Pomigliano d’Arco è il paese con la più alta percentuale di pub di tutta la Campania, del resto il concetto di pub moderno è nato proprio qui. Tra panini e griglie si inseriscono diverse pizzerie di valore. Una di queste è la nuovissima “I Vesuviani” aperta l’11 Luglio scorso in via Madonnelle in posizione strategica non lontano dall’uscita della ss 268 del Vesuvio.
Dotata di un amplio e comodo parcheggio, fiancheggia l’Hotel Vittoria. Una bella insegna col Vesuvio stilizzato accoglie in una struttura dall’arredamento fresco e moderno.
Non è una pizzeria come le altre, né l’ennesima apertura nel fiorire incontrollato di nuove realtà.
Innanzitutto l’offerta: pizza in teglia, pizza in pala e napoletana oltre ad un ampia scelta di fritti. Aperto a pranzo e a cena (un valore aggiunto), staff giovane e competente.
Per la pizza lo staff si “sdoppia” per le tipologie “romane” abbiamo Federico De Maria fratello e socio, allievo di Gabriele Bonci a Roma (l’apprendistato si sente tutto) e per la napoletana Pietro Fontana che vanta un lungo curriculum con diverse esperienze.
Trovare nella stessa struttura queste diverse tipologie permette di fare un viaggio nel gusto attraverso diversi sapori e consistenze, spingendo il palato e le papille gustative su territori inesplorati.
Si inizia con la pizza in teglia, cotta come quella in pala in forno elettrico. Viene servita al tavolo in 4 pezzi come antipasto, una golosa alternativa al carnet classico dei fritti.
La pizza in teglia è sfogliatissima e croccante, golosa al morso ma che crea appetito e stimola il prosieguo della degustazione.
Subito dopo arriva in tavola la pizza in pala, alta croccante, profumata. Sa di pane fatto dai nonni, quello dove la piacevole nota integrale caratterizza un prodotto “casalingo”.
Arriva al tavolo scatenando fantasie e golosità insospettabili.
La pizza in pala è cotta anch’essa in forno elettrico a temperature dimidiate rispetto la napoletana con tempi che inevitabilmente si dilatano.
Stupefacente contrasto tra il topping e la base pizza, effetto crounch che da soddisfazione.
La scelta ricade per la genovese di baccalà e la parmigiana. Quest’ultima fa tanto Domenica in famiglia e nonostante la complessità della preparazione non risulta pesante. Ma dove si raggiunge un livello ulteriore è con la genovese di baccalà, di una delicatezza sorprendente una crema, il sapore del pesce vagamente accennato. Dolce, dolcissima. Poco “cipollosa”, una pizza così è destinata a far innamorare molti.
Una tipologia di pizza che si presta alla degustazione, è venduta per 2 persone ma ci mangiano tranquillamente in 3 (4 spicchi a testa!)
Terminata la degustazione delle “romane” si è passati al campo per noi più conosciuto: la napoletana.
La prima ad arrivare al tavolo è una margherita classica, ma dal cornicione croccante (voluto) una ideale prosecutio sul gioco di croccantezza e consistenza con le precedenti pizza. Profumata e con la perfetta commistione tra i vari elementi come tradizione impone. Una prova di bravura da parte di Pietro che da prova di poliedricità anche con un classico.
Su mia richiesta subito dopo le pizze arrivano con cornicione morbido, da disciplinare. Nell’ordine:
La Nerano con fior di latte dei monti lattari, zucchine fritte, provolone del monaco DOP, latticello di bufala, basilico, olio evo. Pizza che ricorda il famosissimo piatto omonimo, intercetta la sua caratteristica morbidezza un morso vellutato esaltato dal provolone del monaco che gli da quel tocco essenziale. Una grande interpretazione di un piatto di stagione.
Fior di latte dei monti lattari, panna acida, salmone selvaggio affumicato, cipolline in agrodolce, aneto e olio evo compongono quest’ode all’estate. Una pizza fresca, gustosa e leggera. Presenta anche il limone ma non cade nel rischio di subirne la personalità. Sa di mare, di giornate spensierate. Ha una delicatezza che potrebbe piacere ad ogni tipo di palato. Ha la tranquillità e i sapori di un pranzo in spiaggia.
La degustazione termina col botto con questa meravigliosa pizza con: fior di latte, misticanza (omaggio a Martucci?), battuto al coltello di vitello chianina IGP, burrata di Andria, confettura al mosto d’uva, maionese al wasabi, olio evo. Una pizza che è un manifesto al talento. È sempre un rischio superare i 3-4 ingredienti su una pizza, qui ce ne sono svariati ma tutti calibrati. Si sente netta la personalità del mosto d’uva la carne fresca che riceve l’abbraccio della burrata. Gli occhi si spalancano quando, d’un tratto si palesa la maionese al wasabi un tocco orientale e quasi inaspettato ma che ci sta divinamente. Il morso è infine pulito dalla misticanza che ha tutti i profumi e i richiami alla terra. Una pizza ambiziosa ma che dice molto sulle possibilità di questa realtà.
Diverse tipologie e consistenze, topping studiati e calibrati alla perfezione stupisce come un simile risultato sia raggiunto a meno di un mese dall’apertura. Se avete voglia di sperimentare, di divertirvi veramente avete un nuovo indirizzo da appuntare in agenda!