Difficile non rimanere incantati dalla cucina semplice ma dal gusto ardito del Themà il ristorante del Resort di lusso Sikelia a Pantelleria creata grazie alle sapienti mani dell’Executive Chef Diego Battaglia che miscela ricette siciliane e pantesche con l’aggiunta di un twist arabo-africano. Idee e materie prime che si rincorrono combinando gusti rinnovati e rendendo unico ogni incontro con i sapori di questa terra. Lo abbiamo intervistato:
Salve Diego, sei originario di Palermo, per la precisione di un quartiere difficile della città. Cosa spinge un ragazzo dello Zen ad avvicinarsi alla cucina?
Ciao. Si è vero, sono originario di Palermo, del quartiere Zen, un quartiere difficile malfamato e screditato, ma questo non vuol dire che chi proviene da quei luoghi abbia un futuro già segnato, anzi io vorrei infrangere questo stereotipo.La cucina mediterranea mi ha sempre incuriosito e poi mi ha sempre affascinato la trasformazione della materia prima in prodotto finito.
Ti faccio un esempio: mia mamma faceva la pasta fresca, niente altro che acqua e farina e per me era come una magia. Poter creare con poche cose e in poche mosse un qualcosa che ti emozionasse e ti saziasse.
Potremmo dire che sei autodidatta in cucina. La tua esperienza si è affinata in giro per ristoranti e bistrot. Cosa ti rimane di quegli anni?
Si sono un autodidatta. Ho avuto diverse esperienze al fianco di persone che non avevano più amore per questo lavoro. L’incontro con lo chef Natale Alioto mi ha dato la forza di continuare in questo settore e soprattutto di sperimentare. Fu lui che, notando la mia voglia di imparare e la mia creatività mi spinse a fare altre esperienze.
Amo questo lavoro lo faccio con dedizione, e dopo alcune collaborazioni non proprio giuste, mi sono lanciato. Avevo bisogno di sperimentare e anche di imparare sbagliando. I miei grandi insegnanti sono stati i libri, pur non essendo diplomato la fame della cultura non mi ha mai saziato.
Mi dicono che la tua sia una cucina di “recupero”. Mi spieghi cosa significa?
Si è vero, definiscono la mia cucina di recupero. Ma un recupero inteso come utilizzo della materia prima al cento per cento, riducendo al massimo gli scarti perchè nulla deve essere buttato ma valorizzato.
Mi sembri uno spirito libero. Com’è lavorare a Pantelleria, luogo bellissimo e dal grande fascino ma un po’ isolato?
Esatto, sono uno spirito libero e amo la mia libertà, ma Pantelleria pur essendo un isola mi dà la forza che cerco. Il primo anno è stata dura con me, difficile, ma per sua fortuna o sfortuna ha trovato uno più forte e difficile di lei e dopo 3 anni andiamo d’accordo.
Dove ti piacerebbe lavorare “da grande”?
Dove mi piacerebbe lavorare da grande… bella domanda, forse so dove mi sarebbe piaciuto lavorare da giovane (ma ormai non lo dirò). Da grande ancora non so.
Parteciperai, in veste di chef emergente, alla manifestazione “Chianti Gourmet” nel cuore del Chianti, insieme ad altri giovani promettenti e a chef stellati.
Si parteciperò a questo meraviglioso evento, ho già l’acquolina in bocca. Per me è importante avvicinarmi a tantissimi chef più bravi di me dai quali spero di poter imparare qualcosa da aggiungere al mio bagaglio personale. Per quanto riguarda me…io speriamo che me la cavo.
Cosa pensi di un evento che mette in contatto tante eccellenze del territorio italiano?
Penso che un evento come Chianti Gourmet è qualcosa di veramente importante e utile, per tutti i partecipanti. Grazie a questo evento io andrò a toccare e assaggiare prodotti di un territorio per me nuovo, e per me questa cosa è bellissima.
Porterai un po’ della tua terra tra le colline senesi?
Sicuramente porterò qualcosa del mio territorio. È giusto che io porti un po’ di Sicilia nel Chianti e ovviamente quando tornerò in Sicilia porterò con me un po’ di “Chianti”.