Pezzano-Filetta, piccola frazione di un piccolo paese in provincia di Salerno pressoché anonimo. Autostrada direzione Salerno, si supera la città e si esce allo svincolo di san Mango Piemonte. Da lì qualche km tra buie e tortuose strade che ricordano un po’ la campagna romana tipo Velletri e zone limitrofe. Una sensazione di già visto, un buio freddo e denso che ti entra fino alle ossa.

Ma dove sono capitato?

Superati questi km poco agevoli si entra in paese e le cose prendono a migliorare, fino a che si scorge la luce.

Eccola, la pizzeria! La locanda dei feudi 2.0

 Parcheggio comodo e gratuito a poche centinaia di metri e si va.

 Ore 20 in punto, domenica sera. Temperature ancora gradevoli nonostante sia per il calendario il primo giorno d’autunno.

 Entro dentro, scelgo il tavolo e nel mentre butto l’occhio alle pizze che arrivano agli altri tavoli ricevendo già riscontri confortanti.

Vado dal padrone di casa, Francesco Capece  che mi accoglie caldamente nella sua “umile realtà” come la definisce. E in effetti è una pizzeria piccolissima, con pochi tavoli ma tutta sostanza. Prodotti d’eccellenza in bella mostra e carta dei vini e delle birre di una certa varietà.

 Dico che voglio mangiare più pizze, una alla volta (siamo in due).

 “Ci penso io!”

 Ho dato delle indicazioni su cosa volessi assaggiare e metà a fantasia.

 Si parte con una Margherita Sua Eccellenza: pomodoro “Sua eccellenza” sapori di Corbara passato a mano, fiordilatte di Agerola “caseificio Fusco”, basilico, olio evo “So Evo”.

 Avete presente una nobildonna? Bene, è lei! Arriva e tutti si voltano a guardarla, il profumo la annuncia.

Il pomodoro corbarino ha un’acidità che esalta la salivazione e aumenta fame e gusto, il latticino danza sul velluto. Arrivati al cornicione, bello sfogliato morbido e croccante in superficie si resta senza parole. A questa margherita non puoi trovarci un difetto che sia uno. Non poteva scegliere pizza migliore per presentare il suo impasto tutto di farina Petra. Un impasto che gioca con farine semi integrali per raggiungere un risultato che alla leggerezza abbina la digeribilità e i benefici per la salute.

Seconda portata “Alice nel paese delle meraviglie” una mia voglia.

Può sembrare una pizza fiori di zucca come tante, ricotta e alici come da tradizione romana. E invece no perché le alici, sono fritte ma impanate nel pistacchio! Oh si.

Questa panatura oltre a dargli una consistenza perfetta che si alterna in maniera favolosa con la morbidezza di fondo dona profumo e gusto ma non va a coprire la sapidità e il richiamo al mare del pesce azzurro più amato dai pizzaioli e dai mangiatori di pizze in genere.  Ad ogni morso un turbinio di emozioni. Una bontà impareggiabile, da sola vale il viaggio fino a qui, peccato che essendo una pizza stagionale fra un po’ abbandonerà la scena.

Si prosegue con la sogno di una notte di mezza estate. Un nome ambiziosissimo, come ambiziosa l’idea che c’è dietro.

Sposare un salume popolare come la mortadella con il tartufo su una base di stracciatella di bufala che fa da tappeto per portare all’altare l’inconsueta coppia. Un sapore non convenzionale, il coraggio si mostra tutto. Un sapore pregnante, che resta chiaro in bocca e nei ricordi.

 Siamo a Salerno, seppur in provincia e allora quale sarà stata la portata successiva?

Si, avete indovinato. La Carminuccio, la pizza salernitana per eccellenza. Che qui è un omaggio, quasi devozionale ad un gusto che è associato ad una città e alla sua pizza.

Inventata da Carmine Donadio della pizzeria Carminuccio a Mariconda. Rappresenta per i salernitani il corrispettivo di Michele a Forcella per i napoletani.

Onore a te Carminuccio, già il nome indica massima riverenza e rispetto.

Rispetto mantenuto alla grandissima con una pizza che porta all’ennesima potenza sapori e sensazioni, intensità. Una pizza maschia, schietta, che si fa amare per le sue forti peculiarità. Sembra un vecchio marinaio che sul porto scarica il pesce fumando la pipa e borbottando, ma che poi alla fine ti entra nel cuore proprio per la sua autenticità e il suo chiaro e indissolubile legame col territorio.

Passata di pomodoro san Marzano DOP, battuto di basilico, guanciale, peperoncino, Parmigiano 36 mesi, aglio rosso di nubia, origano di salina, olio evo.

Indimenticabile.

Si conclude con una montanara fritta e al forno con bufala a crudo. E qui davvero le parole non bastano. Una montanara asciutta che strizza l’occhio alla fritta classica di Napoli città accoglie una delle migliori versioni di margherita di Francesco, tra le più golose. Emozionale. Fresco del riconoscimento del doppio spicchio sulla guida Gambero Rosso e di un endorsement mica da ridere da parte di Francesco Martucci che in una recente visita ha definito Francesco e la sua pizza come una delle migliori della Campania e di conseguenza del mondo, questo giovane pizzaiolo mostra tutta la sua ambizione attraverso un prodotto che fa della qualità il marchio distintivo.

 Non importa dove sei e quanto sia grande la pizzeria. Dettagli.

Quello che conta, che conta veramente è se la pizza emoziona.

Francesco ci riesce benissimo, con una naturalezza entusiasmante. Senza montarsi la testa, ma con una visione chiara quella di farvi tornare perché una pizza così non te la togli più dai pensieri.

Redazione Foodmakers

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