Vanessa Vialardi è una barlady piena di energia che inizia a coltivare la passione per la mixology sin da ragazzina, quando aiuta come cameriera e banconista nel ristorante a conduzione familiare della zia.

Attualmente Vanessa Vialardi è la bar manager e titolare del D.ONE oltre che, insieme al suo socio operativo Simone Nervo, a Sandro Sanna e a Stefano De Cesare del Soho.23 in Piazza Vittorio.

Ciao Vanessa Vialardi, come ti sei avvicinata al mondo della mixology?

Mi sono affacciata al mondo della ristorazione quando ero ancora una ragazzina avendo un ristorante in famiglia. Una volta trasferita a Torino per gli studi universitari, come molti studenti ho cercato lavoro e a differenza di molti che cercano nel settore ristorazione per comodità o mancanza di alternative per me era una scelta consapevole. Ho trovato lavoro in un ristorante-cocktail bar e da lì è iniziato il mio percorso. 

 

Royal Bliss (The Coca-Cola Company) ha scelto Vanessa Vialardi per creare il suo Signature Cocktail, ci racconti com’è andata?                                  

La collaborazione con “The Coca-Cola Company” è stata più della realizzazione di un signature cocktail! Il progetto Royal Bliss in Italia parte nel 2018 al fine di lanciare e promuovere in Italia la nuova linea di bevande sodate per la miscelazione dell’azienda. Io insieme ad altri 5 Bartender italiani siamo stati scelti come brand Ambassador per promuoverne il lancio. Così tra eventi, masterclass e degustazioni abbiamo portato il prodotto in giro per l’Italia! Il progetto è durato due anni durante i quali non solo ho avuto la possibilità di conoscere molte persone ma anche di collaborare con colleghi che oltre ad essere dei grandi professionisti sono delle persone fantastiche! Sicuramente un’esperienza positiva e costruttiva che in qualche modo mi ha insegnato qualcosa in più di questo fantastico mondo del bartending. 

Hai partecipato a Mix Contest Italy Tour, che esperienza è stata?

È stata una bella esperienza! Per questo evento dobbiamo ringraziare Lalla Carello e tutto il team di Mt magazine! Una bella iniziativa nata nel 2017 a Torino e ora conosciuta in tutta Italia! Per noi poi che proprio nel 2017 abbiamo inaugurato il nostro locale D.ONE Torino la partecipazione all’evento è stata sicuramente una bella vetrina per farci conoscere a livello cittadino, essendo il contest aperto al pubblico e dove proprio il pubblico era giudice, potendo votare, dei cocktail bar in gara! 

Tre cose fondamentali per essere una barlady come Vanessa Vialardi?

Per diventare una barlady servono: passione, umiltà e conoscenza.

Passione perché credo che se davvero non ami questo lavoro sia difficile farlo. Orari estenuanti, si lavora durante le festività e come per molti lavori occorre sempre essere aggiornati, occorre studiare, informarsi per essere sempre al passo coi tempi. E tutto ciò richiede impegno, richiede tempo, tempo che spesso togliamo alle nostre famiglie, ai nostri amici. Ma se davvero ami questo lavoro non potrai farne a meno. E non è da tutti. Giusto o sbagliato che sia.

Umiltà perché credo che al di là di tutto quello che ormai circonda questo mondo, visibilità, collaborazioni con grandi aziende, interviste ed eventi che portano la figura di noi Bartender a farsi conoscere non dobbiamo dimenticare quello che facciamo tutti i giorni: cercare di regalare ai nostri clienti, nel quotidiano, un esperienza positiva da ricordare. Un grande Barman una volta ha scritto che noi possiamo cambiare il mondo! In che modo, se un cliente esce dal tuo bar più felice di quando è entrato, tu stai cambiando il mondo. E se un milione di baristi su tutta la terra fanno la stessa cosa nella stessa notte, allora le vibrazioni felici saranno palpabili in tutto il mondo. Mi piace pensare che sia così, mi piace pensare che attraverso i nostri drink e all’atmosfera che riusciamo a creare nel nostro locale, possiamo regalare ai nostri ospiti una notte da ricordare!

Conoscenza perché per fare questo lavoro, così come molti altri, dobbiamo sapere cosa stiamo facendo, cosa stiamo vendendo. Perché senza dubbio tanto fa l’esperienza, ma questa deve essere supportata da buone conoscenze di base e per questo è importante studiare, informarsi e conoscere. 

Quale tecnica di miscelazione preferisci?

Non c’è una tecnica che preferisco in particolare. Sono sempre stata una persona molto curiosa quindi amo conoscere e sperimentare. Amo molto la miscelazione classica ma al tempo stesso mi piace approcciare nuove tecniche. 

Qual è il cocktail che preferisci bere e quello che preferisci realizzare?

Su quello che mi piace bere sono molto classica. Americano, Manhattan, daiquiri ma spesso non disdegno una bevuta liscia di un buon rum o whisky. Per quanto riguarda invece cosa preferisco realizzare non ho un drink in particolare. Apprezzo quando le persone entrano nel mio locale e mi dicono “ti ricordi il drink che mi hai fatto la volta scorsa? Era buonissimo lo rivorrei!” Ecco questo mi piace fare! 

Vanessa, come nasce il progetto D.ONE?

Il progetto D.ONE Torino nasce a fine 2016 quando insieme ai miei soci, Simone, Stefano e Sandro abbiamo deciso di rilevare un’attività in zona San Salvario a Torino. Da anni io e Simone, mio ex collega e attuale socio, sognavamo di aprire un locale tutto nostro e a fine 2016 si è presentata l’occasione! DONE che in inglese significa “fatto” rappresenta quindi il nostro risultato! Finalmente ce l’avevamo fatta! Abbiamo inaugurato ad aprile 2017 dopo una serie di lavori di ristrutturazione e dopo aver progettato e lavorato su quello che avrebbe dovuto essere il format del locale!

Abbiamo deciso sin da subito di discostarci da quello che era lo stile torinese predominante, ovvero quello dell’apericena a buffet! Una scelta coraggiosa, lasciatemele dire che all’inizio ha portato non poche difficoltà! Difficoltà perché quando la gente entrava e non trovava un buffet spesso se ne andava senza neanche provare a vedere cosa proponevamo.

I primi mesi infatti la prima parte di serata, quella dell’aperitivo, è stata difficile da gestire, a differenza della seconda serata dove sulla miscelazione non abbiamo mai avuto problemi, la nostra cucina ci ha messo un po’ a decollare! Ma la tenacia e la determinazione, grazie anche alla collaborazione sin dall’apertura con Ivan Onorato di Cooking class Heros, che dal primo giorno segue il nostro progetto food, ha portato i suoi risultati! Col tempo la clientela ha iniziato ad apprezzare il nostro format, dove per l’aperitivo non offrivamo un buffet, ma singoli piatti studiati ad hoc ed interamente cucinati da noi.

Ogni piatto è studiato da Ivan e dal nostro che Fausto Facchin nei minimi particolari, non mancano le contaminazioni con il mondo del bar(pensiamo al nostro ormai famosissimo “vitello torbato”, ovvero una rivisitazione del classico piemontese vitello tonnato con però un aggiunta di whisky scozzese) e anche in cucina come al bar non ci si ferma mai, i piatti cambiano periodicamente segue o la stagionalità dei prodotti per offrire sempre un’esperienza diversa e contestuale ai nostri clienti! 

Che studio fai al D.ONE sulla miscelazione?

Per quanto riguarda la miscelazione invece il nostro è sempre un lavoro di squadra. Insieme a Simone, mio socio e ai ragazzi, si parte dalle idee di base e si costruiscono i drink sul tema della drink list mantenendo comunque il nostro stile. Cerchiamo sempre di limitare gli sprechi, per questo cerchiamo di reinventare ingredienti e preparazioni al fine di non buttare via nulla. Sperimentiamo attraverso nuove tecniche e ingredienti per creare sapori nuovi e accattivanti. Lavoriamo tanto con erbe e spezie. Una miscelazione creativa ma semplice al tempo stesso.

Com’è la struttura della vostra drink list?

La nostra attuale drink list “Ricordi Liquidi” nasce dal desiderio di voler coinvolgere il cliente in un’esperienza sensoriale. Abbiamo isolato 9 macro-ricordi, corrispondenti ad altrettanti drink. Ogni drink cerca attraverso gusto, aspetto e olfatto di rievocare nella mente del consumatore questi ricordi. I nostri drink sono stati studiati e realizzati ad hoc seguendo un percorso sensoriale.

È stato un lavoro di squadra, perché è così che noi lavoriamo, in team! Fondamentale il contributo dei nostri ragazzi Paolo e Marco nel realizzare le ricette! Un menù diverso dal solito, un menù realizzato affinché il cliente, sempre restando nel tema ricordi, possa portarlo a casa con se. Ogni menù infatti al suo interno racchiude un disegno. Due sono i soggetti che rappresentano iconicamente me e Simone, il mio socio, da bambini. A questo si aggiunge una versione digitale del menù caricato direttamente sulla nostra pagina instagram dove il cliente può leggere non solo la ricetta del cocktail ma anche vederne l’immagine e commentarlo/recensirlo creando così una sorta di social nel social.

Ora invece stiamo lavorando alla prossima drink list che sarebbe dovuta uscire a novembre ma vista la situazione chissà quando uscirà? Ma di questo non posso ancora parlare… sarà una sorpresa! 

Quanta attenzione dedicate alle proposte gastronomiche al D.ONE?    

Come già accennato precedentemente prestiamo molta attenzione anche alla nostra proposta food. Abbiamo un menù composto da piatti e tapas ordinabili singolarmente, oppure si possono provare i nostri menù degustazione che seguono un abbinamento secondo un percorso di gusto. A questi si aggiungono i nostri ormai famosi Burger, i nostri sandwich e le pizze al padellino! 

Com’è cambiata la vostra proposta nel corso di questi anni di apertura?

Sicuramente in questi 3 anni c è stata una evoluzione sia per quanto riguarda la proposta food sia per quanto riguarda la parte di mixology. Come già accennato nelle risposte precedenti la nostra cucina segue la stagionalità dei prodotti e la proposta ha seguito nel tempo un’evoluzione legata alla crescita del locale e alla variazione della proposta drink. Per quanto riguarda la mixology invece siamo partiti con un menù standard in cui proponevamo 10 signature drink fino ad arrivare ai menù odierni che oltre ad avere una proposta hanno anche qualcosa da raccontare, non si limitano ad essere dei contenitori, ma sono essi stessi contenuto attraverso la cui forma e stile raccontiamo un po’ di noi, delle nostre idee e del nostro progetto. 

Come state vivendo questo particolare periodo?

Credo come molti colleghi del settore con difficoltà. Difficoltà economica, perché ovviamente non poter lavorare, essere chiusi non è quello che ci si aspettava dopo quanto già successo in primavera. Difficoltà emotiva, perché anche umanamente sopportare tutta questa situazione. Nonostante ciò cerchiamo di non abbatterci e guardiamo avanti. Lavoriamo per quando si potrà riaprire alla nuova drink list, al nuovo menù food e cerchiamo di tenere in moto la macchina. Durante questo lockdown, come per il precedente, abbiamo effettuato servizio delivery. 

Qual è il sogno nel cassetto di Vanessa Vialardi?

Un grande sogno l’ho già realizzato potendo aprire il mio locale. Ora senza dubbio il sogno più grande è quello di vederlo crescere per arrivare magari un giorno fra i migliori al mondo. 

Grazie e viva il lupo per il futuro professionale di Vanessa Vialardi! 

Luigi Cristiani

Laureato in Economia, ha poi conseguito un MBA presso lo Stoà. Lavora in Enel Green Power dove si occupa di pianificazione e controllo . Dal 2010 scrive su diversi blog di economia e finanza (Il Denaro,...

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