Siamo stati a Bologna allo Slow Fair il salone del vino buono, pulito e giusto giunto all’edizione 2025.

La kermesse tenuta nei giorni 23,24 e 25 febbraio si è appena conclusa ad ha visto i numeri crescere di anno in anno.

Gli espositori presenti in guida Slow Wine e non sono stati distribuiti nelle sale di Bologna Fiere, suddivisi per regioni o temi cari a Slow Wine.

La giornata di domenica in particolare è stata dedicata agli operatori, sommelier e wine lover e corredata da interessanti masterclass condotte dai curatori della famosa guida.

Una organizzazione pressochè impeccabile e un clima molto friendly, lo Slow Wine Fair si distingue per l’autenticità e spesso per l’audacia dei campioni in degustazione, grosso spazio ai cosiddetti vini naturali ed estremi.

Nelle numerosissime proposte ci siamo fatti un idea della qualità medio alta dell’offerta e in particolare abbiamo annotato cinque assaggi che ci hanno particolarmente colpito, per le etichette, per lo storytelling o propriamente per il gusto del vino.

PALOMA, SPUMANTE METODO CLASSICO BLANC DE NOIR PAS DOSE’ LA SIBILLA SAS.

Neonato progetto dell’azienda di Bacoli nei meravigliosi campi Flegrei, l’azienda famosa sul mercato per il vino di punta Cruna deLago allarga la gamma dei prodotti proponendo in degustazione il primo spumante di piedirosso in purezza. 24 mesi sui lieviti e dosaggio zero un sans année, sole 1000 bottiglie prodotte con sboccatura rigorosamente a mano.

Dopo sette anni di sperimentazioni ,il prodotto che ha convinto l’enologo Vincenzo di Meo è stato proposto in esclusiva per lo Slow Faire; alquanto rara la decisione di spumantizzare il piedirosso, vitigno di difficile gestione a differenza della contro laterale del territorio la falanghina. Di Meo ha testato i propri limiti superandoli alla grande concedendo un nuovo prodotto innovativo sul territorio.

Sentori complessi tra lievito e profumi tipici di piedirosso, bevuta morbida, decisa sapidità e gran corpo fanno di questa bolla una buona compagna a tutto pasto, anche su piatti succulenti grazie al tannino presente e ben integrato.

MARIO COSTA ROERO ARNEIS DOCG METODO CLASSICO PAS DOSE’.

In un mondo fatto di Alta Langa colpisce la decisione di spumantizzare un Arneis, 48 mesi sui lieviti millesimato dosagio zero.

L’enologo discendente di quinta generazione dell’azienda presenta fiero questo campione in anteprima per lo Slow Faire. Il progetto è esattamente come veniva immaginato dalla nuova generazione della famiglia di Mario Costa vini, solo 3000 bottiglie prodotte questo spumante va a completare la gamma dell’azienda arricchendo l’offerta con una proposta moderna e appetibile al pubblico.

Un Roeno Arneis perfettamente coerente con se stesso ma con una bollicina che lo rende estremamente moderno e stuzzicante. Una bevuta da condividere in compagnia con un sorso per nulla scontato e dal palato tanto soddisfacente.

475 ISTARSKA MALVAZIJA, BERBA 2023.

Proveniente da Cepic al nord dell’Istria questa malvazija, scritta alla maniera dell’Istria proviene da suoli di terra bianca. Fermentazione solo in acciaio per rispettare le caratteristiche del vitigno e renderlo schietto e deciso. 475 è l’altitudine del colle dal quale origina questo vigneto.

Un altitudine significativa che fissa gli acidi e dona freschezza al sorso. Autentico e identitario il calice è versatile ed estremamente fruibile in perfetto equilibrio tra morbidezza e sapidità.

L.P.M. LE PETITE MONTAGNE, CHAMPAGNE ULLENS

100% meunier, sboccatura 2023, 11 mesi sui lieviti per 2,1 grammi litro.

Direttamente dal Belgio il produttore si trasferisce nella regione più a nord dello Champagne, 200 metri sul livello del mare per produrre questo gioiellino monovitigno. Passaggio in legno due o tre anni fino al vino compiuto nella maniera intesa dal produttore e successiva presa di spuma con un ulteriore affinamento in bottiglia.

Il millesimo 2021 si presenta complesso al naso, morbido, minerale e godibilissimo al palato. Una coccola per i sensi e per lo spirito.

SANGIOVESE PREDAPPIO, ROMAGNA DOC 2022, NOELIA RICCI.

Azienda del 1941 attualmente seguita dal nipote di Noelia, Marco Cirese.

Il sangiovese di Romagna si presenta fedele all’idea dei nonni ma con una veste di modernità che ben si sposa con i palati attuali.

Destinato a far parlare di se questo vino attrae dapprima alla vista grazie alla straordinaria etichetta scelta dal creatore da un immagine selezionata all’archivio di scienze naturali; una scimmia che simboleggia le radici e l’ancestrale ma con uno sguardo rivolto in avanti verso il futuro. Il messaggio veicolato dall’etichetta si ritrova perfettamente nel progetto del produttore giunto alla decima vendemmia.

La bottiglia celebrativa racchiude una bevuta dal frutto succoso, elegante e tannino presente ma voluttuoso. Un incontro tra passato e futuro, fermentazione in acciaio con macerazione di 45 giorni, successivo affinamento in cemento per un anno e ulteriore anno in bottiglia per un prodotto decisamente riuscito e godibile con grossa versatilità in abbinamento.

Adele Munaretto

Adele Munaretto

Salernitana di nascita ma Flegrea di adozione, Logopedista proprietaria e coordinatrice di un centro di riabilitazione del linguaggio per bambini; dopo i trent'anni si avvicina al mondo del vino e della...

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