Ciro Rampazzo, bartender del White Lounge Bar,,uno dei locali più cool di Aversa, dice che sul suo comodino puoi trovare una copia del “gin compendium”, beh un’idea del suo distillato preferito ce la possiamo fare…..
Ciro Rampazzo, ci racconti come ti sei avvicinato alla mixology?
Frequentavo il primo anno dell’istituto alberghiero di Aversa, quando mio fratello, già cuoco, mi propose di aiutarlo in cucina come aiuto-cuoco/lavapiatti. Il titolare del Ristorante, di Roccaraso, mi propose un posto da cameriere… da lì ho continuato per il settore, in un 4 stelle di Misano Adriatico. Mi occupavo del servizio bar… la scintilla scattò in niente!
Il “White” è tra i pilastri, decennale ormai, della convivialità e del divertimento sul territorio. Punto di riferimento, riesce a soddisfare il cliente con qualità e cortesia, per ogni fascia di servizio: dalla colazione fino all’after dinner.
Ha fatto parte del Aversa All Star, frutto di un lavoro corale dei bartender aversani Salvatore Mosca, Ciro Rampazzo ed Enzo Tana, capitanati da Francesco Conte, rettore per la Campania del Classic Cocktail Club, ci racconti qualcosa in più?
Era il 2013, la nostra squadra, quella rappresentante la Campania, indossava per la masterclass, degli assurdi abiti teatrali del ‘700. Gli incontri fatti, mi segnarono fortemente: Peter Dorelli, Calabrese, Beachbum Berry, Comini, Ueno, Caporale… conservo ancora foto scattate con loro, per me rappresentano tutt’oggi dei colossi del settore. Esperienza stravolgente e decisamente formativa.
L’EMPATIA!
Il nostro punto forte sta nel decifrare e nell’imparare a conoscere il cliente, rendendo la sua “bevuta” un’esperienza, perché no, spesso formativa. Sartoria al banco, un cocktail su misura!
Cosa pensi del bartending di oggi e come pensi cambierà nell’immediato futuro?
Personalmente? Fronzoli, troppi. Il bartender di oggi tende a prendersi troppo sul serio. La luce dei riflettori, al banco come in sala, è fatta per restar puntata sul cliente, SEMPRE protagonista, e non viceversa. Nel futuro, credo e spero, si tornerà alla semplicità e alla pura voglia di aggregazione. Less is more, no?
Quale tecnica di miscelazione preferisci?
Non una in particolare, preferisco variare in base agli ingredienti ed alle esigenze, uscendo talvolta anche fuori dagli schemi.
La creatività è motore per l’innovazione. Follia e rievocazione, re-interpretazione… Immagino sia valido in ogni settore. La conoscenza resta comunque alle basi, adoro restare in crescita, ricercando ispirazioni nelle nuove pubblicazioni. Conoscere gli schemi per poterli rompere, sempre.
Qual è il distillato che preferisci miscelare?
Sul mio comodino trovi una copia del “gin compendium”…
Qual è il cocktail che preferisci bere e quello che preferisci realizzare?
DECISAMENTE NEGRONI! Da bere E da realizzare! Mi piace proporlo al cliente in infinite varianti, tutte quelle che l’immaginazione possa suggerire!
A tuo parere, cosa non può mancare in un bar, a livello di servizio, di attenzione?
Sorriso, empatia… e un bel bicchiere di WELCOME WATER!
Agoniata! E’ stata il momento perfetto per rafforzare la quasi inesistente digitalizzazione dei nostri contenuti.
Con non poche difficoltà, come per tutti immagino, nello stare al passo con le normative e restrizioni emanate a brevissima distanza l’una dall’altra. Momento confuso, ma mai di sconforto, mai di noia, nonostante la chiusura alla clientela, per il primo periodo con solo obbligo di consegne a domicilio. Forza d’animo e unione dello staff, hanno ripagato. Posso affermare, dati i risultati raggiunti, di aver fatto tesoro di quei momenti difficili.
Progetti per il futuro?
Nel mio percorso ha fatto capolino per due anni, l’insegnamento. Ho amato istruire nuove leve, e il pensiero di poterne fare carriera in futuro, mi stuzzica notevolmente. Staremo a vedere!