Raffaele Lenzi Executive chef il Sereno Resort 5 stelle L – Berton al lago ristorante.
Chef ufficiale del ristorante dell’omonimo Hotel Le Sereno St. Barth insieme a Stefano Gaiotatto, F&B Manager de Il Sereno, affacciato sulla privatissima baia di Grand Cul de Sac, a St. Barth, dove lo chef porta la sua cucina vegetale nel rispetto della stagionalità e del Benessere della persona.
Chef Raffaele Lenzi, come nasce questa passione per la cucina sana, basata su gusti asiatici e vegetali?
Nasce da una esigenza in primis personale, prediligo mangiare vegetali anche nella mia quotidianità, per gli accostamenti asiatici sono incuriosito e affascinato dai loro sapori
Come è arrivato al Berton al Lago? E cosa ci può raccontare di questa sua esperienza?
Sono arrivato nel giugno del 2016 in pratica ho aperto l’hotel. Sono stato contattato da Andrea Berton che dopo avermi raccontato il progetto mi ha poi presentato alla famiglia Contreras proprietaria dell’hotel
Come si sente a lavorare in un ristorante che in poco tempo ha già conquistato una stella Michelin?
Mi sento molto soddisfatto e coinvolto ,aver portato il riconoscimento di una stella in una sola stagione è stato un’emozione molto molto grande. Speriamo di migliorarla
Come è nata la sua idea e la collaborazione con una nutrizionista?
Un pò per caso, ci andavo per me e poi ho scoperto che migliorare la conoscenza organolettica degli ingredienti ti può migliorare il piatto stesso
Da napoletano, sente la mancanza del suo territorio d’origine? Come pensa sia cambiata la ristorazione a Napoli?
Si Napoli mi manca molto per svariati motivi. Credo che negli ultimi 5/7 anni si sia evoluta, la gente accetta più serenamente i cambiamenti e le novità di noi Chef.
È in programma qualche modifica per i tre menù che propone?
No nel concetto sicuramente nel contenuto. ma se ne parla stagione 2021
Cosa ci può raccontare delle sue esperienze di viaggio all’estero?
Ho iniziato a viaggiare non sapendo esattamente cosa sarebbe successo, inizialmente i miei viaggi oltre che per lavoro erano anche per imparare lingue diverse culture diverse e un pò come si dice dalle mie parti (IMPARARE E CAMPARE).
Quando ti trovi a confronto con culture stili e vissuti diversi di persone, di conseguenza inizi ad avere un approccio diverso alla vita.
Il mio anno trascorso negli stati uniti mi ha permesso di calarmi e conoscere due realtà culturali molto diverse ( messicana e americana emancipata)
Dopo quasi 15 anni sono ancora in contatto con alcuni di loro , a mio avviso sono cose impagabili.
Cosa ricorda e cosa le è rimasto delle esperienze avute con gli chef Elio Sironi, Pino Lavarra e Stefano Baiocco?
Tre personalità completamente diverse ma tutte molto dedite alla cucina ognuno in maniera diversa.
Di Elio posso dire che mi ha insegnato a capire cosa è un Leader, il Bulgari era una centrifuga e se non sapevi trasmettere concetti a 30 cuochi che non lavoravano sempre insieme e negli stessi orari ,si rischiava di fare catastrofi.
Pino oltre alla sua personalità calma e pacata la cosa che tutt’ora è ben impressa nella mia mente e che faceva la partita delle carni quindi praticamente uno di noi.
Stefano diciamo un mix di entrambi sotto alcuni aspetti, con una mania a migliorare sempre di più il dettaglio.
Sicuramente lo chef a cui sono più legato gastronomicamente.
Ci tengo ad aggiungere che nel mio percorso ho avuto la fortuna di lavorare con GRANDISSIMI SOUS CHEF
Stefano Motta conosciuto a Londra Andrea Costantini Quando ero a Villa del Quar Domenico Melandri bulgari e poi mio Chef all’Armani Enzo Ninivaggi quando ero a Palazzo sasso
Figure che reputo fondamentali all’interno di un brigata , per gestione e formazione dello Staff
Cosa ci può raccontare della sua occasione di aver fatto uno stage in un ristorante tre stelle a Hong Kong? E cosa ha imparato?
Sono stato quasi 4 mesi da Bo innovation esperienza bizzarra e divertente tutti ragazzi splendidi e altruisti.
Ho imparato che per rendere un piatto interessante non bisogna sempre seguire le regole
Del suo rapporto con Chef Berton, cosa ci racconta?
Con Andrea c’è un rapporto molto sincero e diretto. Quando c’è qualcosa che non va lo si affronta e lo si cerca di risolvere senza troppi giri di parole.
Sia lui che la Famiglia Contreras conoscono le mie ambizioni e mi stanno aiutando per farmi crescere.
Nel ristorante a St. Barth, come hanno accolto i clienti la sua proposta culinaria?
La linea guida resta sempre la stessa leggerezza e gusto, ma chiaramente faccio una cucina con una marcata impronta italiana.
Li c’è un altro Chef operativo che mi aiuta a far si che tutto vada bene si chiama Andrea Cimino oltre a Giuseppe Aresta mio Suos Chef Vorrei che ST.Barth possa essere un buon trampolino di lancio per cuochi bravi che passano Al Sereno di como e sono pronti per poter fare gli Chef