e lo stress. Per la loro fragilità fisica e la natura solitaria, non sono una specie adatta ad essere allevata. L’allevamento li costringerebbe in ambienti affollati e sterili, senza alcuna possibilità di soddisfare i loro complessi bisogni comportamentali. Gli ambientalisti sono preoccupati anche per impatto dell’acquacoltura, che seppur alternativa alla pesca illegale, va regolamentata e praticata in maniera sostenibile. L’acquacoltura convenzionale, infatti contribuisce al sovra sfruttamento dei mari del mondo, in quanto gli allevamenti ittici hanno bisogno di pesce pescato, da usare come mangime. Ciò aumenta anziché ridurre la pressione sugli stock.
Le reazioni all’interno dell’Unione Europea sono state contrastanti da un lato nel Regno Unito la Conservative Animal Welfare Foundation (CAWF) ha chiesto al Governo di trattare gli invertebrati al pari degli altri animali protetti e sostenere l’impossibilita di allevare polpi in maniera etica, dall’ altro il nostro paese è tra i principali importatori di carne di polpo con oltre 60.000 tonnellate all’anno, seguita da Spagna e Portogallo. Le conseguenze negative dell’industria ittica sul pianeta sono state devastanti, il Mar Mediterraneo registra una perdita progressiva della varietà di specie che lo abitano e purtroppo siamo ben lontani dal superare tali conseguenze e dal
’’Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile’’
come sottoscritto dai paesi membri nell’agenda ONU il 23 settembre 2015.