LA SCOPERTA DELL’AGRITURISMO BALESTRIERI
Non so se, francamente, al quartiere Pianura di Napoli, antico borgo sulla via di transito per Cuma, ricco di insediamenti archeologici ma oggetto di una speculazione urbanistica senza precedenti a partire dagli anni sessanta, possa attagliarsi la definizione di “località rurale amena” caratterizzante la tipologia di struttura che andremo a visitare, ma di sicuro lo stupore è stato immutato.
Sulla scorta di tale considerazione, una piacevole scoperta è stata, pertanto, visitare l’Agriturismo Balestrieri, assurto a punto di riferimento per gli amanti delle gite “fuori-porta”, improvvisamente arretrati nei confini del perimetro urbano, con sommo deliquio dei bimbi riluttanti agli spostamenti prolungati in macchina: tremila metri quadri di campagna, un buen retiro sito in un quartiere della periferia occidentale di Napoli, immediatamente a sud della collina dei Camaldoli.
L’AGRITURISMO BALESTRIERI
L’azienda agricola, come dicevamo, nasce negli anni trenta, grazie al fondatore Antonio, nonno di Liliana e Antonio, e viene proseguita dal figlio Vittorio, che ha inaugurato la macelleria e curato la gestione e l’allevamento dei bovini, in particolare di razza marchigiana e di pezzata rossa: attualmente dunque la titolarità è passata nelle mani dei figli Liliana, direttrice generale e responsabile della macelleria, e Antonio, che come dicevamo ne cura il settore gastronomico recettizio.
LA LOCATION
Incontriamo Liliana in una mite mattinata di inizio Febbraio, impegnata alacremente nell’allestimento del bancone del suo punto vendita, collocato all’interno della struttura, a fungere da contrappunto delle scaffalature assortite da prodotti dell’orto, olio, conserve e confetture di stagione, ed insaccati vari appesi per l’affinamento: il dinamismo non ne smussa il senso dell’ospitalità, un sorriso cordiale ne incornicia il volto, e l’attenzione dell’avventore è riservata alla parete immediatamente d’ingresso, ove sono affisse delle foto d’epoca che rappresentano un emozionante affresco familiare.
Vengo accompagnato dalla titolare nella visita aziendale, all’uopo spiegandoci, preliminarmente, come la strada esterna – Via Parroco Giustino Russolillo – sia dedicata al fondatore dei padri vocazionisti, ed il recente adeguamento della toponomastica abbia simbolicamente segnato il passo rispetto alla tradizione, gettandone nell’oblio la vocazione originaria. Invero, la denominazione delle strade disegnanti il reticolo del quartiere era sempre preceduta dalla locuzione “masseria”, ad indicarne la destinazione rurale, composta da caseggiati autonomi ad uso agricolo, “quella nel quale è cresciuto mio padre, e che noi bimbi abbiamo imparato ad amare e rivendichiamo tutt’ora”, continua Liliana.
L’AZIENDA AGRICOLA
Molti gli obiettivi raggiunti nel corso degli anni, grazie alla dedizione ed impegno della famiglia Balestrieri, basti rammentare che i prodotti sono asseverati dalla Regione Campania con il proprio marchio “sapori di Campania”.
L’agriturismo è stato insignito ed incorporato all’interno del marchio collettivo “Parco metropolitano delle colline di Napoli”. Interessante e funzionale la possibilità di effettuare escursioni per bimbi con fattoria didattica, di prenotazione per feste a tema e campo giochi nel periodo estivo.
Dopo avere apprezzato un innovativo maturmeat, apparecchio elettronico riproducente un microclima ideale per la conservazione e frollatura della carne – dry-aged meat – mantenendone inalterate le proprietà organolettiche, ci apprestiamo ad una degustazione nell’attiguo ristorante gestito da Antonio, trascorsi nella cucina di famiglia ed un importante apprendistato alla Fattoria del Campiglione, luogo d’elezione per il trattamento di carni pregiate, nazionali ed estere.
LA DEGUSTAZIONE
Davvero gustosa la teoria degli antipasti, con carciofo fritto, zucca marinata, seguito da un equilibrato piatto di trofie con crema di friarielli e salsiccia sbriciolata, un’interessante rivisitazione della tradizione: proseguiamo con una tagliata di manzo, con sale maldon e olio evo da produzione autoctona, dalla cottura perfetta ed accompagnata da chips di patate della Sila fresche, concludendo con il dessert cheese-cake con mandarino da raccolta propria, connubio fra cosmopolitismo e localismo.
Assolutamente da menzionare gli hamburger conditi, gli spiedini, il c.d. “quinto quarto” con fegatini, trippa, cuore, lingua, coda, il soffritto, il pollo bianco e a pelle gialla, il coniglio ed i salumi di propria produzione.