Verticale storica di Librandi al Museo del Vino

La storia della moderna viticoltura Calabra va di pari passo con la storia della famiglia Librandi.

Paolo Librandi, terza generazione dei viticoltori ne è stato il narratore al Museo del Vino di Portici (Na).

Il racconto è stato sapientemente condotto da Adele Granieri e Alessandro Marra, coordinatori di Slow Wine per la Campania e referenti della sede didattica napoletana della Banca del Vino.

Raffaele Librandi, nonno di Paolo fonda l’azienda nel 1916, dal 1953 invece i fratelli Antonio e Nicodemo avviano l’attività di imbottigliamento producendo principalmente vini della tradizione, cirò rosso, ma anche rosati, gaglioppo e greco bianco.

Il sogno di Raffaele era quello di lasciare un ettaro vitato per ciascuno dei suoi sei figli. Grazie alla sua caparbietà ed attaccamento alla terra riuscì a crescere, in quei tempi non facili, tutta la famiglia e sostenendo gli studi fino alla laurea di due di questi.  

Roberto il professore, quinto tra i figli e padre di Paolo entra in azienda negli anni 70, durante gli studi a Roma aveva sempre dato una mano all’azienda commercializzando il vino sul litorale romano, rientrò in seguito Calabria dove acquistò una farmacia. Ma avendo sempre conservato la passione per il vino, il richiamo dell’azienda fu forte da fargli vendere per rilevare in parte le quote dai fratelli.

Nel 1975 l’acquisto di un nuovo stabilimento, l’attuale cantina che esiste ancora oggi.

Con la crescita aziendale nel 1985 debutta il Duca Sanfelice Riserva. Successivamente si iniziò a sentire la necessità di tornare ad un prodotto territoriale rispetto ai blend che negli anni ottanta venivano richiesti dal mercato.

Con l’acquisto dei terreni della Tenuta Rosaneri 160 ettari iniziali, attualmente la tenuta più grande dell’azienda, si puntò quindi ad una visione più moderna del vino.

Attualmente l’azienda vede la conduzione di Paolo, Raffaele, Nicodemo, Teresa e Francesco Librandi.

Il merito dei Librandi fu quello di puntare in modo decisivo sui vitigni autoctoni in una fase che cambiò la storia dei vini della Calabria e dalla famiglia.

L’azienda investì sulla ricerca delle varietà autoctone calabresi.

Si iniziò a censire tutte le varietà di uve presenti sul territorio regionale, un’avventura che durò all’incirca tre anni, fino ai primi del 2000 quando con l’aiuto del professore Scienza fu fatto uno studio accurato.

Nacque il Giardino Varietale, tesoro antropologico incredibile, con la caratteristica forma a spirale in cui è possibile ripercorrere su un unico filare le varietà dei vitigni storici girando intorno a se stessi e coglierne l’essenza.

Il Magliocco fu il vitigno che catturò l’attenzione, una varietà inizialmente abbandonata dai contadini poiché poco produttiva era in realtà presente nel 10-15% dei vigneti di tutta la regione.  

Magliocco dolce è il nome predominante, registrato con il nome di greco nero è un vitigno da numerosi sinonimi, circa una quindicina, sparsi nel territorio.

Una varietà complessa da gestire, predilige terreni poco fertili e clima caldo. 

Il magliocco, conserva la sua tinta rubino con l’evoluzione possedendo il 76% di Malvidine, gli antociani molto stabili che reggono il colore anche con il passare del tempo.

Un vitigno antico il cui nome potrebbe derivare dalla forma del grappolo a “pugno”o “maglio

Presente in varie DOC e IGT regionali è il protagonista in purezza nel Magno Megonio oggi solo Megonio dal nome del centurione romano che amministrava le province.

Cru della Vigna Megonio nella Tenuta Rosaneti, l’uva raccolta nella prima decade di otttobre svolge la fermentazione in acciaio con macerazione di 15 giorni e affinamento di 12 mesi in barrique di Allier e sosta in bottiglia per 12 mesi.

Un vino che rappresenta al meglio il marchio di fabbrica della famiglia Librandi.

In degustazione per la serata le annate 2017, 2014, 2012, 2009, 2002, 2001 con la piacevole sorpresa della 2015.

I vini si presentano dal punto di vista olfattivo importanti e con una piacevole variabilità di espressioni a seconda delle annate proposte.

Si passa da una 2017 con profili di humus al frutto maturo della 2015 fino al balsamico della 2014, materica la 2012 e note di fumo nella 2009. Le annate 2002 e 2001 reggono sorprendentemente il tempo, colori vivaci e salubrità nel calice.

Il fil rouge della verticale dei vini è dichiaratamente l’eleganza che rispecchia e identifica la filosofia produttiva dell’azienda che prende consapevolezza con il trascorrere degli anni del potenziale del vitigno magliocco, fino a rendere il vino quello che oggi è nelle ultime annate, equilibrato, fine e slanciato.

Partiti da 6 ettari e giunti a 220 con 6 tenutedi proprietà, negli ultimi anni l’azienda Librandi punta alla territorialità anche nelle nuove etichette, comunicando il profondo lavoro di ricerca che la famiglia ha condotto nelle tre generazioni fino ai nostri giorni puntando tutto sull’identità ineguagliabile del territorio della Calabria.

Adele Munaretto

Salernitana di nascita ma Flegrea di adozione, Logopedista proprietaria e coordinatrice di un centro di riabilitazione del linguaggio per bambini; dopo i trent'anni si avvicina al mondo del vino e della...

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