Carlo Petrini: «Se l’Italia perde le botteghe, noi perdiamo l’Italia per come la conosciamo»
Vi ricordate quando la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) ha piano piano soppiantato le tante piccole botteghe che da sempre erano una caratteristica del nostro paese?
L’avvento dei centri commerciali, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, aveva già inferto un duro colpo ai piccoli esercizi commerciali disseminati per paesi e città e che da sempre erano la base dalla quale partivano tutta una serie di interazioni, relazioni e scambi. La base di un tessuto sociale fatto di rapporti di buon vicinato, di incontri casuali, di chiacchierate piacevoli di primo mattino.
Chi di noi non si è mai soffermato a parlare con la signora Maria, da “Gennaro” il fruttivendolo, discutendo di quali fossero le cipolle più adatte a preparare la genovese, se fosse già la stagione giusta per acquistare i friarielli o di quali
fossero le patate più adatte agli gnocchi.
Tralasciando il fatto che io al mio fruttivendolo gli faccio pure il torrone a Natale, che con il mio pescivendolo di fiducia mi scambio le ricette, la mozzarella la compro solo dalla “signora Francesca” e che, insomma, per fare la spesa faccio il cosiddetto “giro delle 7 chiese”, già oltre 25 anni fa l’aver accorpato tutti i beni di prima necessità all’interno di questi grandi ipermercati aveva rappresentato una perdita per il nostro tessuto sociale e per la nostra economia.
Oggi Carlo Petrini lancia dalle pagine di SlowFood.it un altro allarme, rivolto all’E-Commerce la nuova tecnica di acquisto e di distribuzione, diventata in pochi anni la preferita da una società sempre più stanca, annoiata e poco attenta alla provenienza dei propri acquisti.
Ormai acquistiamo tutto o quasi on-line e questo ha determinato un ulteriore impoverimento delle nostre città, delle nostre strade sempre più deserte e attraversate solo dai furgoni delle centinaia di corrieri che come schegge impazzite consegnano la merce “no-stop” con un notevole danno anche per l’ambiente.
Se è vero che io le arance siciliane me le faccio spedire da Acireale, perché il Tarocco siciliano è il mio preferito, è anche vero che tante delle cose che oggi compriamo on line potremmo trovarla tranquillamente nelle botteghe del nostro quartiere.
Petrini affermando che “La modernità risiede nella capacità di usare la tecnologia per vivere meglio” suggerisce un possibile rimedio, un correttivo a questa pratica ormai diffusa e sicuramente irreversibile, quello che lui chiama Slow Shopping, un modo alternativo e parallelo da affiancare all’e-commerce in senso stretto e che potrebbe conservare la relazione tra chi produce e chi consuma nel rispetto delle persone e dell’ambiente.È un’idea che ci piace e che speriamo possa servire a preservare le ricchezze, materiali e immateriali, che un paese come il nostro ha la fortuna di poter vantare.