Frasso Telesino, piccolo comune sannita, abbarbicato al confine fra le valli caudine e Telesina, appena ai piedi del versante est del Monte Taburno: ginestre tutt’intorno, oltre a curati vigneti che circondano quella che fu una masseria abbandonata, ora sede dell’azienda agricola Cautiero, nata nel 2002 dalla volontà di due giovani coniugi, Imma e Fulvio, ancora pregni dei ricordi adolescenziali trascorsi in vigna, formalizzata, con passione e pervicacia, in attività imprenditoriale.
Il tepore di una tiepida e soleggiata mattinata autunnale è il miglior viatico per la nostra visita in questa piccola azienda biologica certificata, che da anni fa parlare di sé gli appassionati, per qualità identitaria: dopo la ristrutturazione del corpo della masseria originaria, ora trasformato in elegante struttura ricettizia con annessa cantina, e la sistemazione dei terreni con il re-innesto di vitigni da varietà autoctone come Falanghina, Greco, Fiano, Piedirosso e Aglianico, la produzione ora si assesta su circa trentamila bottiglie, e quattro ettari vitati.
Sarà per il fascino d’antan della cantina, interamente scavata nella roccia e rivestita di tufo – addirittura sede di reperimento di fossili calcarei, a riprova dello straordinario patrimonio palentologico del Beneventano – di recente affiancata, nel corpo principale, da un casolare rustico settecentesco volto all’accoglienza: sarà per la deliziosa colonia di gatti, ospitati dal vigneron con la propria coniuge, mai messi alla berlina bensì perfettamente integrati nel micro-cosmo aziendale, depositari di ricordi e memorie private familiari, talmente inseparabili per i titolari al punto di raffigurarli nelle creative ed icastiche etichette dei propri vini, “selvatici” ed avvolgenti come i suddetti.
Il metodo biologico, per Fulvio Cautiero, non si concreta in formalistiche certificazioni, né tantomeno in mire produttive volte all’ottenimento di vetero-denominazioni da disciplinari, spesso poco indicative della qualità intrinseca di un prodotto: il paradigma di lavorazione, dunque, consta della coltivazione del terreno con metodo biologico – impiego di rame, zolfo, sovescio – in una lavorazione che prediliga vendemmia manuale, fermentazioni spontanee, senza l’utilizzo di solforosa aggiunta, chiarifiche e stabilizzazioni, spesso anche senza alcun filtraggio.
Passando alla degustazione, alla presenza del cortese ed affabile proprietario, con la moglie impegnata nella gestione e manutenzione degli spazi esterni e cura dei proprio animali, viene introdotta la batteria dei vini in assaggio: Falanghina del Sannio Fois 2018, erbe di montagna all’olfatto e salino quanto basta al palato, seguito dal Greco Trois 2018, virato maggiormente verso nuance tropicali, ancora il Fiano Erna Bianca 2018, straordinario il colore, finale lungo e persistente, terminando con la novità “orange” da macerazione sulle bucce “Comm’era” 2019, davvero incisivo e dalle gradevoli note zolfate.
E’ la volta dei rossi, iniziando con la novità di bollicine da metodo ancestrale “Eggas” 2019, Aglianico “pet-nat” vinificato in rosato, croccante e sapido, passando per il Piedirosso 2018, lamponi e more in bell’evidenza, l’Aglianico Fois 2018, tannino in evoluzione con buona salinità, culminando con i due omaggi: il “Donna Candida 2015”, Aglianico in purezza, dedicato al nome originario della Masseria rilevata, ed infine con l’antologico “0717” – blend di Piedirosso ed Aglianico – prodotto per ricordare i primi dieci anni di vendemmie, dalla elegante stratificazione olfattiva e aromatica.
Concludendo, una realtà produttiva enologica davvero di assoluto interesse, suoli franco-argillosi, davvero spigolosi ed irti da lavorare, un habitat tuttavia reso perfettamente idoneo alle caratteristiche pedo-climatiche dei vitigni autoctoni: anche da questo punto di vista l’anima degli amati felini si rivela paradigma d’accoglienza, perché i coniugi Cautiero ci insegnano, in fondo, che per amare la natura e gli animali, e trarne i relativi frutti primigeni, bisogna imparare a superarne perigli, asperità, riluttanze e contraddizioni.