Tra abitudini sbagliate e convinzioni granitiche, nel mondo del vino, ormai, gira una brutta aria. Un’aria che fa male soprattutto allo stesso vino. Proviamo a smontare tutti questi preconcetti, partendo da 10 luoghi comuni tutti da sfatare.

1) Lo champagne è caldo, lo metto in freezer?

No mai! Anche se i tuoi ospiti sono in arrivo e hai dimenticato di mettere lo Champagne in frigo, abbandona l’idea di accelerare i tempi mettendo la bottiglia in freezer. Rischieresti solo di incorrere in una bottiglia congelata e a quel punto, a nessuno verrebbe in mente di mangiare una granita a base di chardonnay. ll punto di congelamento dello Champagne è, infatti, inferiore a quello dell’acqua: lo champagne inizia a gelare ad una temperatura compresa tra -5°C e -9°C. Meglio allora mettere la bottiglia in un secchiello di ghiaccio con un po’ di sale. L’aggiunta di sale, infatti, porta la temperatura al di sotto di -20°C, quindi molto più fredda di quella del congelatore. E lo Champagne è salvo!

2) Annata 2010, questo champagne è vecchio. Che faccio lo butto?

Uno Champagne non “scade” mai, e anzi alcune tipologie non fanno che migliorarsi nel tempo, quindi altro che buttare! Partite da un presupposto, lo Champagne ha due vite: una quando il vino fermo termina il suo affinamento e inizia la seconda rifermentazione e una quando il vino viene sboccato (il così detto degorgement). E la vita dello Champagne inizia proprio in questo preciso istante, così ad esempio se state bevendo un millessimato 2010, ma la sboccatura è del 2018, il vostro Champagne sarà appena un giovincello.

3) Apriamo un Barolo 2014? No troppo giovane, questi vini sono da lungo invecchiamento!

Spesso consideriamo un vino rosso come “importante” solo quando è lungamente invecchiato. Ma non possiamo utilizzare questa regola per tutti i vini rossi e soprattutto per tutte le annate. Alcuni vitigni, infatti, per propria natura hanno una minore acidità, che è l’elemento principale per garantire lunga vita al nostro vino. E poi ci sono annate dove il caldo è stato torrido, e quelle, forse, avranno un potenziale evolutivo inferiore rispetto ad altre, invece, mediamente più fresche. Dunque si alle regole, ma consideriamo sempre le eccezioni.

4) Il vino bianco va sempre bevuto d’annata

Questo è, forse, uno dei cliché peggiori. Roba da fare accapponare la pelle ad un produttore di Chassagne Montrachet in Borgogna o di Riesling in Mosella. Ma a non voler andare tanto lontani anche ad un Fiano campano o a un bianco friulano. Alcuni vitigni, infatti, portano in sé così tanto potenziale evolutivo da sopravvivere anche più di una generazione.   

5) Prendiamo una bollicina? Si del Prosecco va bene!

Tutto il rispetto per il Prosecco, e altrettanto per lo Champagne. Ma in Italia di bollicine Metodo Classico di ottima qualità ne abbiamo davvero da vendere! Non ci soffermiamo più al solito “prosecchino” e cerchiamo nella carta dei vini nomi come Franciacorta, Trento Doc, Oltrepo Pavese e tante altre etichette spumantistiche che meritano davvero attenzione.

6) Non servite mai i vini spumanti col pollice infilato nel fondo concavo della bottiglia. E’ tremendo!

Quel fondo di bottiglia, comunemente detto “a campana” serve in realtà ad altro, cioè a raccogliere i depositi del vino. Quel fondo di bottiglia, nato inizialmente per lo Champagne, garantisce, infatti una maggiore resistenza resistendo alla pressione dei gas contenuti nel vino, non per agevolarsi nella mescita del vino. Non fatelo, è davvero fuori dalle regole del galateo.

7) Ho un Brunello 2015. Si ma ce l’hai il decanter?

Decantare, dal latino, significa separare. La funzione principale del decanter, quindi, è, anzitutto separare due elementi, cioè il solido dal liquido. La decantazione, quindi, viene anzitutto utilizzata per eliminare i sedimenti che potrebbero, diversamente, finire nel bicchiere. E’ consigliata, ad esempio, nel caso in cui, accidentalmente, il nostro tappo in fase di apertura si sia sbriciolato, e così in questo modo potremo sottoporre il vino ad un processo di stabilizzazione e filtrazione.  In secondo luogo poi la decantazione svolge un’azione di ossigenazione del vino. Un’azione che, quindi, risulta particolarmente utile nei vini da vecchio invecchiamento, rimasti a riposare in bottiglia per tanti e lunghi anni. Quindi se decantassimo un vino rosso giovane, che ha dunque ancora pochi profumi, rischieremo solo di “fargli del male” perché il decanter non farebbe altro che liberare troppo facilmente tutto il suo corredo olfattivo.

8) Le grandi cantine fanno troppa quantità e poca qualità, le piccole cantine, invece, fanno sempre vini buoni perché autentici.

Non sempre piccolo è meglio e non sempre l’home made corrisponde alla qualità. Fare vino è un’arte, e richiede una cultura sottesa e tanta esperienza. L’improvvisazione abbinata al concetto di piccola cantina non dobbiamo confonderla, quindi, con l’artigianalità. Se un vino è chiaramente difettoso, non giustifichiamolo solo perché è artigianale. In fondo non tutti possiamo essere falegnami o cuochi e allora perché dobbiamo accettare chi si improvvisa viticoltore? In alcuni casi, quindi, la grande cantina risponde anche al sinonimo di garanzia e qualità del prodotto.

9) Posso consigliare del Moscato? Si quando arriverò al dolce magari si

Continuiamo a relegare questo splendido vino, il Moscato, solo al termine di un pasto, come accompagnamento al dolce. Eppure il Moscato, come anche la Malvasia ad esempio, è un vitigno anzitutto prima che diventare poi un vino. Un vino previsto, appunto, in diverse tipologie, dal secco al dolce. Allontaniamo allora l’idea che il Moscato possa essere solo in versione passito e ordiniamo un moscato fermo secco abbinandolo a un bel piatto di ostriche. Abbinamento azzardato certo, ma quanto mai riuscito.

10) I vini invecchiati buoni sono solo quelli con i tappi di sughero

Se ha tappo tecnico (con sugheri frantumati e assemblati) allora è un vino scadente. Ma chi lo ha detto? Questo è un concetto, anzi un preconcetto, molto radicato e purtroppo duro da scardinare. Rifiutare a priori questi vini è, invece, sbagliato visto che i tappi sintetici, in alcuni casi, garantiscono la custodia del vino in modo molto più performante, grazie alle tecnologie avanzate con le quali vengono prodotti, e non dimentichiamo, poi, che,  grazie a loro il pericolo di “odore di tappo” è scansato.

Assunta Casiello

Persa negli effluvi nobili del vino da quando la maggiore età glielo ha consentito, curiosa di tutto ciò che è nuovo e che si può e si deve conoscere nella vita. Classe '84, ha speso gli ultimi anni...

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