I PRIMI TRENTA ANNI DI SUCCESSI DI ‘A FIGLIA D’O MARENARO NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE DI FAMIGLIA PARTENOPEA

Lo storico locale di Assunta Pacifico spegne trenta candeline e festeggia con una mostra inedita negli spazi di Via Foria, e omaggi per i clienti con cene celebrative.  

Cos’hanno in comune un consunto sgabello in legno con la dicitura “Birra Peroni” ed un segno grafico, una spunta fluorescente dorata, su delle foto in bianco e nero rappresentante il proprio retaggio lavorativo e familiare?

Molto, sotto il profilo simbolico ed evocativo, visitando la mostra fotografica che racconta la storia del leggendario ristorante partenopeo ’A figlia d’o Marenaro, organizzata dalla titolare Assunta Pacifico, in una data simbolica celebrativa dei primi trent’anni di attività del suo locale.

La vicenda è nota, il filo della memoria si annoda intorno alla storia di una famiglia e della città che la ospita, dipanandosi da ‘o rarone ed i quartieri del centro storico di Napoli sino ai riflessi ramati, e profluvi aromatici di un bicchiere. Quello nel quale Papuccio ‘o Marenaro, padre della signora Assunta, vendeva ‘o bror’ ‘e purp – il brodo di polipo in dialetto campano – con uno sgangherato carrettino, nei difficili e drammatici anni del dopoguerra, riuscendo a fare innamorare la gente di quella bevanda, secondo l’aneddotica dalle miracolose proprietà taumaturgiche e lenitive dei malanni bronchiali.

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Gli sviluppi, imprevedibili ed entusiasmanti, la rapida apertura di uno chalet, una c.d. “puteca”, dove la signora Assunta muoveva i primi passi ergendosi sullo “scannetiello”, dedicandosi all’apertura delle cozze, oggi utilizzate largamente nel signature dish del ristorante, l’incredibile zuppa, accompagnata da tutta una serie di piatti della tradizione, e sontuosa selezione di crudi, disponibili quotidianamente.

Per questi primi trent’anni, dunque, l’Imprenditrice partenopea ha organizzato una mostra fotografica che raccontasse la sua storia: fino a domenica venti Giugno è possibile visitare gratuitamente l’esposizione fotografica “Sogni dorati…..e fritti”, ideata per raccontare, in ordine cronologico, i momenti salienti della propria vita, con la presenza del carretto paterno originario restaurato, con cui il padre andava in giro per i vicoli di Napoli.

Non mancano le iniziative collaterali “social”, con il giveaway “A cena con Assunta”, una sorta di contest con estrazione di una cena per due, in diretta Instagram, ed inoltre un menù a tema dedicato, con una serie di piatti “antologici” che rendono omaggio alle evoluzioni dello stile del locale.

Il tempo di una cena commemorativa, plateau royal di crudi – coquillage come antipasto, seguito dalla tartare di salmone e tonno con verdure di stagione, linguine allo scoglio, polpo al limone con tarallucci, zuppa di cozze con olio o’ russ’, di produzione propria.

Una nota di ulteriore plauso per la cottura da manuale del risotto all’astice con pere, accompagnato dal metodo classico rosè di Villa Matilde “MaTa”, culminando con il dessert ideato per la signora Assunta da Nicola Goglia “Emilio il Pasticciere” (inventore del RoccoBabà), croccante agli agrumi, cremoso allo yuzu, pan di spagna e ganache montata al limone,e realizziamo davvero il significato di quella spunta: una tensione costante verso la ricerca della perfezione, fatta di determinazione e resilienza, anche attraverso delle apparenti “dissonanze” e dettagli da mettere a fuoco.

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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