Rubina Rovini nasce in Toscana nel 1981.
Ha una grande tradizione gastronomica alle spalle: madre pugliese e padre toscano le trasmettono, sin da piccola, l’arte della tavola come momento di convivialità.
Ex ballerina classica professionista, impara a conoscere e trattare il cibo e le sue proprietà, coltivando una sana educazione alimentare che la porterà naturalmente a ricercare nei suoi piatti l’equilibrio, il gusto e la bellezza.
Inguaribile gourmand inizia a studiare, da adolescente, le tecniche e i processi di trasformazione degli alimenti, avvicinandosi sempre più alla cucina professionale. Nonostante il percorso di studi la porti verso il settore finanziario, Rubina decide in età adulta di abbandonare la certezza del lavoro in ufficio per inseguire il suo sogno: comunicare attraverso il cibo. Approfondisce con impegno e dedizione il suo percorso in cucina, dagli attestati di base all’accademia di Alta Cucina Cordon Bleu, sino all’ingresso nella MasterClass della quinta edizione di MasteChef Italia. Concorrente agguerrita e temuta per la sua forte tempra, riscuote la stima e l’ammirazione del pubblico, tanto da essere definita la vincitrice morale del programma.
Il sogno si realizza: quella che era una semplice passione diventa la sua professione.
L’abbiamo intervistata:
Ciao Rubina, metà pugliese e metà toscana, in cucina che metà prevale?
Sono nata e cresciuta in Toscana, dove ho imparato ad apprezzare la cucina della tradizione contadina, a base di ingredienti semplici, carne e selvaggina.
Allo stesso tempo sono stata contaminata dalla grande tradizione pugliese, basata invece su ingredienti opposti come verdura, pesce e latticini.
Sono molto attratta (per gusto personale) da pesce e verdure, ma è sempre molto stimolante trattare carni e fondere le due tradizioni.
Hai sempre avuto un rapporto particolare con la cucina che ti ha portato lasciare il posto in banca ancor prima di partecipare a MasterChef . La tua famiglia ti ha sostenuta?
Ho amato la cucina sin da piccola, quando la nonna mi chiedeva di aiutarla a impastare o pulire il pesce, per grandi i pranzi di famiglia.
Crescendo ho imparato ad approfondire gli aspetti nutrizionali, venendo dal mondo dello sport professionale era fondamentale conoscere prima il cibo delle ricette.
Andando avanti e prendendo una strada diversa ho continuato la mia ricerca, da autodidatta, verso il connubio perfetto fra cucina gourmet e sana alimentazione, fino a prendere la decisione di cambiare vita.
La famiglia aveva “scelto” per me una vita diversa, e come previsto non ha sostenuto le mie scelte.
Prima di MasterChef attestati di base all’accademia di Alta Cucina Cordon Bleu, cosa porti di quell’esperienza?
Per me sono state le prime esperienze didattiche, dopo anni e anni di studio a casa. Acquistavo pesce per imparare a sfilettare, guardavo video di chef su YouTube e replicavo le tecniche.
Quello è stato un momento importante, finalmente sono entrata nel mio mondo, ed ho iniziato a veicolare l’energia e la curiosità verso la cucina.
Dici che i pilastri della tua cucina sono disciplina, perseveranza, creatività, energia ed eleganza, ma cosa ti caratterizza di più e perché?
Tutti mi caratterizzano. Vengo dalla danza classica, disciplina che mi ha forgiata molto nei 16 anni di attività. Per questo, come una ballerina classica, anche in cucina ho bisogno del giusto equilibrio di tutte queste caratteristiche.
Chi era il giudice più severo e con quale eri più in sintonia?
Sicuramente Cannavacciuolo. Adoro la sua cucina, è una persona molto empatica, riesce a trasmettere insegnamenti naturalmente.
Com’è lavorare nella cucina di Villa Crespi?
Per me è stata un’esperienza indimenticabile, la prima in uno stellato.
Ho deciso di fare un periodo lì perché avevo bisogno di crescita, disciplina e metodo, e la cucina stellata è senz’altro la scuola migliore per crescere.
Successivamente ho avuto un’esperienza da Alice Ristorante e La leggenda dei Frati (1 stella Michelin).
Hai anche collaborato al progetto Coach Kitchen insieme alla Stella Michelin Filippo Saporito, ci racconti qualcosa?
È stato divertente, lo chef è molto disponibile. Con lui si è creata una sinergia che ci ha permesso di lanciare il nuovo progetto Coach Kitchen, uscendo dai canoni standard degli stellati, proponendo uno spazio eventi gourmet anche per gli amatori.
A Maggio 2017 è uscito il tuo primo libro, “Si salvi chi cucina!”, che esperienza è stata?
[amazon_link asins=’8869212173′ template=’ProductAd’ store=’antoniosava0c-21′ marketplace=’IT’ link_id=’884c527e-60aa-11e8-8171-276ecde8d22e’] Con “Si salvi chi cucina!” Si è realizzato un altro dei miei sogni… Da una vita acquisto e studio libri di cucina, quando mi è stato proposto da Centauria il progetto di scrivere un libro sono stata felicissima.
Ho scelto di guardarmi dentro, raccontare un po’ di me per far comprendere ciò che mi lega in modo così viscerale alla cucina. È stata un’esperienza bellissima.
Personal Chef, Brand Ambassador, food consultant ed Executive Chef, quale il profile che preferisci?
Mi piace occuparmi di food a 360 gradi, proprio perché, in ogni sua forma, rappresenta uno dei canali di comunicazione più universali.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ne ho molti. Insieme al Dott. Giuliano Ubezio, dietista, è appena partito “GoodFood – Nutri il tuo benessere”, un progetto di Edutainment tutto dedicato alla sana alimentazione, pur mantenendo il piacere della buona tavola.
Sono docente all’università dei Sapori di Perugia ed ho un grande progetto su ampia scala, di cui ancora non posso svelarvi niente.
Il sogno nel cassetto è un progetto di ristorazione che ho già pronto, aspetto il momento giusto per farlo partire.
4.5