Si deve all’intrapresa dei proprietari e coniugi Giorgio e Lucia l’ambizioso progetto di ristrutturazione della Tenuta C’Est la Vie sull’isola di Ischia, con dei vigneti panoramici che dominano l’antico borgo di Forio.

Ischia è luogo atavico dove si intrecciano inestricabilmente storia e mitologia, come ben evidenziato dallo scrittore Truman Capote, che descrisse in modo mirabile questi luoghi nella sua (parziale) biografia, “I cani abbaiano”, in filigrana restituendone l’identità composita e stratificata.

La struttura che abbiamo visitato – nel comune di Forio, secondo per estensione dell’isola – è il frutto di un sogno ed insieme di una visione lungimirante condivisa, non casualmente denominata “Tenuta C’est la vie”, collocata al confine del luogo ideale dove l’entropia e le circostanze della vita ti riportano all’essenza dei luoghi e della terra.

Impossibile non menzionare, preliminarmente, le mille suggestioni di cui è pervaso il luogo, dai riflessi abbacinanti delle fumarole che sboccano nei fianchi del Monte Epomeo – le bocche di Tifeo – anticamente ritenuto uno delle porte d’ingresso al mondo sotterraneo di Agarthi, sino agli ultimi giorni felici di Donna Rachele, la moglie del Duce Mussolini, che ivi vi soggiornò con i suoi tre figli, prima dello scoppio della guerra.

Sette ettari e mezzo di vigneti, una cantina risalente al 1878 di seicento metri quadri scavata nel tufo “verde” del Monte Epomeo, altamente friabile e per questo da preservare attraverso specifiche tecniche, dopo circa quarant’anni di abbandono: splendide le cosiddette “ventarole” tutt’ora visibili, ovverosia delle bocche scavate nello spessore della roccia per garantire la costante areazione della cantina.

Una sorta di visione “sincretica” della vigna, basata sulla volontà di considerare il vino come risultato del territorio, di cui il vigneto è solamente una delle espressioni, assieme a fattori storici, sociali, ambientali e finanche antropologici. Importante anche l’offerta gastronomica, con un bistrot operativo a pranzo e cena, ed un ristorante fine-dining, “le reve”, executive chef il giovane e talentuoso Emmanuel Scotti, trascorsi illustri da Felix Lo Basso e dai fratelli Alajmo alle Calandre, dopo un breve passaggio dal compianto Frank Rizzuti.

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Ingresso della sala

Produzione di vini autoctoni in evidenza, dunque – che assaggeremo e descriveremo compiutamente nel corso della cena – ma anche accento sui profili dell’accoglienza ricettiva, calibrata e rifinita nei dettagli. Cinque gli splendidi rustici panoramici immersi nei vigneti e dedicati alle attrazioni naturalistiche – “chiesetta rosa”, “parracine”, “belvedere”, “ginestre” e “fumarole” – tutti elegantemente ristrutturati ed arredati in stile rustico-provenzale, accessoriati da una terrazza giardino panoramica e zona benessere con piscina idro-massaggio.

Dopo un ritemprante bagno nella piscina riscaldata ricavata nello splendido anfiteatro naturale in pietra che domina la parte centrale della tenuta unitamente al solarium, ed una sosta nella zona benessere – disponibili numerosi trattamenti con l’utilizzo di fanghi termali ed essenze mediterranee – degustiamo l’aperitivo in vigna, un altro dei servizi offerti dalla proprietà, agli appetizer viene offerto in pairing il Gran Cuveè Tifeo, vino spumante extra dry di casa, dalla bollicina fine e persistente.

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Piscina nel vigneto

Passando alla degustazione, tre i menu disponibili, denominati “le conseguenze dell’amore”, “la grande bellezza”, e “una notte al buio”, con portate più estese, e ovviamente in pairing i vini aziendali, con oltre duecento referenze ulteriormente disponibili dalla nutrita cantina, nazionali ed estere.

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Tavolo all’esterno

Si inizia dall’amous bouche, seguito dai grissini tirati a mano con pane di semola farina senatore grano Cappelli, delizioso l’Olio extravergine biologico della contigua azienda L’Arcangelo di Forio d’Ischia, finemente aromatico, in abbinamento l’Ischia Biancolella D.O.C. 2020 Complicità, di colore giallo paglierino, acidità marcata contrastata da note minerali, il prodotto d’ingresso della maison.

Overture del menù estivo, sulla “ricciola marinata in estratto di amarene, kefir e rosmarino” e la “lingua di vitello laccata in salsa ponzu” assaggiamo l’Epomeo Bianco I.G.P. 2019 Oro d’Oro, vendemmia tardiva e passaggio in legno per un blend di Biancolella e Forastera, morbidezza accentuata con dei sentori all’olfatto di vaniglia e frutta candita.

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Lingua di vitello laccata in salsa ponzu
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Oro d’Oro

Spinte sapide in evidenza per il successivo “spaghetto al nero monograno Felicetti mantecato con burro alle mandorle, salsa iodata di ostriche alle brace ed ostriche”, davvero bravissimo lo chef Scotti a lavorare per sottrazione alla ricerca dell’essenza del gusto.

È la volta della “guancia di vitello con millefoglie di patate al tartufo e salsa al dragoncello”, in pairing il rosso di casa, “Eroico I.G.P. Epomeo 2019”, Piedirosso in purezza da terreni semi-vulcanici, di finezza ed eleganza espressiva, caratterizzato da un tannino elegante e mai invasivo.

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Eroico

Fantastica la chiusura, ad avviso dello scrivente, con il memorabile dessert “variazioni di cioccolato fondente Apurimac 72% con albicocche candite e gruè di cacao”, giochi di consistenze mai stucchevoli e straordinarie note aromatiche, seguito dalla piccola pasticceria. In pairing una vera e propria chicca aziendale, l’Epomeo Bianco Passito I.G.P. 2020 Donna Lucia, un vino da dessert dal colore giallo ambrato, dal sentore di frutta fresca, albicocche e fichi, ideale anche sui formaggi erborinati e stagionati, perfetto paradigma del carattere muliebre della omonima fondatrice, versatile e sfaccettato.

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Dessert ed Epomeo Bianco Passito I.G.P. 2020 Donna Lucia

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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