Carola Abrate, bartender de La Drogheria di Torino, si è classificata al secondo posto al Bartender of the year Barawards2018 !!!
Ciao Carola ci racconti come ti sei avvicinato al mondo della mixology?
Per puro caso. Mio padre decise di mandare di nascosto migliaia di miei curricula su internet nel settore della ristorazione, poichè preoccupato, in quanto avevo lasciato un lavoro sicuro che però non mi appagava. Mi chiamò questo “ragazzone” che diventò poi il mio maestro; aveva “percepito” qualcosa in me. A lui devo tutto. E non smetterò di essergli grata.
Ho iniziato in questo american bar nel centro della mia città : Torino. Da lí è proseguita la mia strada e ad oggi sono felicemente parte della famiglia chiamata “Drogheria”.
Concilio tutto in una parola: CRESCITA.
Dalle esperienze positive alle diverse “mazzate” prese, rispondo con un enorme sorriso: non sarei la persona che sono oggi, professionalmente è umanamente.
La Drogheria è un gioiellino situato nel cuore pulsante di Torino. Mi trasmette tanto, come io le do il mio massimo. È il connubio perfetto tra massa e qualità. Siamo gli unici nel nostro genere a fare questo tipo di servizio.
Cosa pensi del bartending di oggi e come pensi cambierà nell’immediato futuro?
Il bartending di oggi è estremamente variegato: a volte si eccede nelle proposte; trovo che sia fondamentale calcolare luogo, tempo e circostanza. Detto ciò, con cognizione, si può fare qualsiasi cosa. Credo che ci saranno molti più consumatori curiosi di apprendere l’abilità nella base sella miscelazione: è dunque importante, lanciare i giusti messaggi e riproporre drink di facile replicabilità e allo stesso tempo “sfiziosi”
Dipende dal drink! Non c’è un metodo che preferisco. Mi piacciono tutti.
Ma quanto spazio ha la creatività?
. La creatività non ha fine. Lo spazio è illimitato.
E il distillato che preferisci miscelare?
Amo miscelare vermouth e agavacei
Qual è il cocktail che preferisci bere e quello che preferisci realizzare?
Sono una grandissima amante del margarita.
Amo miscelare il cocktail Martini: non c’è una ricetta perfetta, si cuce addosso al cliente; e per di più, trovo che l’oliva sia il “premio” finale. È una metafora. La vita è un po’ un cocktail Martini: perfetto così com’è, ma l’oliva gli dà quel tocco in più.
Sono ambiziosa. Ho tantissime idee. Per ora, fare la differenza insieme ai miei colleghi, trovo che sia un ottimo punto di partenza.