Paolo Romeo, classe 1978, è nato a Messina e si è diplomato all’Istituto Alberghiero San Pancrazio di Giardini Naxos (ME).
Dopo varie collaborazioni in importanti ristoranti italiani, Romeo è tornato nella sua Messina. Prima un’esperienza da executive chef al Ristorante Kajiki Grecale, poi l’apertura di un nuovo capitolo di vita presso il Ristorante Letrevì che si trova nel cuore di Messina e si affaccia su tre vie, via I Settembre dove c’è l’ingresso principale, via Garibaldi e via Cratemene.
Membro della Federazione Italiana Cuochi, nell’ottobre del 2018 Paolo Romeo è entrato a far parte dell’Associazione Euro-Toques, Comunità Europea di cuochi fondata da Gualtiero Marchesi. Da aprile 2019 è membro di CHIC “Charming Italian Chef”, l’associazione che riunisce un centinaio di grandi professionisti e oltre 50 stelle Michelin. Paolo Romeo è anche docente di ristorazione presso il C.I.R.S. ONLUS.
Nella sua carriera, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti.
Chef Romeo, lei si definisce un “folle appassionato”. Come ha avuto inizio la sua passione per la cucina?
Sì, un folle appassionato, perché ho iniziato presto il mio percorso. Avevo 11 anni, stavo partecipando a un banchetto di matrimonio e sono rimasto affascinato dall’immagine di tutti quei cuochi che cucinavano con quei cappelli alti. Ho pensato che, da grande, avrei svolto quella professione. E così è stato.
È stato a contatto con alcuni grandi professionisti della gastronomia italiana e internazionale. Da cosa è rimasto impressionato?
Il contatto con i grandi chef mi ha aiutato a formare il mio carattere e a capire che possiamo realizzarci solo se stiamo bene e se riusciamo a creare armonia nel gruppo di lavoro. Sono rimasto impressionato dal rigore dell’organizzazione e, soprattutto, dalla gestione di tutti i locali. Naturalmente, bisogna anche avere la fortuna di trovare collaboratori all’altezza. Adesso il nostro mondo sta cambiando e le gestioni organizzative sono diverse. Oggi, sono consapevole che vorrei tornare a 25 anni fa quando si apprendeva molto di più e l’umiltà era la base!
Dopo varie collaborazioni lontano dalla Sicilia, perché la scelta di ritornare a Messina?
Vivendo fuori, inizi ad apprezzare ancora di più la tua città e lavori pensando che un giorno ritornerai nella tua terra. Lo dico sempre ai ragazzi a cui insegno o a quelli che lavorano nella mia cucina: “Partite per fare esperienza. Un giorno tornerete con un bel bagaglio di esperienze e realizzarvi nella vostra città avrà un altro gusto, così come è stato per me”. L’ultima esperienza fuori è stata a Genova e porto con me un ricordo bellissimo ma, dopo 7 anni trascorsi lontano da casa e dalla mia famiglia, sono felice di essere tornato a Messina.
Cosa porta con sé del periodo di lavoro vissuto al Ristorante Kajiki Grecale?
Il Kajiki Grecale è un ristorante che a Messina fa cucina giapponese e italiana. Io ero lo chef del ristorante italiano e stare a stretto contatto con il sushiman del Kajiki mi è servito per nutrire la mia cucina di nuove contaminazioni. Da quell’esperienza porto con me tanti bei ricordi e una cucina fusion. In molti piatti di oggi c’è ancora un richiamo alla cucina giapponese.
Ci racconta il tipo di cucina e le emozioni proposte al Ristorante Letrevì?
Al Ristorante Letrevì propongo una cucina contemporanea non complessa, ma particolare. Piatti eleganti, colorati e freschi che sono espressione della mia cucina. Come dico sempre, in ogni piatto c’è un po’ della mia persona. Come dico ai clienti, ogni piatto è l’espressione di chi lo cucina.
Al Letrevì, accanto al menu à la carte, esiste un percorso di degustazioni. In cosa consistono?
Al Ristorante Letrevì, abbiamo 3 menù degustazione: “A modo mio” da 4 portate a 50 euro; “Lasciati coccolare” da 7 portate a 75 euro; “Fantasie dello chef” da 12 portate a 110 euro. Ci sono tanti piatti “storici” della mia cucina e tanti piatti nuovi e stagionali. Il menù più richiesto è quello da 7 portate.
Essendo anche socio del Ristorante Letrevì, quali ambizioni ci sono in merito a questo progetto imprenditoriale?
L’ambizione c’è sempre ed è quella di arrivare a livelli molto alti. Un calciatore che gioca in serie A vuole vincere la Champions League, anche noi abbiamo un obiettivo ben preciso che non sveliamo per scaramanzia. Stiamo già ottenendo le prime soddisfazioni con l’ingresso nelle Guide di settore più prestigiose, come la Guida dell’Espresso che, a un anno dall’apertura del nostro ristorante, ci ha assegnato 1 Cappello.
Lei è membro di CHIC “Charming Italian Chef”. Quanto ne è orgoglioso?
Sono molto orgoglioso di far parte dell’Associazione CHIC (Charming Italian Chef) che riunisce un centinaio di grandi chef, anche stellati. L’associazione CHIC stimola l’incontro e il confronto con i soci di tutta Italia, ho avuto la possibilità di conoscere tanti colleghi e questo ci aiuta a crescere nel nostro lavoro, anche a livello umano. Si è creato un gruppo fantastico e anche all’ultimo Congresso, organizzato qualche mese fa dall’Associazione, siamo stati molto bene.
Tra i premi e i riconoscimenti ricevuti nel corso della carriera, qual è quello di cui va più fiero?
Vincere il Campionato mondiale del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo nel 2017 è stata una delle soddisfazioni più grandi nella mia carriera. Ancora oggi, quando ci penso, sento un vortice di emozioni e adrenalina allo stato puro.
È anche docente di ristorazione: quali valori e insegnamenti cerca di trasmettere ai suoi allievi?
Ogni giorno cerco di trasmettere la mia passione ai ragazzi e insegnare loro ad amare questo lavoro perché è una professione, per molti versi, dura che ti fa mettere da parte affetti e vita privata, che richiede sacrifici, ma che ti regala grandissime soddisfazioni. Devi amarla per farla bene. Purtroppo oggi il mondo del lavoro non prende in considerazione le esigenze dei giovani che non sono disposti a fare i sacrifici che abbiamo fatto noi per intraprendere questo mestiere.
Sogni nel cassetto da raccontarci?
Sogni ne ho ancora tanti da realizzare. Mi sento maturo, avendo cominciato a lavorare molto giovane, ma allo stesso tempo sento che posso crescere ancora tanto. Quindi il mio sogno è continuare a credere nel futuro per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato.