Una recente sentenza del Tribunale di Napoli afferma che nessuna pizzeria potrà usare il nome Michele come segno distintivo del proprio locale, attività o prodotto se non coloro che lo hanno adottato per primi tra i discendenti di Michele Condurro, colui che ha avviato quasi un secolo e mezzo fa nel quartiere Forcella di Napoli “L’antica Pizzeria da Michele”.
Le sentenze depositate il 3 e il 14 giugno scorso e passate in giudicato affermano l’artigianato italiano sta cominciando a ragionare come le grandi imprese.
Una sentenza storica, soprattutto tenendo conto che in questi anni l’economia sta puntando sulla riscoperta del food e delle nicchie di qualità. A monte della sentenza infatti, c’è non soltanto la guerra tra i pronipoti a vario titolo di Michele, ma soprattutto un progetto di business che senza una adeguata tutela del marchio ne sarebbe uscito penalizzato.
Situazione similare riguarda anche altri “marchi in Campania come quello del pizzaiolo Gino Sorbillo ed il pluripremiato pasticcere Salvatore de Riso in causa con il fratello.
“L’Italia ha riscoperto la sua eccellenza nel food e la qualità è un bene da tutelare a livello internazionale” spiega Alessandro Condurro, 44enne erede di quinta generazione “In occasione dell’apertura di una nostra pizzeria a Tokyo, nel 2011 abbiamo fondato la nuova srl “Antica Pizzeria da Michele in the world” che ha dato il via a un importante progetto di crescita. Non potevano rischiare sovrapposizioni, soprattutto dopo che la concorrenza aveva aperto ben tre pizzerie in città”.
Dopo la registrazione della società e dei domini internet, nel 2016 è partita la causa per il riconoscimento e l’uso esclusivo del nome. Una battaglia legale combattuta sul filo delle date e della storia. Quindi è stato necessario risalire alle origini, recuperando la storia di fine ottocento e le prime tracce di registrazione nel 1900 per poi arrivare alle date di costituzione delle società odierne. Il marchio da Michele è così forte e culturalmente radicato che il locale è stato citato anche nel libro Mangia, prega, ama divenuto poi un film con Julia Roberts, ripresa in alcune scene proprio all’interno della pizzeria.
Il Tribunale ha infatti sancito il diritto all’uso esclusivo del nome su tutto il territorio nazionale e internazionale, imponendo la rimozione di insegne, domini e attività social. L’avvocato afferma che :“La sentenza ha riconosciuto che il nome svolge una specifica funzione individualizzante, che si è rafforzata nel tempo attraverso il mantenimento di un elevato standard qualitativo, dando luogo a un marchio forte non avendo in sé riferimenti precisi con il prodotto gastronomico che identifica.E i diritti a usare tale marchio, ricadono su chi per primo lo ha adottato e usato”.
L’ “Antica Pizzeria da Michele in the world” si occupa di tutto: formazione, ispezione, start up, know how. Oggi ricava con le royalties altri 2 milioni l’anno, “ma si va a crescere. Grazie a un marchio forte”.
La società “in the world” conta già due locali in Giappone, due a Roma e uno a Firenze, Milano e Barcellona, Londra. “Abbiamo già stretto accordi per arrivare a una ventina di pizzerie entro il 2019, sbarcando quest’anno a Dubai, Valencia e Los Angeles e quindi il prossimo anno anche a Madrid e Parigi” conclude Condurro.