ECCELLENZE DELL’ALTO ADIGE IN TOUR

Anche il mondo del vino ha dovuto coattivamente fronteggiare i costringimenti sociali ed organizzativi imposti dalla pandemia sanitaria “covid” tutt’ora in atto: di particolare valenza organizzativa si è pertanto connotato l’evento “Roadshow dei vini dell’Alto Adige” – seminari di degustazione alla scoperta delle eccellenze viti-vinicole dell’Alto Adige – vero e proprio tour itinerante del vino altoatesino che ha toccato otto delle principali città italiane, da Nord a Sud (Milano, Genova, Firenze, Bologna, Ferrara, Roma, Napoli e Palermo), in una sorta di mappatura ideale nazionale, secondo l’impostazione del direttore del consorzio Eduard Bernhart.

Di sicuro una produzione composita, quella dell’Alto Adige – con connotati di assoluta autonomia rispetto a quella dei cugini Trentini, in termini di scelte metodologiche ed imprenditoriali – rappresentata, in maniera equanime, da vignaioli indipendenti, cooperative di produttori, ma anche strutture a conduzioni familiare: un territorio, in passato segnato da recisi afflati autonomistici, tuttavia oggi capace di creare una connessione profonda con il resto d’Italia, mettendo in risalto il proprio patrimonio enologico, fatto da contaminazioni montane e sentori mediterranei, oltre che vitigni autoctoni di assoluta qualità.

Cartina di tornasole per percepire trend, evoluzioni, radicamenti di realtà consolidate, l’evento si è svolto, nel capoluogo partenopeo, nella prestigiosa sede di Palazzo Caracciolo, con due diversi orari, e due batterie di vini rappresentativi, avvalendosi dell’ausilio dell’A.I.S. – associazione italiana sommelier: in degustazione dieci vini in totale, come dicevamo divisi in due tornate da cinque, in ideale progressione fra bianchi, rossi, complessità gustativa e invecchiamento, con l’ausilio di un proiettore e relative slides.

Anzitutto, doveroso menzionare l’impressionante attenzione devoluta, sotto il profilo organizzativo-gestionale, all’accoglienza ed ordine di svolgimento, anche in un’accezione strettamente comunicativa: superbo ed elegante il merchandise ed il packaging approntato, con la consegna, agli avventori partecipanti, di una confezione contenente prodotti locali da filiera garantita, tra cui, ad esempio, speck d.o.p., chips con frutta secca “struzen”, mele essiccate, rigorosamente sotto l’egida della selezione del Consorzio. 

Bellissima ed esaustiva, a tale riguardo, la brochure-catalogo da collezione, denominata “vini Alto-Adige da sfogliare”, con un ampio apparato iconografico di corredo, diviso in sezioni tematiche: “storia e cultura enoica”, “vino ed architettura”, “topografia e clima”, una descrizione analitica delle sette aree viti-vinicole regionali, successiva elencazione delle denominazioni di origine e disciplinare di riferimento, concludendo con appendice e glossario, fiere di settore, ed indirizzi utili di riferimento.

Passando ai prodotti in degustazione, ad avviso dello scrivente, dopo l’Alto Adige Pinot Grigio “Impronta del Fondatore 2019” di Santa Margherita – forse il meno incisivo dei prodotti offerti – e l’elegante mineralità dell’Alto Adige Valle Isarco Kerner 2019 – da vitigno autoctono – di grande spessore e complessità aromatica risulta essere il “Val Venosta Pinot Bianco” 2017 di Falkenstein: concludendo la prima tornata, notabili lo Chardonnay “Alto Adige Ateyon 2019” di Weingut Loacker, affinato in botti di legno di rovere, ed il Sauvignon “Passion” 2018 di Cantine San Paolo, vino aromatico con struttura acida complessa, temperata dalla nota minerale offerta dalla roccia calcarea presente nella zona.

Interessanti anche, passando alla seconda tornata, l’Alto Adige Santa Maddalena Classico Huck Am Bach di Cantina Bolzano, da vitigni autoctoni Schiava e Lagrein, seguito, forse, dai due vini più monumentali ed impressionanti dell’intero pomeriggio, il Pinot Nero Schweizer 2017 di Franz Hass, passaggio in acciaio e barrique, ed il Sauvignon Voglar 2014 della Cantina Dipoli, affinato sulla feccia di fermentazione per 8 mesi: due assolute eccellenze, connotate da rigorosa finezza ed equilibrio gustativo, pur seguite da prodotti di assoluta qualità come lo Chardonnay Sanct Valentin 2016 della Cantina San Michele Appiano, e dal Gewurtraminer riserva Brenntal del 2017 della cantina Kurtatatsch.       

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Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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