È da oltre sessant’anni che la famiglia Tiri si dedica all’arte della lievitazione, specialità della Casa.
Da sempre abbiamo creduto che nel lavoro è importante fare solo ciò che ci riesce meglio, questo è il motivo che ci ha spinto a creare la prima pasticceria al mondo di soli dolci lievitati. Il lievito madre – ormai uno di famiglia – è presente in ogni nostra creazione: monoporzioni, biscotti, cioccolatini, creme spalmabili e anche nel gelato. Questo per darvi la possibilità di gustare ogni giorno dei dolci unici e dal sapore inimitabile, capaci di raccontare una lunga storia: la nostra storia di famiglia.
Abbiamo intervistato Vincenzo Tiri:
Qual è la storia della vostra azienda?
Le origini della nostra azienda risalgono agli anni Quaranta quando mio nonno Vincenzo, di umili origini e ultimo di nove figli, rimasto orfano in tenera età, dovette fin da subito rimboccarsi le maniche lavorando nelle antiche masserie nelle campagne di Acerenza. Aveva appena quattordici anni quando rimase affascinato dal modo in cui lì si faceva il pane e decise così che un giorno avrebbe aperto un forno tutto suo.
Nel 1957, nonno Vincenzo inaugura la sua storica bottega ad Acerenza, che diventa in breve un punto di riferimento per tutto il paese. Insieme al pane e altri prodotti da forno della tradizione acheruntina, supportato da nonna Caterina, inizia a realizzare i primi dolci lievitati, rigorosamente a base di lievito madre e di pochi ingredienti semplici e genuini della sua terra.
Negli anni Ottanta, mio padre Michele insieme a mia madre Caterina, prendono le redini dell’azienda ed iniziano ad innovare ed ampliare la produzione. E già in quegli anni, iniziano ad arrivare i primi riconoscimenti e premi sui lievitati.
Negli anni Novanta, il laboratorio viene rinnovato, la produzione si espande ancora di più. Anche io e mio fratello in quegli anni abbiamo iniziato ad occuparci dell’azienda per poi prenderne definitivamente le redini negli anni 2000. Dopo una lunga gavetta presso i più grandi lievitisti nazionali ed internazionali, sono riuscito a portare alla ribalta il marchio Tiri grazie al mio celebre Panettone a 3 fasi di impasto, quello che da lì a poco sarebbe diventato il vero simbolo della famiglia Tiri e il Panettone più premiato d’Italia.
Grazie al Panettone, l’azienda ha potuto espandere il suo business a livello internazionale, e i nostri lievitati sono apprezzati in tutto il mondo. Il posizionamento del brand Tiri, ossia “Maestri dei dolci lievitati”, raggiunge il suo massimo grado di espressione con l’apertura di Tiri Bakery & Caffè, la prima pasticceria al mondo di soli dolci lievitati, un format innovativo che rappresenta al meglio lo spirito della famiglia e che è stato definito da esperti del settore “la boutique del Panettone”.
Il vostro successo è legato ai lievitati, perché questa scelta?
È da oltre sessant’anni che la famiglia Tiri si dedica all’arte della lievitazione, specialità della Casa e da sempre abbiamo creduto che nel lavoro sia importante fare solo ciò che ci riesce meglio. Per questo la specializzazione quasi ossessiva nei dolci lievitati è il “segreto” del nostro successo. Ma specializzazione non vuol dire fare sempre le stesse cose, significa innovare restando all’interno del nostro circolo di competenze. Questo ci permette di lanciare costantemente nuovi dolci lievitati, innovativi, originali e soprattutto apprezzati dal pubblico.
Qual è il segreto che ha permesso di affermarvi vincendo premi e vendendo ovunque?
Come detto prima la lunga specializzazione di famiglia nei lievitati, è il segreto di tutto. Questa specializzazione si traduce in metodi di lavorazione assolutamente rivoluzionari, come confermano i premi vinti. Il nostro esclusivo metodo a 3 fasi di impasto, frutto di tanti anni di studi, ricerche e prove, ci permette di offrire dolci lievitati incredibilmente più soffici, profumati e digeribili di quelli convenzionali.
Quali sono i prodotti più venduti e se c’è un aneddoto particolare da raccontare…
Il prodotto più venduto in assoluto è naturalmente il Panettone. Vengono da tutta Italia e anche dall’estero per assaggiarlo.
Un aneddoto particolare è sicuramente quello relativo alla sua nascita. Quando dissi molti anni fa che avrei realizzato il Panettone più buono d’Italia, molti sorridevano all’idea… Ricordo che mi dicevano: “Mica siamo a Milano?!” oppure “Ma il Panettone lo sanno fare al Nord, non in Basilicata”.
Fin quando un giorno, la mia pazzia venne ripagata, scrivevano di noi: “Il Panettone più buono d’Italia viene da Acerenza”. Oggi posso dire, con un pizzico di orgoglio, che il Panettone è ormai un dolce tipico Acheruntino.
Siete lucani e siti in un piccolo borgo medioevale quali sono le difficoltà e quali i vantaggi rispetto alla grande città?
Orgogliosamente lucani. Ovviamente, da un punto di vista logistico, la posizione non ci aiuta. Un motivo ulteriore per rendere la nostra produzione limitata, non solo per mantenere un elevato livello qualitativo, ma anche per garantire la puntualità delle consegne.
Un altro limite potrebbe essere la visibilità. Forse se avessi aperto in una grande città, la nostra notorietà sarebbe aumentata molto più velocemente.
Ma non mi lamento, perché restare ad Acerenza è una mia scelta, in quanto lo considero il posto ideale per fare dolci lievitati. Diversamente da una grande città, ad Acerenza il tempo scorre lentamente. Qui ho il tempo di pensare, ideare e sperimentare. Dolci come il panettone hanno bisogno di tempo, e in questo piccolo borgo ce n’è in abbondanza.
Il panettone ormai lo fanno tutti, questo è indice di successo ma forse anche di svalutazione per un’arte antica…
Credo che alla fine il mercato farà da giudice, come ha sempre fatto. Quando un settore è in crescita, tutti saltano a bordo, anche molti improvvisati, ma ovviamente i clienti sanno scegliere bene.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
I progetti in corso sono molti, siamo focalizzati sul lancio di tanti nuovi prodotti e nell’entrare in nuovi mercati esteri. Al momento però non posso divulgare diversi altri importanti progetti che prenderanno vita nel 2022. Credo che la nostra azienda, anche se ha quasi settant’anni di vita, sia ancora molto giovane e sia solo all’inizio della sua crescita perché è capace di rinnovarsi ed evolversi costantemente.